Perchè il basket in tv non cresce

L’Auditel falsa un giudizio sulle telecronache riguardanti il basket, ma  il problema parte dall’offerta “low profile”. Come tradizione vuole il sarto veste male , il medico non si cura più di tanto e il barbiere ha la barba lunga ed ha un inizio di calvizie. Io faccio il regista, ho studiato al liceo scientifico e sono scarsino anzichenò in matematica.

Però quando le cifre degli ascolti televisivi del girone d’andata  mi sono  fatto subito un idea complessiva. La prima cosa che salta agli occhi è che se si voleva dare una maggiore cassa di risonanza  rispetto agli anni precedenti la cosa non è stata così macroscopica, anzi.  Un’altra è che i numeri sono stranamente vicini e simili a gruppi.

In che senso? Nel senso che , operando su un campione poco esteso (5200  meter)  per circa 14.000 e spicci persone,  le variazioni sono date dal numero globale (in statistica universo)  divise  per le unità campione Auditel.  Da lì vedete quei numeri stranamente vicini : Esempi: i 484mila contatti di Pesaro – Avellino del 27/11 con i 485mila di Biella-Venezia oppure i 91.941 di audience media di Venezia-Siena  del 29/1  e i 91.316 di Bologna vs Siena  concludendo (perche non c’è cosa che annoi come i numeri) con i 215.031 di Cantù – Milano del 26/12 e 215.603 di Avellino – Treviso.

Basket in Tv, il vero boom sarà sul web

Affluenza del pubblico da zoccolo duro anche con le 17, il digitale ha penalizzato il basket che puntava al chiaro,  il flop di Roma anche sugli spalti, 1300 presenze in meno. Fra il perché e il parquet…

“Mi piacerebbe cantar, una canzone intelligente, con un suo filo logico portante…” (Cochi e Renato)

Ogni tanto viene voglia di parlare di massimi sistemi e di considerazioni generali… E cosa c’è di più generale dei numeri e di quando vengono analizzati e non solo dati … E interpretati… Se pensiamo che ancora adesso vengono investiti miliardi su un campione di 5200 meter (Auditel) che genera numeri quanto meno discutibili , allora si possono anche trarre considerazioni sui numeri di metà campionato del pubblico  di Legabasket.

Basket in Tv, la lezione della Spagna

Ecco come il paese “eterno secondo” ha superato il campionato italiano grazie a 15 televisioni  regionali. La legge di Murhpy. Ovvero: la strega dai denti verdi (come il telecronista del basket Aldo Giordani chiamava la sfortuna) ha 10/10…è abile e arruolata. Nelle ultime giornate ho visto le partite in diretta e ho potuto parlarne a ragion veduta, questa volta, che ho seguito la diretta della Heineken Cup di rugby a Treviso sono stato tradito dalla programmazione del videoregistratore, rimanendo a video asciutto.

Quindi approfitto del fatto di non poter parlare delle dirette televisive di questa settimana  per  entrare nel merito di come viene realizzato il nostro sport e su quali basi organizzative si fonda negli altri paesi. Per cominciare da un paese che culturalmente  ci è molto vicino  vediamo come viene affrontato il basket in Spagna. Una volta, quando seguivo il basket da appassionato e non era ancora una fetta molto importante della mia vita professionale, quando si giocava contro le squadre spagnole, Real Madrid e Barcellona comprese, si sapeva quasi sempre che si sarebbe usciti bene dalla partita.

La7 manda il Basket sul digitale per scarso auditel?

Il match di cartello Cantù-Bologna seguito dallo 0,67%, solo 30 mila utenze per la domenica sera sul Rai Sport1, ammirevole contributo delle “sorelle minori”. Questa volta per aumentare le difficoltà ho aggiunto anche , oltre al netcasting , alla partita Rai e la registrazione di quella de La 7, anche una diretta di una privata dove andava in onda Biella – Milano. Così per gradire.

Qual è il succo della storia, dove voglio arrivare? Voglio mettere in evidenza una tendenza alla quale si dà importanza, ma neanche tanto: ormai non c’è più solo la televisione e la radio, ci sono altri media a distribuirsi la torta dell’interesse del pubblico. Soprattutto sono tantissimi canali video, tantissimi audio e un infinità sulla rete. Come si fa a concentrare l’interesse del pubblico? Con sistemi tradizionali, nessun artificio strano: la promozione a tappeto, partendo dalle famiglie, le scuole, i social network, il tam-tam su web e sui mezzi tradizionali d’informazione.

Se l’offerta è capillare altrettanto dev’essere l’informazione e la promozione.  I “numeri” sui quali si ostinano a leggere interesse o disinteresse non sono più solo televisivi o radiofonici e poi,  soprattutto,  si deve tornare a considerare una cosa tralasciata da tempo: il gradimento. Perché è vero che il tifoso guarda una partita anche in un videocitofono se il condominio la trasmette ma non è detto che gli piaccia.

