Nba Gallo inarrestabile, Jordan torna in campo a 50 anni

La notizia del giorno nella NBA è il possibile ritorno di Michael Jordan per il suo 50° compleanno, che cade il 17 febbraio, anche se potrebbe slittare di qualche giorno, il 20 in casa con Detroit o il 22 con gli ex Bulls a Chicago, naturalmente con  la maglia dei suoi Bobcats coi quali si allena spesso quando non gioca a golf.

L’aveva promesso il giorno dell’ingresso nella Hall of Fame e se  “His Highness” tornerà davvero a giocare (per una sola gara?)   aggiungere un record alla sua storia, mai dire mai  sulla credibilità di questa operazione quando Antwan Jamison assicura che nell’uno contro uno l’anno scorso Joordan  era ancora imbattibile in allenamento.

Imbattibile è in questo momento anche Denver (15-3 dall’inizio dell’anno) che con lo stop di San Antonio dopo 11 vittorie è la squadra più in vista della NBA. Imbattuta dal 20 gennaio, sabato nottem è passata  con autorità a Cleveland spegnendo gli ardori di Kyrie Irving, giovane neo-alla star,     arrivando con  9 successi a un passo dal record dalle 10 del 2004-2005.

Jordan raccoglie 3 milioni di dollari per Barack Obama

Barack Obama  prima dei Giochi si è speso a favore del Dream Team di Jordan quando gli è stato chiesto da appassionato di basket se pensava fosse più forte la squadra del titolo di Barcellona o quella di Londra ed è stato generosamente ripagato dal suo idolo che gli ha versato  tre milioni di dollari.

Si tratta del ricavato di una cena per il finanziamento della campagna elettorale per la rielezione del presidente con 120 persone tenutasi al Lincoln center di New York che hanno pagato 20 mila dollari a testa.

Parla Kobe Bryant e Michael Jordan se la ride

Una dichiarazione che è parsa sinonimo di sicurezza per molti è poi significata per alcuni sfrontatezza. E se tra gli alcuni vi è anche un certo Michael Jordan, ecco che le parole in questione assumono un peso specifico ancor più significativo. La frase incriminata è quella di Kobe Bryant:

“Non ho dubbi che la squadra olimpica del 2012 potrebbe battere il Dream Team del 1992 in un singolo match”.

Questa frase di Bryant, protagonista annunciato del torneo di basket olimpico a Londra, ha provocato la replica stizzita di Michael Jordan, il Mito, che Bryant raggiungerà come vincitore di due ori ai Giochi in caso di successo degli Usa a Londra.

Michael Jordan sposa Yvette Prieto

Seconde nozze in vista per Michael Jordan che, stando a quanto annunciato dal suo portavoce, ha chiesto in sposa l’amica di vecchia data Yvette Prieto, modella di origine cubana di 32 anni.

Quello di uno dei campioni Nba di sempre, nonché attuale proprietario della franchigia di Charlotte, i Bobcats, si annuncia come un matrimonio in grande stile sebbene la data del ricevimento non sia ancora stata individuata.

A 48 anni, con un divorzio alle spalle datato 2007 (anno in cui ha lasciato la ex moglie, Juanita Jordan, dopo 17 anni) Jordan deve aver pensato che fosse il caso di ricominciare a metter su prole e costruire un nuovo contesto familiare: la proposta di matrimonio sarebbe stata avanzata nel corso delle festività natalizie.

Le nuove Air Jordan scatenano l’inferno ai Nike store

Nonostante l’entusiasmante inizio dell’Nba che ha portato nei palazzetti americani centinaia di migliaia di spettatori, purtroppo il basket in questi giorni ha registrato anche una pagina tristissima,  fortunatamente fuori dalle grandi arene ma che descrive l’impatto che questo sport ha sulla società consumistica dei giovani.

Per l’uscita della nuova scarpa della Nike firmata da Micheal Jordan – la Nike Air Jordan 11 Retro Concords – e che ga suscitato un interesse morboso nonostante il prezzo (180 dollari, 600 al mercato nero)  ci sono state risse al di fuori dei negozi, la polizia è dovuta intervenire con i lacrimogeni e i giornali parlano anche di un giovane ucciso nel Maryland.

La corsa febbrile all’acquisto ha causato code record anche in Georgia e in Louisiana, dove la polizia è dovuta intervenire con lancio di lacrimogeni e cariche per disperdere la folla.

