I grandi del basket, Elgin Baylor

Ancora un grande del basket a stelle e strisce, ancora un campione del basket che fu, quello con le canotte aderenti ed i pantaloncini che somigliavano a slip. Elgin Baylor non ha avuto gli onori che avrebbe meritato, né ha messo in bacheca titoli a ripetizione, ma chi lo ha visto giocare al fianco di Jerry West giura che i Minneapolis Lakers (poi Los Angeles Lakers) devono molto a quella che è considerata una delle migliori ali piccole della sua generazione.

31,3 la sua media punti all’università, sebbene il ragazzo avesse cambiato molte scuole per via della scarsa propensione allo studio. Ma la franchigia gialloviola non ebbe dubbi quando si trattò di scegliere nel draft del 1958, facendo di tutto per portare Elgin Baylor in prima squadra.

I grandi del basket, Aleksandar Djordjevic

Il nostro viaggio alla scoperta dei grandi del basket fa tappa ancora una volta in Europa, in particolare nella ex Jugoslavia, terra che vide crescere Aleksandar Djordjevic, uno dei più grandi talenti del Vecchio Continente. Appena diciannovenne venne mandato in campo dal Partizan Belgrado, dove giocò per sei stagioni, mettendo in bacheca 3 scudetti, una Coppa Korac ed una Coppa dei Campioni.

I confini nazionali erano poi diventati troppo stretti per il playmaker, che decise di accettare la corte dell’Olimpia Milano. Due stagioni vissute intensamente, da vero leader della squadra, tanto che al primo tentativo riuscì ad alzare la Coppa Korac. Nessun titolo invece nelle due stagioni successive, quando Sasha indossò la maglia numero 20 della Fortitudo Bologna, nonostante l’altissimo livello delle sue prestazioni.

I grandi del basket, John Havlicek

Immagini di un basket che non c’è più, quando le foto erano in bianco e nero ed i campioni non erano sponsor ambulanti di questo o quel prodotto. Era il basket degli anni sessanta, dominato dai Boston Celtics, che mettevano in fila un anello dopo l’altro, costruendo quella che viene ancor oggi ricordata come la Dinastia.

John Havlicek arrivò a Boston quando i “verdi” avevano già incantato il mondo e si apprestavano a vivere un momento di prevedibile ed inevitabile calo.

Ma l’ala-guardia contribuì in maniera determinante alla conquista di numerosi altri titoli, guadagnandosi di diritto l’accesso nella classifica dei più forti cestisti di ogni tempo. E dire che Havlicek, detto Hondo, avrebbe potuto sfondare nel baseball o nel football americano, sport per i quali aveva notevoli doti naturali. Alla fine venne scelto dai Boston Celtics e si ritrovò a giocare da professionista sui parquet di un’America che non avrebbe scommesso un centesimo sulle sue qualità di cestista.

I grandi del basket, Mitch Richmond

Buona tecnica, ottima capacità realizzativa sia da fuori che in penetrazione, potenza ed eleganza racchiuse nei 196 centimetri di altezza e nei 98 chili di peso. Questo era Mitch Richmond, uno dei cestisti più apprezzati della sua generazione, nonostante i pochi titoli messi in bacheca. I Golden State Warriors lo notarono alla Kansas State University e non persero l’occasione di garantirsi le prestazioni di quel gigante dal tiro perfetto.

Nella prima stagione con i Warriors Richmond incantò le platee di ogni latitudine, mettendo a segno una media di 22 punti a partita, che andavano ad aggiungersi alla media di 5 rimbalzi e 5 assist. Un buon inizio per la giovane guardia, che riuscì a trascinare la sua squadra fino al secondo turno dei play-off.

I grandi del basket, Dominique Wilkins

Il palmeres non giustifica forse l’inserimento nella categoria dedicata ai grandi del basket, ma se si parla di stelle, non si può certo dimenticare Dominique Wilkins, se non altro per il gran numero di canestri infilati in carriera (26.668, decimo posto nella classifica NBA di tutti i tempi).

Gli Utah Jazz lo notarono sul parquet della Georgia University, ma al momento del dunque preferirono dirottarlo verso Atlanta.  Con la canotta numero 21 degli Hawks Dominique Wilkins costruì la sua fama di gran realizzatore, raccogliendo consensi in ogni dove per il suo gioco spettacolare.