Basket e time out tv, nel bene e nel male

Canadian Solar-Montepaschi, perdersi  nel “multitasking” e la polemica scatenata  in Spagna da un time-out energico di Laso tipo quello di Panigiani in Lituania. Oggi ho capito  il concetto di multitasking:  lo sto applicando  al basket sui vari  media. Gli occhi sono impegnati  (anche per la scarsa qualita del segnale) a vedere Canadian Solar vs Montepaschi e con sguardi al netcasting di Lega per seguire le altre partite.

Le orecchie sono del tifoso che stanno ascoltando una radio in streaming sul computer  dove c’è la radiocronaca della mia squadra del cuore. La testa sta cercando di mettere su questa pagina  le idee che voglio esporvi. Recentemente, nella lega ACB spagnola si è riproposta la vexata quaestio sulla legittimità o no della presenza di microfoni e telecamere a documentare espressioni dei protagonisti, L’antefatto è un timeout “energico” di Laso, conosciuto come coach moderato. Parte del web è insorto gridando alla violazione della privacy e sull’illegittimità delle telecamere e dei microfoni ad invadere l’intimità del momento. Altro precedente  quello del nostro Pianigiani nella veste di allenatore della nazionale dove aveva usato una dialettica da Palio per cercare di scuotere una compagine abulica e anche in quel caso qualcuno aveva criticato chi l’aveva fatto vedere e sentire.

Auditel basket Armani Milano la più amata in tv

Nonostante un black out tecnico (e non solo…), l’anticipo di Teramo ha fatto salire gli ascolti: 1,53% con 203.000 ascolti, ma tutto ancora non funziona. Mi piacerebbe potervi riferire la data precisa ma la memoria non arriva così lontano: il tema è il rapporto tra la qualità di un prodotto e gli ascolti. Mi ricordo ,ed è qui che manca il dettaglio ma del fatto sono sicurissimo, che uno dei migliori ascolti di sempre (sempre Auditel non docet) di eventi sportivi in Italia fu un incontro della nazionale di calcio  mandato in onda in deroga ad uno sciopero Rai. Riprese effettuate con una sola telecamera,  senza commento e con l’audio del campo, fece enne milioni d’ascolto. La qualità ve la lascio immaginare eppure le persone , e tante, rimasero lì fino alla fine nonostante la povertà delle immagini.

Perché questo preambolo  modello “c’era una volta”?  Perché su La 7 la partita Banca Tercas-EA7 ha fatto buoni numeri (sempre con il mio perenne dubbio-Auditel), in proporzione con i soliti , non certo in assoluto. E lo ha fatto su una partita che ha avuto ogni sorta di problema tecnico , compresi più di due minuti di segnale a nero (con tanto di cartello modello “ci scusiamo per l’interruzione…” ed il commento radiofonico di Francica Nava e del Pozz.

Il basket in tv nel trenino di Carlo Conti

L’Auditel  boccia il Capodanno Rai e si conferma nemico del basket, anche se ci si esalta  persino se la Spaghetti League fa l’1 per cento di share. Risveglio sonnolento dai festeggiamenti di fine anno, più vicini al mezzogiorno che all’ora di colazione. Si accende la tv per sapere cosa è successo e, tra le notizie di botti, vittime, feriti , feste con più o meno Vip, danno (ovviamente su mamma Rai) la notizia che chi è stato a casa ha guardato la diretta Rai con i trenini di mezzanotte. Bella forza, praticamente non c’erano alternative: è da quando ci lavoravo io che il Biscione non fa più dirette vere a Capodanno e soprattutto non ci provano neanche…

L’orgoglio di aver “vinto” la serata con un prodotto che di buono aveva solo il conduttore fa pensare a quando l’Auditel aveva quasi un senso perché i canali erano pochi e i numeri essendo più grandi erano attendibili. Che c’entra però con il basket televisivo? Nel turno infrasettimanale c’è stata solo la Rai a produrre una partita: EA7 contro Acea, cioè “lo scontro tra metropoli” di Bianchiniana memoria, solo con nuovi protagonisti. Colpo d’occhio quasi passabile per una Milano che normalmente il 3 gennaio è spesso in vacanza e ancor più di frequente impigrita dai succhi gastrici e dalle nottate festaiole. L’anello grande del Forum era discretamente pieno (quello superiore aveva i suoi bravi teli neri a schermare le persone vestite da seggiolino) e la qualità delle immagini era leggermente migliore del solito. E gli ascolti?

Basket in tv, consigli per il 2012

Un “chiaro”  ritorno alla Tv di 15 anni fa. Consigli utili per rendere più spettacolare il campionato di basket del2012:

“Non sono cattiva, è che mi disegnano così”.  Jessica Rabbit da “Chi ha incastrato Roger Rabbit”.