120 anni di basket da Naismith all’Euroleague

E’ il  21 dicembre 1891  quando  nel giro natalizio  con la sua slitta  Santa Klaus  fa un dono eccezionale al mondo, nasce il basket. Che, il 21 dicembre 2011, compie quindi 120 anni. Si giocò, allora, a Springfield la prima partita dell’invenzione sportiva del secolo: tante grazie al  professor Naismith ma anche al contributo dell’Italia. Non per niente, il più grande scrittore americano vivente, Philip Roth, nel suo best seller “Pastorale Americana”, saga da una famiglia del New Jersey protagonista di una dura scalata sociale, non nasconde la passione per questo sport.

E così, del resto, tanti altri illustri americani: dal presidente Obama al regista Spike Lee e all’attore Jack Nicholson tifosissimi dei Knicks e dei Lakers. Non c’è infatti commedia cinematografica o programma Tv  statunitense di qualsivoglia argomento dove non compaia un canestro, un accenno a questo sport, alle squadre e ai campioni più famosi. Il protagonista principale del romanzo  di Roth è un campione di basket, lui lo chiama “ Svedese” per le fattezze e il fascino che ne fa l’eroe del  college. Raccontando la vita fortunata dello “Svedese” spesso gli mette in bocca questa frase: “Il basket è un’altra cosa”.

Kim Yong Il dittatore tifoso di Michael Jordan

  • Kim Yong Il, dittatore coreano morto sabato in seguito a un attacco cardiaco, raccontava di avere la collezione dei filmati di Michael Jordan, l’asso dei Chicago Bulls, l’atomica del basket: amava lo sport al punto da mandare ai lavori forzati il CT della squadra di calcio dopo la vergogna dei mondiali in Sud Africa

Di Enrico Campana

  • Potenza del messaggio: anche i dittatori hanno un cuore che batte per lo sport e  all’uomo che minacciava il mondo con l’atomica forse  un giorno verrà attribuita la favola che per amore del basket non ha ordito la mano crudele. Mano che però, in occasione alla vergogna dei mondiali di calcio in Sud Africa, fece calare  pesantemente sul capo del CT della squadra condannato ai lavori forzati ed espulso dal Partito dei Lavoratori  per disobbedienza al regime e costretto a riscattarsi partecipando alla  realizzazione di una strada.
  • Talmente adirato dalla sconfitta nel girone con Brasile, Portogallo e Costa d’Avorio, Kim Jong Il  risparmiò i lavori forzati ai giocatori, gli eredi di quella formazione che in un mondiale di tanti anni prima riuscì a battere l’Italia di Fabbri,  anche se al rientro in patria, la comitiva fu costretta a subire per 6 ore gli insulti dei tifosi inferociti.  Un modo estremo, da tifoso, per far capire la sua passione per lo sport quale componente di un orgoglio nazionale.

Ultimatum della NBA, giocatori spaccati!

La decisione mercoledì: una cinquantina di giocatori sostenuta dai superagenti pronta a sciogliere il sindacato mentre i bigs sono sulla linea dura di Derek Fisher

  • E’ scattato l’ultimatum della NBA e i giocatori hanno tempo fino a mercoledì per rispondere  e sembra che per l’ennesima volta diranno no. Il presidente del sindacato giocatori Derek Fisher ha detto che non  voterà l’offerta dei proprietari, anche se molti media statunitensi sostengono che si prevede un ribaltone con la riunione dei 30 leader sindacali dei club prevista per oggi. Anche se i giocatori hanno ancora 24 ore di tempo,, hanno già cominciato a muoversi per il grande golpe.
  • Secondo ESPN  gli ‘indignati’ hanno cominciato la raccolta di firme per raggiungere quel 30% tenuto a presentare la proposta di scioglimento  al  Comitato Nazionale di Lavoro degli Stati Uniti. In totale 130 giocatori necessari per formalizzare questo atto  per iscritto, cosa che Paul Pierce pensa di poter ottenere in due giorni  anche se per ora i dissidenti sarebbero  una cinquantina.

NBA, Jordan multato per un’intervista al “The Herald Sun”