I grandi del basket, Gary Payton

Ha vinto un solo titolo NBA, eppure Gary Payton merita di essere inserito nella rubrica dedicata ai grandi del basket, se non altro per le eccellenti doti difensive di cui era in possesso. I tifosi lo chiavano The Glove, il guanto, per la capacità di incollarsi all’avversario ed arginarne il raggio d’azione. Chiedere informazioni in proposito ad un tale di nome Michael Jordan, che nei play-off della stagione ’95-’96 restò per la prima volta sotto la media dei 30 punti.

La carriera professionistica di Payton cominciò nel 1990, quando lasciò il college di Oregon State Beavers per accasarsi con i Seattle Supersonics. Un debutto in punta di piedi per il playmar, che non riuscì a trascinare lontano i suoi, anche per la mancanza di validi appoggi tra i compagni di squadra. La situazione migliorò sensibilmente con l’arrivo a Seattle di Shawn Kemp, compagno ideale per Payton e capace di portare i Sonics alla finale della Western Conference.

I grandi del basket, Reggie Miller

Ha vinto davvero poco a livello di club, ma non per questo non può essere considerato uno dei più grandi cestisti della sua generazione. Lui è Reggie Miller, una carriera con la maglia degli Indiana Pacers, sin da quando venne scelto nei draft del 1987. Al”epoca in pochi avrebbero scommesso su quel ragazzo esile (2 metri di altezza per 88 chili), considerato una sorta di raccomandato per via della parentela con una delle più grandi cestiste di sempre (Reggie è il fratello di Cheryl Miller).

Un’etichetta difficile da cancellare per un ragazzo che sembrava non avere i mezzi fisici per sfondare nel mondo dei professionisti. Ma furono sufficienti poche partite per rendersi conto che Reggie aveva delle doti eccezionali, specie nella fase del tiro da fuori. 2560 le triple realizzate da Miller in carriera, 2560 canestri da fuori, che lo pongono al secondo posto della classifica di sempre, alle spalle di Ray Allen, balzato in prima posizione solo lo scorso anno.

I grandi del basket, Dejan Bodiroga

Tra i giocatori più rappresentativi del basket europeo merita una menzione particolare Dejan Bodiroga, ala piccola ricordata con nostalgia in Italia dai tifosi di Trieste, Milano e Roma. Il serbo arrivò quasi per caso nel Belpaese, a causa dello scoppio della guerra nella ex Jugoslavia, ma trovò subito il modo di mettersi in mostra, nonostante i suoi 19 anni, venendo ingaggiato dalla Stefanel Trieste, allenata all’epoca dal connazionale Bodgan Tanievic.

Nessun trofeo sollevato nelle due stagioni con Trieste, ma una serie di ottime prestazioni , condite da record difficilmente eguagliabili, come i 51 punti messi a segno contro la Viola Reggio Calabria nel 1993. L’anno della svolta fu il 1994, quando Bodiroga venne ingaggiato dall’Olimpia Milano, con la quale riuscì a conquistare un campionato italiano (suo il tiro allo scadere che regalò il tricolore ai meneghini) nel 1996.

I grandi del basket, Riccardo Pittis

Tre sole maglie indossate nella lunga carriera, quella dell’Olimpia Milano, quella della Benetton Treviso e quella della Nazionale Italiana. Questo è Riccardo Pittis, una delle ali più forti della sua generazione, uno dei giocatori più titolati nella storia del basket italiano. Una favola che ebbe inizio nell’ormai lontano 1985, quando Acciughino (così lo chiamavano tifosi e compagni di squadra) esordiva in Serie A.

Un debutto che fece scalpore, considerando che Pittis aveva da poco compiuto 16 anni, pur dimostrando una sapienza tattica pari a quella di compagni ben più navigati). L’avventura con la squadra milanese durò per ben nove anni, durante i quali quel gigante di 2 metri e passa contribuì alla conquista di quattro campionati, due Coppe Italia, due Coppe dei Campioni,  una Coppa Intercontinentale ed due Coppe Korac.

I grandi del basket, Moses Malone

Chi è stato il miglior rimbalzista offensivo di tutti i tempi? Si potrebbero citare parecchi nomi, ma il titolo di numero uno assoluto, stando alle classifiche ufficiali, spetta senza dubbio a Moses Malone, gigante di 208 centimetri, che ha girovagato per mezza  NBA nel corso della carriera.

Il suo percorso da professionista iniziò nella ABA (la Lega concorrente della NBA). Gli Utah Stars gli diedero la possibilità di mettersi in mostra agli occhi del mondo, grazie alle doti eccezionali che Moses concentrava nei suoi 118 chili di peso. I rimbalzi, come detto, era la sua arma migliore, ma sapeva farsi valere anche al tiro (57,1%) e nelle stoppate.

