Jason Terry sceglie i Boston Celtics

Sopperire alla partenza di Ray Allen, che ha scelto di trasferirsi ai Miami Heat, con Jason Eugene Terry: è quanto messo in pratica dai Boston Celtics che hanno ingagiato la guardia classe 1977 strappandola ai Dallas Mavericks, franchigia in cui ha militato negli ultimi otto anni.

Il play ha firmato con i Celtics un contratto triennale e punta a raccogliere l’eredità di Allen. Soprannominato “The Jet” per la sua rapidità, Terry dovrebbe essere parte integrante del quintetto base di Boston ma nel corso degli anni ha altresì saputo garantire il suo prezioso contributo come sesto uomo.

EA7 Emporio Armani Milano-Boston Celtics il 7 ottobre al Forum di Assago

Saranno in vendita da domani i biglietti per la super sfida del 7 ottobre al Forum di Assago fra l’Olimpia EA7 Emporio Armani e i Boston Celtics nell’ambito della sesta edizione di Nba Europe Live. I Celtics di coach Doc Rivers arriveranno a Milano dopo la sfida del 5 ottobre a Istanbul contro il Fenerbahce allenato proprio dal ct azzurro ed ex Siena, Simone Pianigiani. Un evento che a Milano prevede ‘anche una grande festa in Piazza Duomo’ come ha già annunciato Katia Bassi, senior director di Nba Italy.

Olimpia Armani Milano-Boston Celtics il 7 ottobre 2012 al Mediolanum Forum

Un gran bel pezzo della storia della Nba approderà a Miolano per quella che si annuncia come occasione da non perdere per tutti i meneghini e per gli amanti del basket. La grande pallacanestro Nba torna a Milano e lunedì 25 giugno 2012 a Palazzo Marino alle 11.45 sarà ufficialmente presentata la gara che vedrà opposti, il prossimo 7 ottobre al Mediolanum Forum, i Boston Celtics alla Pallacanestro Olimpia EA7-Emporio Armani Milano.

Si tratta, nello specifico, della seconda volta consecutiva che Nba ed Eurolega hanno scelto Milano come sede di una partita dell’NBA Europe Live Tour. Nel 2010 furono di scena a Milano i New York Knicks, stavolta dopo la pausa del evento arrivano i Celtics, altra franchigia originale della Nba e di grande richiamo. Comprensibilmente soddisfatto il presidente Livio Proli che riferisce la notizia con una chiara soddisfazione:

Nba, superdoppia di Howard salva il suo coach

Lakers traditi dallo stinco di  San Kobe. Dopo la sconfitta casalinga coi Rockets ispirati dall’esplosione dello sloveno Goren Dragic, pesante doccia fredda  dei Lakers, 20 punti di scarto, a Phoenix contro una delle squadre più in forma (15/7 dopo l’All Star Game e 12 vittorie nelle ultime 15 gare, anche se ancora non basta ancora per entrare fra le  8 elette  dell’Ovest).

Tanto di cappello alla squadra di Steve Nash, il re dell’assist al quale contende in titolo Rajon Rondo che da parte sua per la sedicesima sera in doppia cifra in questa arte nella quale eccelle anche Chris Paul, vedi i 15  assist contro Sacramento. La pesante sconfitta, nonostante 30 punti di Paul Gasol (e 13 rimbalzi) e i 23 di Bynum (e 18 rimbalzi), ha la sua principale ragione nella dura botta allo stinco che Kobe ha rimediato la settimana scorsa a New Orleans. Il top scorer della NBA ha  giocato con successo anche sotto dolore ma non ce l’ha fatta a scendere in campo a Phoenix e dopo 138 gare consecutive, a volte  molto sofferte, per aver giocato con la maschera per  l’infortunio al setto nasale nell’All Star Game, ha dato forfeit. Il  preparatore dei Lakers, Gari Vitti, non si sbilancia sui tempi del suo ritorno alla vigilia di tre gare esterne delicate, la prima delle quali lunedì a New Orleans. Seguirà il big match di mercoledì prossimo a San Antonio che con le 10 vittorie consecutive e 39/14 ha già staccato il ticket per i playoff con Chicago (43/13),  Oklahoma in frenata brusca (40/15, 3 sconfitte consecutive) e Miami (39/15) e iperstimolata dalla  possibilità di soffiare a Durant il primo posto all’Ovest.

I grandi del basket, Nate ‘Tiny’ Archibald

Un talento come quello di Nate Archibald, detto Tiny, avrebbe meritato miglior fortuna sui parquet a stelle e strisce. A mortificarne le potenzialità fu la “reclusione” in squadre poco ambiziose e scarsamente attrezzate per la conquista del titolo finale.

Tiny cominciò a mostrare il proprio talento nella University of Texas di El Paso, polverizzando un record dopo l’altro e mettendo a segno una media di 37,3 punti nella stagione ’69. Con la canotta dell’UTEP Miners conquistò il titolo NCAA, battendo in finale l’Università del Kentucky, nettamente favorita alla vigilia e sicura ormai della vittoria finale.

