Tv, questo basket di tutti i colori

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Questa volta  Acea Roma vs EA7 Milano: unica partita  di basket italiano in onda il 25 aprile in un florilegio di calcio nazionale e non tra un ricupero e l’altro, e son riuscito a vedere pre e post partita, anche perché coinvolto anche come appassionato-tifoso.  La regia ha raccontato quello che è successo e questo per me è la conditio sine qua non  per una buona regia, il commento come sempre quando c’è Fanelli è stato  lineare anche se troppo forzato come tono , mentre Michelini fa bene il suo spiegando quello che va spiegato.

Dov’è il ma? E’ nel titolo “di tutti i colori” e mi riferisco all’impossibilità di fornire, grazie alla situazione ambientale del Palasport romano (leggi luci televisivamente impossibili) immagini qualitativamente decenti.  Nello specifico: l’inquadratura principale della camera che segue il gioco (per me è la uno ma ogni rete e a volte ogni regista adotta numerazioni differenti)  ha più luci contro che a favore e purtroppo le ha con un angolo d’incidenza tale da riflettere sul parquet rendendo impossibile inquadrare i giocatori nell’area centrale del campo.

Le telecamere sottocanestro sono praticamente  in controluce perché non ci sono luci sufficienti dalle lunette in poi (perché sono tutte concentrate a centrocampo) e questo rende poco leggibili le immagini se sotto le plance. La telecamera che propone le immagini strette e che è  posizionata alla stessa quota soffre lo stesso problema  di quella principale  e cioè a centrocampo è praticamente inutilizzabile. L’ultima , quella centrale a centrocampo, è la più sfortunata , perché si trova proprio in mezzo allo “sparo” (eccesso di luce per i non addetti…) e costringe il controllo camere (l’operatore che sul camion regia controlla diaframmi e parametri delle telecamere) ad un lavoro impossibile perché si trova in mezzo a luce fortissima e inquadra zone in ombra (sotto canestro).  Questo in una situazione normale… Se poi lavori con apparecchiature diciamo non ottimali la difficoltà è moltiplicata per enne volte.

Perché tutto ciò? Per ricordare a chi legge che è facile criticare (io per primo) ma va fatto conoscendo le condizioni in cui si lavora e le apparecchiature con le quali si  lavora.  Poi se in condizioni buone o ideali si racconta nel modo sbagliato…

Fra non molto, a proposito di ambienti difficili per lavorare (televisivamente), sta per riproporsi un palasport glorioso , e in quanto tale da pensionare. Mi riferisco al PalaBigi, palazzetto storico di Reggio Emilia, dove la Pallacanestro Reggiana ha serie possibilità di tornare a giocare in serie A. Spero negli imprenditori  e nelle autorità reggiane che si dotino a breve di un impianto adatto alla passione emiliana e alle televisioni nazionali.

Perché riprendere una partita con vetrate non oscurate che azzerano nelle partite diurne le luci del palazzo o in serale con un campo illuminato poco e a chiazze è difficile. Se poi aggiungiamo che  le postazioni delle telecamere sono in posizioni obbligatoriamente asimmetriche per la struttura del palazzo, il quadro della situazione non è dei migliori.

Si fanno dei regolamenti per la capienza degli impianti, per la sicurezza del pubblico , per dare le migliori immagini possibili e tantissimi impianti vengono utilizzati con deroghe su deroghe di agibilità altrimenti molte squadre non avrebbero campi dove giocare. Tradotto : altrimenti municipalità e società dovrebbero tirare fuori fior di soldi per adeguarli alle regole.

Perché è più economico posticipare una decisione se c’è qualcuno che te lo consente, se prenderla è scomodo e dispendioso.

Se no riduciamo i parametri di capienza e rendiamo gli impianti più vivibili.

Se no non lamentiamoci…

Giancarlo Fercioni – Regista tv

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