Basket e time out tv, nel bene e nel male

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Canadian Solar-Montepaschi, perdersi  nel “multitasking” e la polemica scatenata  in Spagna da un time-out energico di Laso tipo quello di Panigiani in Lituania. Oggi ho capito  il concetto di multitasking:  lo sto applicando  al basket sui vari  media. Gli occhi sono impegnati  (anche per la scarsa qualita del segnale) a vedere Canadian Solar vs Montepaschi e con sguardi al netcasting di Lega per seguire le altre partite.

Le orecchie sono del tifoso che stanno ascoltando una radio in streaming sul computer  dove c’è la radiocronaca della mia squadra del cuore. La testa sta cercando di mettere su questa pagina  le idee che voglio esporvi. Recentemente, nella lega ACB spagnola si è riproposta la vexata quaestio sulla legittimità o no della presenza di microfoni e telecamere a documentare espressioni dei protagonisti, L’antefatto è un timeout “energico” di Laso, conosciuto come coach moderato. Parte del web è insorto gridando alla violazione della privacy e sull’illegittimità delle telecamere e dei microfoni ad invadere l’intimità del momento. Altro precedente  quello del nostro Pianigiani nella veste di allenatore della nazionale dove aveva usato una dialettica da Palio per cercare di scuotere una compagine abulica e anche in quel caso qualcuno aveva criticato chi l’aveva fatto vedere e sentire.

In molti studi televisivi in cui è previsto il pubblico all’ingresso sono affissi cartelli che avvisano in caso d’ingresso l’implicita accettazione ad essere inquadrati e messi in onda.  Siamo ad un bivio , o si accetta l’idea che se c’è la televisione  c’è la possibilità di essere inquadrati e sentiti  o si mettono delle regole. Ma come? E soprattutto su quali basi. Sono quelle cose che sembra sbagliato regolamentarle come non farlo. Un po’ come la Bosman: concettualmente è giusta , ma applicata senza regole sta facendo dei gran danni. D’altronde i paletti  spesso sono  speciosi e “pelosi” e altrettante volte non hanno fini buoni. Forse, come in tutte le cose basterebbe  usare il buon senso, merce rara. Sia da parte di chi vive all’interno di un evento sportivo, giocatore,allenatore o pubblico che sia ed altrettanto di chi lo documenta, regista , tecnico o giornalista.

Non è buonismo spicciolo, o meglio, è una valutazione che nasce dall’ esperienza personale: chi non si sa regolare fa danni quanto li fa chi impone regole ferree. Così come è giusto documentare una giusta reazione di un protagonista, se questa sconfina nel gratuitamente volgare o peggio è altrettanto corretto “andarsene” da una situazione poco adatta ad un pubblico magari giovane. Forse è solo questione di sensibilità. Nella mia versione multitasking ho assistito al colpo di Bologna contro Siena e contemporaneamente a tutti i risultati a sorpresa della giornata. La Rai(Sport) sembra essersi assestata su uno standard accettabile anche se privo di fantasia e idee. Il vero problema continua ad essere la qualità pessima del segnale e la rotazione senza particolare senso dei registi e questo ormai sembra non avere vie d’uscita. Oggi nessun TAP IN come nessun TAP OUT: nessun errore e nessuna idea particolare, che forse è peggio. Aspettando naturalmente i ratings del match sul digitale.

Giancarlo Fercioni – Regista Sky Tv

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