  • E’ capitato che qualche amico che mi conosce bene abbia letto qualcuna di queste note di basket televisivo  e sia rimasto stupito che una persona conosciuta per moderazione e mitezza vada giù, spesso, di mannaia anziché di fioretto. In realtà uso il fioretto,  perché il basket, ancorchè in chiaro, viene allegramente massacrato e se usassi strumenti più energici passerei per il cattivo invidioso per non poter più dirigerne le riprese.
  • Cattivo, proprio no. Invidioso (da dizionario: sentimento che si ha nei confronti di persone che possiedono qualcosa che non si può avere) sì,  ma anche frustrazione (stato psicologico dato anche dalla mancata soddisfazione di un bisogno). Nel mio caso di regista televisivo l’invidia è verso i miei colleghi di RaiSport e La 7 che stanno lavorando sui campi dove per 18 anni ho razzolato io, e la frustrazione… bè quella è per i risultati ottenuti. Ci fosse stato un cambio di testimone in positivo mi sarei dedicato serenamente ad altre attività, ma per come viene trattato questo basket che in cuor mi sta.

Voti alla A1 del 2011: quando il basket risponde picche

Il campionato di basket A1 arriva a fine anno con i palazzetti affollati grazie anche al lock out ma la doppia telecronaca non produce l’effetto voluto: ecco perché

E cioè Cuori, Quadri, Fiori e Picche: l’ordine dei valori nelle carte da gioco e anche il valore di questo basket in questa stagione ancora lontana dallo scollinare la sua metà. Anche se il Natale ha sorpreso con regali non graditi (da Milano in piena digestione da cenone Top 16) o graditissimi, ovviamente da Cantù che oltre a essere motivata dalla voglia di riprendersi dalla striscia di sconfitte e dal battere Milano si è trovata sul piatto del dolce un avversario distratto e scarico. Ma di questo ne trattiamo dopo… Per me, Giancarlo Fercioni, regista di professione, appassionato di basket a tempo pieno e scribacchino part-time, mescolando il mio  mazzo di carte, novello cartomante ne estraggo alcune.

  • ASSO DI CUORI: per il pubblico, quello sugli spalti, quello che è tornato ad applaudire le squadre sui vari campi, a vedere di persona i propri beniamini perché la televisione è bella, divertente, a volte anche istruttiva ma non deve sostituire la realtà…. E se poi la qualità è quella vista sinora, ragione di più.
  • TRE DI CUORI: nella briscola è carta importantissima, ma non quando gli altri calano altri semi: il Lock Out NBA. E’ stato un ottimo richiamo, ci ha aumentato esponenzialmente la visibilità permettendo di dare visibilità anche su chi sembra quasi refrattario al Basket e cioè le TV Mediaset. Facendoci rivedere volti noti e meno noti sui nostri campi l’appeal sembrava quasi quello del “Contrattone De Michelis”. Poi qualcuno ha calato picche facendo morire l’interesse con prodotti televisivi rivedibili, qualitativamente e quantitivamente e i numeri hanno mostrato quanto nudo fosse il re.

I tifosi scelgono il basket nei palazzetti anziché in tv

  • Più gente nei palazzetti, commenti migliori ma 154.000 telespettatori su La7 al sabato pomeriggio e 108.000 sulla Rai domenica sera

Di Giancarlo Fercioni*Un mondo dove la gente ha voglia ancora di uscire, incontrarsi, divertirsi insieme e non andare negli stadi (o nei palasport) solo per sfogare rabbie e frustrazioni represse. Un mondo dove non  ci preoccupiamo di ammalarci anche per la paura di non essere in grado di curarci ( o curarci male, ch’è ancora peggio). Un mondo dove sappiamo sempre come arrivare alla fine del mese…

  • Lo stesso mondo dove a scuola si insegna ad essere soprattutto civili, dove s’insegna il rispetto reciproco e la competizione è soprattutto corretta e sportiva… E in particolare s’insegna lo sport. A praticarlo. Non solo a guardarlo in televisione modello Fracchia con “frittatona con cipolla, birra ghiacciata e rutto libero…” ! E la televisione è un compendio, un’aggiunta importante  ma non essenziale, del quale dobbiamo far uso nel modo giusto  e dal quale è importante ricevere un prodotto giusto, che faccia vedere bene e capire altrettanto bene.

