Lettera a Babbo Basket

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Ecco come mai, per un basket  italiano finito in “seconda fascia” in  Europa, la Tv non riesce a coinvolgere più la gente nel segno del divertimento

Mi piacerebbe  poter raccontare di un basket che va bene, dove le dinamiche tra le varie strutture ci sono ma sono propositive, dove la Nazionale a volte vince a volte si scorna con qualcuno ma poi aggiusta il tiro e torna a vincere. Un basket dove il pubblico italiano tralascia la parte “inutile” del calcio , la fuffa  gossip para  per riscoprire i campetti da pallacanestro ora trasformati in aree da calcetto e il divertimento di buttare questa grossa palla arancione  in quell’anello lassù a 3mt e 05 . Mi piacerebbe che molti giornalisti abbandonassero le più facili e redditizie sirene del pallone per rischiare un po’ parlando delle mille bellissime storie che adornano la creatura di Naismith, l’epica e il fascino che circondano questo piccolo posto magico.

Mi piacerebbe che in ogni scuola ci fossero due canestri e tanti insegnanti innamorati di questo sport pronti a trasmettere questo amore/divertimento ai ragazzi e, a monte, delle autorità convinte che lo sport a scuola non è un eredità di regimi passati, ma una palestra, in tutti i sensi, per formare persone del futuro.

E, visto che parliamo di tv, mi piacerebbe che la televisione sportiva aiutasse in tutto ciò: con immagini che invogliassero tutti ad essere lì, in campo o ai suoi bordi. Che le parole di chi commenta raccontassero storie ed emozioni e non fossero esibizioni di fastidiosissimo autocompiacimento e che l’amore per questo sport fosse sempre presente e autentico.

Abbiamo la fortuna/sfortuna di essere troppo coinvolti e questo, oltre a farci vivere più pienamente tutto quello che accade nel rettangolo di gioco , ci autolimita. Forse, qualcuno con una visione più globale sarebbe in grado di far quadrare il cerchio di questa pallacanestro confusionaria nella testa e dispersiva nella coda, dove comandano in tanti e ubbidisce nessuno. Intanto il campionato, una volta considerato il secondo dopo la Nba, con la sua nazionale va in seconda fascia agli Europei a tener compagnia a squadre che una volta non andavamo neanche a vedere in quanto considerate materasso a tutti gli effetti…

E in più, spreco nello spreco, quest’anno che grazie lock out Nba e alla migrazione di alcuni fenomeni nel nostro campionato poteva essere una vetrina da ben illuminare abbiamo un prodotto televisivo frammentato e frammentario, senza un idea ed un progetto comune, realizzato con mezzi fine anni ottanta e giornalisti pure. L’unica cosa che non corrisponde a quel periodo sono gli ascolti che in tempo di frammentazione satellitar/digitale sono ben lontani da quelli di allora. La cosa che (e continuerò ad affermarla allo sfinimento) non si può più pretendere, è l’attendibilità degli ascolti Auditel: sono quasi reali su grandi campioni e su di  un numero limitato di soggetti (intesi come televisioni). Adesso tra digitale terrestre, satellitare, HD, 3D e quant’altro non può essere più considerato valido. Soprattutto perché il “campione” era e resta tuttora di 5200 “famiglie campione!”.

Regista Sky Tv

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