I grandi del basket, Robert Parish

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Un gigante del basket, dall’alto dei suoi 215 centimetri di altezza. Un gigante anche in senso metaforico, per quello che ha saputo fare nel corso della lunghissima carriera. Robert Parish ha lasciato un’impronta incancellabile sui parquet di mezza America, tanto che ancora oggi viene ricordato come uno dei più grandi centri della storia.

Lo chiamavano The Chief, il Capo, per via della somiglianza con un personaggio del film Qualcuno volò sul nido del cuculo. Soprannome quanto mai azzeccato, visto che la sua presenza in campo si faceva sentire, un po’ per la stazza imponente ed un po’ per la capacità unica di rendere semplici anche le giocate impossibili e per l’eleganza dei suoi tiri in sospensione.

A puntare su Robert Parish furono per primi i Golden States Warriors, con in quali giocò per quattro stagioni, caratterizzate da alti e bassi di una squadra che poteva contare su pochi campioni. La svolta arrivò nel 1980, quando Robert Parish venne girato ai Boston Celtics, squadra ambiziosa e capace di lottare per il titolo finale. Insieme a Larry Bird e a Kevin McHale si formò uno dei Big Three più forti della storia del basket, tanto che con le due ali ed il centro Boston riuscì a conquistare ben tre titoli NBA (’81, ’84 ed ’88).

Parish vestì la canotta numero 00 dei Celtics (ritirata nel 1998) per ben 14 stagioni, togliendosi parecchie soddisfazioni sia a livello personale che si squadra. Terminata l’avventura con Boston, Robert venne ceduto ai Charlotte Hornets e poi ancora ai Chicago Bulls, che gli permisero di infilare il suo quarto anello. In 21 anni di carriera, Robert Parish ha collezionato diversi record, primo fra tutti quello delle partite giocate (ben 1661). Un gigante longevo, che ha lasciato tracce profonde del suo passaggio nella NBA, tanto che ancora oggi il suo nome riecheggia nei palazzetti come esempio di applicazione, classe ed eleganza.

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