I grandi del basket: Kareem Abdul-Jabbar

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La lista dei grandi del basket è talmente lunga che è difficile scegliere tra questo o quell’altro gigante dalla mani d’oro, ma in questo caso il nostro compito è stato facilitato dal ricordo di un nome, Kareem Adbul-Jabbar, un uomo che polverizzò numerosi record, attraversando la storia dell’NBA per ben 20 anni.

218 centimetri di classe pura, un predestinato nel ruolo di centro proprio per la statura elevata, che non gli impedì però di affinare altre doti, come la velocità, la tecnica e la capacità di catturare rimbalzi sia in difesa che in attacco.

Lew Alcindor (questo il suo nome prima della conversione all’Islam nel ’71) costruì la propria fama sui parquet del liceo (71 vittorie consecutive) e dell’Università (due sole sconfitte nei tre anni di permanenza alla UCLA).

Impossibile che il basket professionistico non si accorgesse di quello spilungone dalle mani d’oro. Correva l’anno 1969, quando Kareem Abdul-Jabbar venne scelto dai Milwakee Bucks, dove restò per sei anni, contribuendo in maniera determinante alla conquista del titolo NBA nella stagione ’70-’71.

Ma i più lo ricorderanno con la maglia dei Los Angeles Lakers a formare una favolosa coppia con Magic Johnson. Con la franchigia californiana Kareem conquistò ben 5 titoli NBA ed entrò definitivamente nella storia del basket.

Il suo gancio cielo (sky hook) lo caratterizzò nel corso di tutta la carriera, da quando la NCAA vietò le schiacciate nel campionato universitario. Una decisione che avrebbe potuto limitare il raggio d’azione di Kareem Abdul-Jabbar, che proprio della schiacciata faceva il suo piatto forte, ma che invece lo “costrinse” a migliorarsi ed a perfezionare il tiro che ancora oggi è associato al suo nome.

1560 partite giocate in 20 anni di basket, 17.440 rimbalzi conquistati, 3.189 stoppate, 38.387 punti realizzati, con una media di 24,6 partita. Numeri che fanno la storia e che assicurano a Kareem Abdul-Jabbar un posto d’onore nell’Olimpo del basket.

E se non avete avuto il piacere di vederlo giocare, ci spiace per voi, perché uno come lui nasce una volta ogni cent’anni.

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