All’inizio del lock-out, la NBA era stata chiara: tutti gli addetti ai lavori che avessero fatto commenti in pubblico sulla serrata o sui giocatori coinvolti, sarebbero stati multati fino anche ad un milione dollari. E siccome in America le regola valgono per tutti, compreso chi della NBA è stato ed è ancora una stella di livello assoluto, non si fanno sconti.  In una intervista rilasciata lo scorso 19 agosto al quotidiano australiano “The Herald Sun”, Michael Jordan, proprietario dei Charlotte Bobcats, aveva proprosto un nuovo sistema di suddivisione dei guadagni e menzionato anche Andrew Bogut, il giocatore australiano più rappresentativo nel panorama cestistico mondiale: Jordan e Herb Kohl, il proprietario dei Milwaukee Bucks, squadra in cui gioca lo stesso Bogut, si sono infatti staccati dalla linea degli altri proprietari sostenendo un nuovo sistema di suddivisione degli utili che possa essere d’aiuto anche per le squadre più piccole. “Abbiamo bisogno di supporto finanziario interno alla Lega, così come una diversa ridistribuzione dei guadagni per tenere la barca a galla – ha dichiarato Jordan al “The Herald Sun” -. Ci sono star come Bogut che devono rispondere a un certo tipo di domanda. Ma noi, per fare profitti in mercati relativamente piccoli, dobbiamo riuscire a costruire squadre migliori e vincenti”. Per Jordan é in arrivo una multa da 100.000 $.

Nike Jordan 14, le ultime scarpe di MJ tornano nei negozi

Nike Air Jordan 14Nike ha ufficializzato la nuova release delle Nike Air Jordan 14, le mitiche scarpe usate da Michael Jordan nella stagione 98/99, l’ultima prima del (primo) ritiro. Questo storico modello tornerà nei negozi a partire dal 17 dicembre, ad un prezzo ancora non comunicato.

La linea delle Air Jordan 14 ricorda quella della Ferrari 550 Maranello, i designer si sono ispirati all’auto preferita del campione per realizzare una scarpa bella da vedere e comoda da usare.

I grandi del basket: Scottie Pippen

Il periodo d’oro dei Chicago Bulls viene spesso associato al solo nome di Michael Jordan, l’uomo che da solo riuscì a cambiare la storia del basket americano e mondiale. Spesso però si tende a dimenticare che in quella squadra favolosa c’erano altri giganti che contribuivano in maniera determinante al successo dei Bulls.

Uomini che non possiamo certo chiamare comprimari, ma che avevano un ruolo di primo piano negli schemi di Phil Jackson, come ad esempio Scottie Pippen, numero 33 dei Bulls, uno dei più forti difensori che l’America abbia mai ammirato.

L’ottima tecnica individuale, la capacità di calarsi in ruoli diversi (in realtà era un’ala piccola, ma veniva spesso utilizzato anche come playmaker) fecero di Pippen uno dei migliori interpreti del basket della sua generazione.

E dire che il mondo poteva essere privato della sua classe sopraffina, se Pippen non avesse ottenuto una borsa di studio che gli permise di accedere alla University of Central Arkansas. Lì il giovane Scottie riuscì a mettersi in luce, fino ad entrare nelle mire dei Seattle Supersonics, che però preferirono girarlo ai Bulls in cambio di Olden Polynice.

I grandi del basket: Michael Jordan

L’essenza del basket, il miglior cestista che i miei occhi abbiano visto giocare, al di là della simpatia personale che mi portava a tifare per il suo amico-nemico Magic Johnson. Michael Jordan, unico ed inimitabile, capace di trasformare con la sua presenza il mondo del basket e di catalizzare l’attenzione generale sulla palla a spicchi.

Nessuno come lui prima, nessuno come lui dopo, nessuno che potesse solo avvicinarsi a quel gigante dalle mani d’oro, che in oro trasformava tutto ciò che toccava.

E dire che da piccolo cercava solo di avvicinarsi alla bravura del fratello maggiore, imitandone le mosse nel campetto vicino casa. E dire che in età scolastica venne escluso dalla squadra di basket perché ritenuto poco dotato. E dire che avrebbe potuto darsi al football americano (era un ottimo quarterback) o al baseball (nel ruolo di lanciatore) e privarci della gioia di ammirare le sue evoluzioni sul parquet.

Squadre storiche: Chicago Bulls ’91-’98

Nella rubrica delle squadre storiche di basket non poteva certo mancare una menzione per i Chicago Bulls dell’era Jordan, quando la franchigia della Central Division conquistava tutto il conquistabile, grazie alla personalità del suo uomo migliore ed un quintetto tra i migliori mai scesi su un parquet.

Siamo agli inizi degli anni ’90, Michael Jordan è già una stella internazionale, con record personali conquistati con una facilità impressionante. Eppure i Chicago Bulls non avevano riuscivano a portare a casa la finale NBA, uscendo battuti sempre sul più bello.

Ma nella stagione 1990-’91 il vento cambiò ed i Bulls si apprestavano a diventare una delle squadre più forti di tutti i tempi, capaci di conquistare due three peat in meno di un decennio. 61 vittorie in quella stagione magica per i Chicago Bulls, che valevano l’accesso alla finale di Conference e poi alla finalissima contro i Lakers di Magic Johnson.