I grandi del basket: Michael Jordan

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L’essenza del basket, il miglior cestista che i miei occhi abbiano visto giocare, al di là della simpatia personale che mi portava a tifare per il suo amico-nemico Magic Johnson. Michael Jordan, unico ed inimitabile, capace di trasformare con la sua presenza il mondo del basket e di catalizzare l’attenzione generale sulla palla a spicchi.

Nessuno come lui prima, nessuno come lui dopo, nessuno che potesse solo avvicinarsi a quel gigante dalle mani d’oro, che in oro trasformava tutto ciò che toccava.

E dire che da piccolo cercava solo di avvicinarsi alla bravura del fratello maggiore, imitandone le mosse nel campetto vicino casa. E dire che in età scolastica venne escluso dalla squadra di basket perché ritenuto poco dotato. E dire che avrebbe potuto darsi al football americano (era un ottimo quarterback) o al baseball (nel ruolo di lanciatore) e privarci della gioia di ammirare le sue evoluzioni sul parquet.

Impossibile in poche righe raccontare Michael Jordan, impossibile citare  i trofei conquistati, i record ottenuti, impossibile descrivere le sue magie a chi non ha avuto la fortuna di vederlo giocare. Probabilmente neanche lui immaginava di diventare il numero uno al mondo, quando nel 1982 regalò il titolo NCAA all’Università del North Carolina, infilando il tiro decisivo ed spalancando le porte che conducevano alla gloria.

Di lì la carriera di Jordan fu tutta in ascesa, con un oro olimpico conquistato nel 1984 ed il debutto tra i professionisti con la maglia numero 23 dei Chicago Bulls. Un connubio indissolubile, che portò i rossi di Chicago a conquistare ben sei titoli NBA in due distinti three peat. In mezzo un altro oro olimpico (Barcellona ’92, nel quintetto del mitico Dream Team) ed il ritiro in seguito alla morte tragica del padre.

Un anno e mezzo a calcare i diamanti del baseball e poi il ritorno in grande stile, con ancora tanto da dare al basket e nuovi stimoli da soddisfare. Dopo il secondo three peat arrivò il ritiro, o meglio l’abbandono dei Bulls, visto che di lì a poco Jordan si ritrovò a difendere i colori dei Washington Wizards, fino al 2003, quando finalmente il campione decide di lasciare il basket professionistico.

Dieci volte miglior marcatore della NBA, 32.352 punti realizzati, recordman di punti segnati in una partita di regular season (69, contro Cleveland Cavaliers), recordman di media punti nella storia della NBA (30,12), recordman di media punti a partita nei play-off (33,4), recordman di media punti in una serie di finale (41 contro i Phoenix Suns), 842 partite consecutive a segno in doppia cifra. Questo e tanto altro era Mike Air Jordan, uno che sapeva divertirsi e divertire con colpi di magia degni del miglior prestigiatore.