Una gara che viene ancora oggi ricordata dagli appassionati di basket, poiché il quintetto dei Miners era composto esclusivamente da ragazzi neri, in un’epoca in cui lapallacanestro era uno sport per bianchi e  l’integrazione razziale era solo un sogno (la vicenda ha ispirato il film Glory Road – Vincere cambia tutto).

I grandi del basket, Robert Parish

Un gigante del basket, dall’alto dei suoi 215 centimetri di altezza. Un gigante anche in senso metaforico, per quello che ha saputo fare nel corso della lunghissima carriera. Robert Parish ha lasciato un’impronta incancellabile sui parquet di mezza America, tanto che ancora oggi viene ricordato come uno dei più grandi centri della storia.

Lo chiamavano The Chief, il Capo, per via della somiglianza con un personaggio del film Qualcuno volò sul nido del cuculo. Soprannome quanto mai azzeccato, visto che la sua presenza in campo si faceva sentire, un po’ per la stazza imponente ed un po’ per la capacità unica di rendere semplici anche le giocate impossibili e per l’eleganza dei suoi tiri in sospensione.

I grandi del basket, Bob Cousy

Il libro  del basket è pieno zeppo di storie di atleti destinati a carriere modeste, divenuti poi delle vere e proprie leggende grazie ad uno strano scherzo del destino. E’ la storia, ad esempio, di Bob Cousey, scartato dai Boston Celtics nel 1950. scelto dai Tri-Cities Blackhawks, girato ai Chicago Stags e – dopo il fallimento della franchigia – finito per ingrossare le fila dei Celtics.

All’epoca in pochi avrebbero scommesso su quel playmaker minuto e poco fornito atleticamente (185 centimetri per 80 chili di peso), ma Bob fece ricredere il mondo intero, diventando in breve tempo una delle colonne dei verdi di Boston negli anni della cosiddetta Dinastia.

Incredibile senso della posizione, capacità di ribaltare il gioco, velocità di pensiero e di azione, Cousy divenne il centro del gioco dei Celtics, esaltando le doti di compagni che rispondevano ai nomi di Ed Macauley, Bill Sharman e Bill Russell. Decine e decine di assist serviti per l’attacco (19 in una sola gara nel 1959) ed anche una buona capacità realizzativa, specie nei tiri liberi, dei quali Cousy era un vero specialista (30 punti dalla linea dei liberi in una partita del ’53).

I grandi del basket, Kevin McHale

Non il più grande cestista in assoluto, ma sicuramente tra i migliori che abbiano mai calcato i parquet del basket americano. Parliamo di Kevin McHale, formidabile ala grande dei Boston Celtics, capace di trascinare i verdi sul tetto d’America per più di un decennio, al fianco di Larry Bird e Robert Parish.

Un americano “di importazione”, se si considerano le origini croate della madre ed irlandesi del padre, ma americano a tutti gli effetti, non solo per cittadinanza, ma anche per la capacità di trattare il pallone a spicchi come pochi altri nella storia della pallacanestro.

E dire che McHale aveva di fronte a sé una fantastica carriera nell’hockey su ghiaccio, vista la grande passione che riponeva sin da piccolo per mazza e disco. Ma l’altezza al di sopra della media gli consigliò ben presto di dedicarsi al basket, sport che gli permise di togliersi numerose soddisfazione nel corso della carriera.

I grandi del basket, John Havlicek

Immagini di un basket che non c’è più, quando le foto erano in bianco e nero ed i campioni non erano sponsor ambulanti di questo o quel prodotto. Era il basket degli anni sessanta, dominato dai Boston Celtics, che mettevano in fila un anello dopo l’altro, costruendo quella che viene ancor oggi ricordata come la Dinastia.

John Havlicek arrivò a Boston quando i “verdi” avevano già incantato il mondo e si apprestavano a vivere un momento di prevedibile ed inevitabile calo.

Ma l’ala-guardia contribuì in maniera determinante alla conquista di numerosi altri titoli, guadagnandosi di diritto l’accesso nella classifica dei più forti cestisti di ogni tempo. E dire che Havlicek, detto Hondo, avrebbe potuto sfondare nel baseball o nel football americano, sport per i quali aveva notevoli doti naturali. Alla fine venne scelto dai Boston Celtics e si ritrovò a giocare da professionista sui parquet di un’America che non avrebbe scommesso un centesimo sulle sue qualità di cestista.

Nba risultati 25 dicembre 2011

Nba partita, a Natale le prime tre sorprese con la vittoria di Miami Heat sui campioni in carica dei Dallas Mavericks e l’affermazione di misura di New York Knicks sui Boston Celtics. In serata, Chicago sbanca Los Angeles grazie a Derrick Rose e a uno startosferico Luol Deng.

