Squadre storiche: il Dream Team

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Correva l’anno 1992 e la Spagna si preparava ad ospitare le Olimpiadi estive, appuntamento imperdibile per chi come me mangia pane e sport, per chi solo in quelle settimane riscopre il gusto di seguire anche sport minori, per chi ama il basket e non desidera altro che fare una scorpacciata di canestri.

Occasione più unica che rara per quell’edizione delle Olimpiadi, visto che tre anni prima la FIBA aveva concesso ai professionisti della NBA la possibilità di prendere parte alla manifestazione, con una modifica del regolamento, che fino ad allora riservava tale lusso solo ai campioni del Vecchio Continente.

La nazionale americana di basket veniva da un deludente terzo posto alle Olimpiadi di Seul e da un altrettanto deludente terzo posto ai Mondiali del 1990. Uno smacco difficile da digerire per coloro che da sempre si considerano i padri del basket, mai umiliati così profondamente come in quelle due occasioni.

L’apertura ai professionisti, dunque, arrivò come la manna dal cielo per una nazione in cerca di riscatto, che vedeva nelle Olimpiadi di Barcellona l’unico mezzo per gridare al mondo la propria imbattibilità.

Chuck Daly, allenatore dei New Jersey Nets, venne messo alla guida di una squadra eccezionale, che probabilmente non aveva neanche bisogno di un coach per dimostrare la propria forza esplosiva. Nasceva così il Dream Team, la squadra dei sogni, una squadra che metteva insieme il meglio del basket mondiale. Dodici nomi destinati ad entrare nella storia, come se non bastassero le evoluzioni compiute quotidianamente sui parquet americani. Nomi e numeri da citare a memoria:

4 Christian Laettner
5 David Robinson
6 Patrick Ewing
7 Larry Bird
8 Scottie Pippen
9 Michael Jordan
10 Clyde Drexler
11 Karl Malone
12 John Stockton
13 Chris Mullin
14 Charles Barkley
15 Magic Johnson

Mescolate le vostre figurine con campioni di tutte le epoche e provate a mettere insieme una squadra migliore di questa. La squadra dei sogni, la squadra che tenne incollati alla tv milioni e milioni di telespettatori, anche quando giocava contro compagini non proprio all’altezza.

Il girone eliminatorio fu una passeggiata con 68 punti di scarto dati all’Angola (116-48), 33 alla Croazia (103-70), 43 alla Germania (111-68), 44 al Brasile (127-83), 41 ai padroni di casa della Spagna (122-81). Una formalità i quarti di finale contro Portorico (115-77), così come la semifinale contro la Lituania (127-76). Nessuna pietà per la Croazia nella finale per l’oro olimpico con ben 32 punti di scarto (117-85).

Il basket americano vendicava così le umiliazioni ricevute nell’edizione precedente delle Olimpiadi, umiliando a sua volta ogni avversaria e riprendendosi il posto che gli spettava di diritto. Il Dream Team, l’unica vera squadra dei sogni, era sul tetto del mondo. Al termine della manifestazione l’allenatore Chuck Daly ebbe a dire:

Vi saranno altri team di professionisti alle Olimpiadi, ma non penso vedrete un’altra squadra come questa. Una squadra maestosa.

Come non sottoscrivere?

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