Nel 1976, dopo il fallimento della ABA, Moses Malone approdò nella NBA, passando per Portland e per Buffalo, prima di approdare a Houston. Con i Rockets il cestista giocò per cinque stagioni, mostrando di essere uno dei migliori giocatori della sua generazione.

I grandi del basket, Pierluigi Marzorati

Se Dino Meneghin è giocatore più titolato del basket nostrano, Pierluigi Marzorati è senza dubbio “il più americano tra i giocatori italiani”, come ebbero a dire alcuni tecnici NBA nel periodo d’oro del cestista azzurro.

Una carriera stratosferica, iniziata nel 1969 con la Pallacanestro Cantù e conclusa nel 1991 con la Clear Cantù. Ventidue anni in cui i canturini hanno cambiato più volte sponsor, ma non playmaker, visto che lui, Pierluigi Marzorati, era sempre lì a tenere alto il nome della squadra, fedele nei decenni, come la più longeva delle bandiere.

E da vera bandiera, l’idolo di Cantù ha voluto essere protagonista nella festa per i 70 anni della società, scendendo sul parquet a 54 anni suonati l’8 ottobre del 2006. Due soli minuti di gioco, ma applausi a scena aperta per colui che ha contribuito in maniera determinante ai tanti successi del club negli anni passati.

I grandi del basket: Dino Meneghin

Chi è il più forte cestista italiano di tutti i tempi? Se i titoli messi in bacheca hanno un qualche valore, allora si direbbe che il migliore in assoluto sia stato Dino Meneghin, oggi Presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, ma fino a qualche anno fa campione indiscusso sul parquet, sia con la canotta dei club che con quella della Nazionale.

E dire che fino all’età di 13 anni Dino Meneghin non sapeva neanche cosa fosse il basket, almeno fino all’incontro con Nicola Messina, che lo notò tra il pubblico di un campionato studentesco e decise di sottoporlo ad un provino estemporaneo:

«Ehi, ma tu hai mai giocato a basket?» mi domandò a bruciapelo. Risposi balbettando un «No, non ho mai provato…». Neppure il tempo di biascicarlo ed ecco l’ordine: «Allora, prova a correre. Sì, fammi vedere come corri. Tieni pure addosso il cappotto…». Non mi misurò nemmeno, però voleva che corressi con il cappotto! Feci due o tre volte l’avanti-indietro per la palestra, quindi emise il verdetto: «Va bene, basta così. Torna domani pomeriggio con le scarpe da basket: comincerai subito gli allenamenti».

I grandi del basket: George Gervin

Altro capitolo dedicato ai grandi del basket ed altro nome storico della pallacanestro a stelle e strisce, sebbene la sua fama sia stata offuscata dai miti dell’epoca. Parliamo di George Gervin, due metri e passa di muscoli e precisione, noto per le sue doti realizzative, ma anche per la capacità straordinaria di ricoprire il ruolo di guardia.

Correvano i primi anni settanta quando Gervin girovagava per i college americani, mettendo a segno caterve di canestri. Ma tanta classe sul campo non corrispondeva ad altrettanto impegno sui banchi di scuola ed il giovane talento si ritrovava spesso ad abbandonare il proprio sogno.

La grande occasione gliela offrì la Virginia Squires, franchigia della ABA, la lega professionistica concorrente dell’NBA in quegli anni di lotte fratricide. Qui Gervin trovò uno dei miti del basket di ogni tempo, Julius Erving, con il quale formò una fantastica coppia d’attacco.

I grandi del basket: Larry Bird

Molti di quelli che lo hanno conosciuto ed affrontato durante la carriera lo descrivono come antipatico e spocchioso, provocatore e pieno di sé al punto che sfotteva spesso l’avversario cercandone la reazione.

Ma, carattere a parte, Larry Bird è ricordato come uno dei più grandi cestisti degli anni ’80, quando dava vita a sfide infinite con Magic Johnson, negli anni in cui Boston Celtics e Los Angeles Lakers avevano più di un motivo di rivalità.

La sfida infinita tra le due stelle cominciò sin dai tempi dell’università, allorché Magic difendeva i colori della Michigan State e Bird cercava di sfondare con la canotta degli Indiana State. Nella finalissima del ’79 si impose la futura stella dei Lakers, ma Bird ebbe modo di mettersi in mostra, tanto che la stagione successiva veniva scelto dai Boston Celtics, mentre Johnson prendeva la via di Los Angeles.