  • DALLAS MAVERICKS-MIAMI HEAT 94-105. E’ stata la rivincita degli Heats ma anche la grande serata di Lebron James che, davanti ai 20 mila spettatori dell’American Airlines Center, ha firmato la prima prestazione da mettere in bacheca. Per lui, 37 punti, 10 rimbalzi e 6 assist appena dopo la premiazione dei padroni di casa che, sotto gli affondi (oltre che di James) di un Dwyane Wade (26 punti, 8 rimbalzi) ottima spalla del compagno di squadra. Ospiti già avanti di 15 dopo il primo quarto (32-17), di 21 a metà gara (62-41) e di 32 a dieci minuti dal termine (97-65). Il dominio locale dell’ultimo parziale (con Dallas che piazza un complessivo 29 a 8) è solo servito a rendere meno pesante il passivo.

NBA, la stella dei Boston Celtics pensa all’Europa

La speranza che si torni a giocare non é ancora smarrita del tutto, ma Paul Pierce, così come molte altre stelle della Nba, sta iniziando a guardarsi attorno. E guarda con attenzione in direzione Europa, precisamente a Spagna e Italia. La stella dei Boston Celtics conserva ancora un briciolo di ottimismo, nonostante oramai siano poche le speranza che l’intera stagione NBA non salti del tutto: “Credo che si giocherà. Ma la gente ogni giorno mi chiede cosa succederà e da due mesi assicuro che il nuovo contratto collettivo si firmerà in due settimane. Ora credo che succederà qualcosa, che si possa trovare una soluzione, c’è troppo in gioco“, dice in un’intervista rilasciata ad Yahoo. Ma se il lock-out dovesse proseguire, Pierce andrebbe volentieri a giocare all’estero. “Sto cominciando a pensarci – ammette – Se la stagione verrà cancellata definitivamente dovrò valutare tutte le opzioni, anche quella di andare all’estero. Se a metà dicembre non ci sarà stato alcun riavvicinamento tra le parti, sarà il momento di prendere una decisione“. Al momento sono due le alternative che Pierce sarebbe disposto a vagliare: “Se mi muovo sarà per giocare in Spagna o in Italia, sono stato in entrambi i Paesi e hanno i due migliori campionati d’Europa“.

Kevin Garnett: “Prima del ritiro voglio un altro anello con i Celtics”

Trentacinque anni suonati e nessuna voglia di dire addio alla pallacanestro. Non ora, non prima di aver conquistato il secondo anello con i Boston Celtics. Lui è Kevin Garnett, campione NBA con la maglia biancoverde nel 2008, alla sua prima stagione con i Boston, dopo aver sfacchinato per anni nei Minnesota Timberwolwes.

Alla sua età e con il suo curriculum si potrebbe permettere il lusso di terminare la carriera in un’altra realtà, magari puntando ad un ingaggio superiore a quello attuale. Ma lui non ne vuol sapere:

Voglio finire la mia carriera a Boston. Non mi interessa girare altre squadre, voglio dire addio al basket indossando la casacca dei Celtics. Questa è la mia unica opzione per il futuro.

Shaquille O’Neal si ritira

Trentanove anni suonati, metà dei quali trascorsi a correre e sudare su un parquet, a recuperare rimbalzi sotto canestro, ad infilare punti pesanti in faccia all’avversario di turno, dall’alto dei suoi 216 centimetri di altezza.

Ma ora il gigante è stanco e sa che non può più reggere ai ritmi del basket professionistico: Shaquille O’Neal si ritira e con lui se ne va una delle leggende della palla a spicchi. Ad annunciare l’addio al basket giocato è lo stesso Shaq dalla sua pagina Twitter:

E’ fatta. Diciannove anni. Voglio ringraziarvi tanto, questo perché voglio dire a voi per primi che sto per ritirarmi. Grazie, ci sentiamo presto.

Un comunicato scarno, che troverà seguito probabilmente in una conferenza stampa con il meglio dei giornalisti di mezzo mondo, perché uno come Shaquille O’Neal è sempre stato abituato ad attirare su di sé l’attenzione generale, sin da quando esordiva nel basket professionistico con la canotta degli Orlando Magic.

Squadre storiche: Boston Celtics ’56-’69 La Dinastia

Nella storia del basket probabilmente non c’è mai stato (e mai ci sarà) un giocatore più forte di Michael Jordan, ma c’è una squadra che è stata sicuramente più forte dei suoi Chicago Bulls, una squadra capace di conquistare qualcosa come 11 titoli in 13 anni.

Parliamo dei Boston Celtics, campioni del mondo (così vengono definiti coloro che si assicurano il titolo NBA) nella stagione ’56-’57 e dal ’59 al ’66 (otto consecutivi) per poi interrompere un solo anno e riprendere la striscia positiva per ancora due stagioni.

Molte volte la fortuna di una squadra dipende da una sola scelta ed il destino volle che Bill Russell venne ceduto dai St. Louis Hawks ai Boston Celtics in cambio di Ed Macauley e Cliff Hagan. Mai scelta fu più azzeccata, perché proprio da lì cominciò quella che viene ancora ricordata come la Dinastia.