In Tv il basket ripreso in contromano

Aspettando che le telecronache del fine settimana siano in grado di offrire il miglior linguaggio possibile per far salire l’interesse attorno al nostro amato sport…

  • Finora abbiamo chiacchierato di diversi temi, fatti e misfatti delle riprese televisive di questo sport (per citare Aldo Giordani, che in cuor mi sta). Ora vorrei cogliere l’occasione, grazie alle ultime due partite, di entrare nel merito del linguaggio nelle sue 3 accezioni: quello televisivo, quello tecnico e quello verbale. Sono i tre elementi che contribuiscono a far apprezzare o meno qualsiasi diretta televisiva, a farla sembrare “giusta” o “sbagliata” anche se spesso non sappiamo il perché.
  • Butto lì alcuni elementi che possono aiutare a spiegarmi meglio, chi guarda da casa deve capire quello che succede quindi: tecnicamente le immagini devono essere comprensibili, ben visibili e definite. Televisivamente devono essere “oneste”, cioè raccontare i fatti nonché dare l’idea della continuità spaziale e temporale. Verbalmente devono essere coerenti con le altre due, oltre che qualitativamente accettabili.

Il basket in Tv è tutto un chiaro-scuro!

Tecnicamente la doppia telecronaca settimanale è al di sotto degli standard richiesti per catturare più spettatori, un problema sottovalutato

WHAT  TIME  IS IT ? THE PEN  IS ON THE TABLE!

Per citare l’onorevole ex-magistrato :

“…che ci azzecca…???”

Ci azzecca,  ci azzecca…. Sostituite  alla prima frase le immagini e alla seconda il commento di una partita e ne capirete il senso. Una racconta una cosa e l’altra ne dice un’altra: questa era e continua ad essere il leit-motiv  delle partite prodotte quest’anno, soprattutto in casa Rai. Su La 7, quando la regia è quella di Valsecchi c’è l’idea di un format, mediata dalla scarsa qualità tecnica delle immagini e sonorizzata in modo inadeguato da un commento di cui abbiamo parlato fin troppo, ma almeno il video c’entra!

Poi sembra che io ce l’abbia con Francica Nava e non è assolutamente vero: ho visto servizi ottimi firmati da lui, solo che dovrebbe stare lontano dalla diretta perché gli mancano i tempi, e il modo di raccontare è ondivago. Passa da esaltazione non giustificata da ciò che accade a ricerca affannosa di parole a metà delle frasi.

Anyway, non volevo soffermarmi stavolta su Ugo e sulla diretta di “Roma vs Caserta” bensì  riagganciarmi al problema più grosso e apparentemente irrisolvibile del “vedi una cosa e parla di un’altra” o nella migliore delle ipotesi , della gara a rincorrersi tra immagini e commento. Sembra che non ci sia verso, anche in questo week-end, sia nel palazzo peggio illuminato del campionato (il PalaTiziano di Roma)  che  a Siena si sono viste cose e sentite altre.

Lettera a Babbo Basket

Ecco come mai, per un basket  italiano finito in “seconda fascia” in  Europa, la Tv non riesce a coinvolgere più la gente nel segno del divertimento

Mi piacerebbe  poter raccontare di un basket che va bene, dove le dinamiche tra le varie strutture ci sono ma sono propositive, dove la Nazionale a volte vince a volte si scorna con qualcuno ma poi aggiusta il tiro e torna a vincere. Un basket dove il pubblico italiano tralascia la parte “inutile” del calcio , la fuffa  gossip para  per riscoprire i campetti da pallacanestro ora trasformati in aree da calcetto e il divertimento di buttare questa grossa palla arancione  in quell’anello lassù a 3mt e 05 . Mi piacerebbe che molti giornalisti abbandonassero le più facili e redditizie sirene del pallone per rischiare un po’ parlando delle mille bellissime storie che adornano la creatura di Naismith, l’epica e il fascino che circondano questo piccolo posto magico.

Il “lato debole” del basket

La rubrica del venerdì notte su La7 sembra una riedizione di “Target”, è tutto un “faccione”

  • Salvi  avrebbe detto : “Faccionismo  senza  limitismo”, questa è la prima impressione delle  tante  ricavate dalla  visione di “Sottocanestro”, la rubrica del basket su  La 7 alle 23 di venerdì notte. Parentesi : finalmente, l’orario  era  giusto anche nell’EPG  e MySky me l’ha registrata  tutta  stavolta.  Sono un vecchio estimatore  di tutto quello che è rubrica, approfondimento e arricchimento del prodotto,   e di essere arricchito da qualcosa il basket di questa stagione ne ha proprio bisogno data la povertà del prodotto in onda.
  • Poi se hai un bravo editor  e  qualche buona idea riesci a rendere piacevoli anche immagini  in partenza poco efficaci e devo dire che complessivamente l’effetto è stato questo. L’unica cosa che mi ha  infastidito è stato questa esasperazione di “faccioni in onda.
  • Lessico  televisivo : dicesi “faccione” un primo o primissimo piano di qualcuno… Se sentite dire in una comunicazione tra regista e cameraman  fagli il faccione” non è apologia di violenza  (anche se ogni tanto…) ma un altro modo di chiedere alla telecamera di stringere” sul volto del soggetto.