I grandi del basket, Bob Cousy

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Il libro  del basket è pieno zeppo di storie di atleti destinati a carriere modeste, divenuti poi delle vere e proprie leggende grazie ad uno strano scherzo del destino. E’ la storia, ad esempio, di Bob Cousey, scartato dai Boston Celtics nel 1950. scelto dai Tri-Cities Blackhawks, girato ai Chicago Stags e – dopo il fallimento della franchigia – finito per ingrossare le fila dei Celtics.

All’epoca in pochi avrebbero scommesso su quel playmaker minuto e poco fornito atleticamente (185 centimetri per 80 chili di peso), ma Bob fece ricredere il mondo intero, diventando in breve tempo una delle colonne dei verdi di Boston negli anni della cosiddetta Dinastia.

Incredibile senso della posizione, capacità di ribaltare il gioco, velocità di pensiero e di azione, Cousy divenne il centro del gioco dei Celtics, esaltando le doti di compagni che rispondevano ai nomi di Ed Macauley, Bill Sharman e Bill Russell. Decine e decine di assist serviti per l’attacco (19 in una sola gara nel 1959) ed anche una buona capacità realizzativa, specie nei tiri liberi, dei quali Cousy era un vero specialista (30 punti dalla linea dei liberi in una partita del ’53).


Con lui in regia i Boston Celtics riuscirono a conquistare ben sei titoli NBA, negli anni di maggior splendore della franchigia biancoverde. Il nome di Cousy non risuonava come quello dei suoi illustri colleghi, ma il contributo del piccolo playmaker fu determinante per l’affermazione di Boston negli anni della Dinastia. Basti pensare che nel 1957 Bob riuscì ad aggiudicarsi il titolo MVP della finale, a dimostrazione di come il suo gioco fosse importante per l’economia della squadra.

Dopo le tante stagione in canotta verde, Bob lasciò il basket professionistico, per poi tornare a 41 anni con la maglia dei Cincinnati Royals. Solo sette apparrizioni per lui in questo secondo periodo, caratterizzate però dal grande affetto del pubblico che affollava i palazzetti, pur di veder giocare ancora una volta uno dei più grandi cestisti di ogni tempo.

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