Basket in Tv, la lezione della Spagna

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Ecco come il paese “eterno secondo” ha superato il campionato italiano grazie a 15 televisioni  regionali. La legge di Murhpy. Ovvero: la strega dai denti verdi (come il telecronista del basket Aldo Giordani chiamava la sfortuna) ha 10/10…è abile e arruolata. Nelle ultime giornate ho visto le partite in diretta e ho potuto parlarne a ragion veduta, questa volta, che ho seguito la diretta della Heineken Cup di rugby a Treviso sono stato tradito dalla programmazione del videoregistratore, rimanendo a video asciutto.

Quindi approfitto del fatto di non poter parlare delle dirette televisive di questa settimana  per  entrare nel merito di come viene realizzato il nostro sport e su quali basi organizzative si fonda negli altri paesi. Per cominciare da un paese che culturalmente  ci è molto vicino  vediamo come viene affrontato il basket in Spagna. Una volta, quando seguivo il basket da appassionato e non era ancora una fetta molto importante della mia vita professionale, quando si giocava contro le squadre spagnole, Real Madrid e Barcellona comprese, si sapeva quasi sempre che si sarebbe usciti bene dalla partita.

Anzi, a livello internazionale in quel periodo il Barca era un eterno secondo. Televisivamente  aveva un appeal molto limitato anche se, come da noi, uno zoccolo duro di appassionati c’è sempre stato. Poi dopo un periodo di interregno le cose sono diametralmente cambiate. Il numero di appassionati, con la crescita di altre franchigie su tutto il territorio spagnolo, è cresciuto tantissimo. La pubblicità (e di conseguenza la televisione) ha trovato  terreno fertile per investire e promuovere sponsor e prodotti. Se avete viaggiato in giro per le Sierre e le coste spagnole, avrete notato la frequenza con la quale si vedono campetti di basket. Canestri che spuntano nelle località più inaspettate oltre a trovarli sempre, nei cortili delle scuole, negli oratori ,in molte piazze, nelle località di mare e nelle grandi (e meno grandi) città.  Questo che ha a che fare con la diffusione del basket?

Per me fa tutta la differenza del mondo. Perché significa che uno Stato ha lavorato anche per lo sport e non lo considera solo un fastidio necessario per tenere occupata la gente . Perché significa che qualcuno ha lavorato sul territorio e sulle infrastrutture e questo spiana la via a qualsiasi iniziativa importante come è lo sport e in particolare la pallacanestro. Di questo circolo virtuoso ne beneficiano tutti. Prova ne è che in questi tempi di crisi globale, e la Spagna non è una delle nazioni meno colpite, il basket continua a girare e la Liga Endesa vede circa 15 televisioni regionali, oltre a quella nazionale che producono e trasmettono basket.

La qualità è mediamente buona: ovvio che anche li vige la regola del “più spendo, più ottengo”, però è compensata dalla fiducia degli sponsor che sanno dell’interesse del pubblico spagnolo ecc. ecc. Nella maggioranza delle produzioni il format di ripresa è molto simile a quello standard di eurolega, con 6/ 7 telecamere ed altrettanti replay dedicati; regie “educate”, cioè gestite da gruppi di lavoro che conoscono lo sport e che quindi propongono nella maggioranza immagini corrette e pertinenti.  E qui il circolo si chiude: come si fa ad avere bravi tecnici, registi, giornalisti specializzati? Aumentando la base, le persone che seguono o praticano lo sport e che potenzialmente diventano possibili tecnici, registi, giornalisti.

Questo vuol dire che la soluzione anche per noi c’è, anche se non è immediata, però… più tardi si inizia e più tardi si ottengono risultati. Prima si capisce che la televisione, il buon prodotto televisivo, pubblicizzato e pubblicizzabile è un punto d’arrivo e non d’inizio. La partenza è dalle scuole, dalle famiglie, dalle strutture via risalendo la china.

Giancarlo Fercioni – Regista Tv

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