Esclusiva pallarancione.com: il presidente degli arbitri sui verbali di Baskettopoli?

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Gran lavoro per il Procuratore del Basket: Francesco Grotti chiede se Zancanella fu indagato per “abuso d’ufficio”, Scariolo e Proli convocati a fine settimana  per le varie esternazioni.

Chi pensava che questi playoff fossero solo un fatto sportivo, uno spot di cui il movimento avrebbe assolutamente  bisogno, si è sbagliato di grosso. Questi sono giorni in cui si trattiene il fiato, perché la cappa di veleni che negli ultimi tre anni si è andata addensando  sul movimento e frutto di dossier, esposti, articoli di settimanali  e quotidiani leader, polemiche tossiche ha finito per creare un nuvolone grigio sospeso come un macigno sul torneo scudetto.

Da ultimo, i media hanno pubblicato  dichiarazioni pesanti, reiterate sullo stesso “argomento” di personaggi illustri, rilasciate  ancor prima di scendere in campo, dirette o sibilline    Per questo, infatti,  ha deciso di scendere  in campo – o vi è stato costretto dal proliferai di pericolosi focolai? –  anche il Procuratore federale. E la gente pensa:  se in una fase tanto delicata del campionato  si muove l’inquirente del basket, ci deve essere qualcosa di serio. E’  difficile però  pensare  che il suo intervento, annunciato con un comunicato stampa,  possa essere  finalizzato a  riportare immediata serenità.

E come non bastasse,  sembra che, in queste ore, il segretario federale abbia chiesto al presidente del CIA di depositare  urgentemente in Federazione le valutazioni  criptate (aggettivi dai toni sfumati che non spaccano il capello in quattro al posto dei più veritieri voti scolastici) usate per stilare la classifica finale con le  relative promozioni e retrocessioni. Questo significa  che “tutti sono sotto inchiesta su tutto2, anche organi delicatissimi della Federazione. O no? Una cosa è certa, il centro di gravità dei problemi è la mala-gestione arbitrale, come la descriveva l’accusa di Baskettopoli,  ormai un mostro a due teste, il CIA e i designatori che la Fip non controlla.

Anche se la Fip si è costituita parte civile nel processo di Reggio Calabria, siamo arrivati a questo punto per la mancanza della dovuta  severità,  e incline a ritenere solo  uno spaccato  del problema anziché cercare di capire  se si trattava (e si tratta)  un sistema – come dire? –  di vasi comunicanti..

Si è mossa con lentezza,  al contrario del calcio e poi non stupiamoci se un giorno scopriremo che il filo conduttore dell’attuale situazione  potrebbe portare  – perché no? – a un collegamento con le  scommesse.

Per la  cronologia dei fatti, sappiamo bene che dovette intervenire  Gianni Petrucci, col peso della sua autorità di organo vigilante CONI. Fu lui a sollecitare l’amatissima federazione  affinchè  i verbali del processo uscissero dai cassetti. Da parte sua il  consulente della Fip  rispondendo ai quesiti del pubblico ministero dottoressa Maria Luisa Miranda sostenne, senza mai fare nomi e cognomi, che il problema dei “voti  pilotati”dei commissari riguardava non solo i campionati minori ma i vari livelli. E’ infatti eloquente questo passo nel quale egli sostiene che “I commissari che si prestavano a valutazioni di comodo avevano la strada spianata per l’avanzamento in categorie superiori e venivano ricompensati con trasferte molto redditizie e altri emarginati e estromessi”. Quindi c’era un fine di lucro, le classifiche erano falsate e si suppone quindi  che alcuni commissari e arbitri attraverso queste pratiche illecite, secondo l’accusa  del Pm dall’associazione per delinquere all’abuso d’ufficio, avessero fatto carriera.

Da qui la necessità di un eccesso di zelo oltre che di prudenza, e di soppesare come in tutti i processi anche il cosiddetto “de relato”, che a volte non è solo un chiacchiericcio soprattutto se finisce sugli atti processuali di un magistrato, in questo caso  frutto di un lavoro di indagine di ben due anni con centinaia e centinaia di intercettazioni ambientali che descrivono anomalie, comportamenti, vizi, minacce, raccomandazioni, affari, fatti sconcertanti. Oggettivamente un lavoro improbo, che il Procuratore del basket non poteva affrontare da solo. Speriamo che qualche “pecora nera” non abbia fatto carriera, e tutti i protagonisti abbiano avuto l’esemplare punizione  che si meritavano perché l’illecito è un doping etico più pericoloso e meno rintracciabile di quello farmacologico.

Sergio Scariolo è stato il primo a lanciare il sasso.Si respira – questo il suo j’accuse –  un aria  un po’ rancida, di lobby, di situazioni ormai incancrenite, di poteri intoccabili. Un sistema molto ingessato nel quale chi aveva la possibilità e la responsabilità di non far cadere il basket in basso e nel degrado attuale non lo ha fatto pensando più a coltivare i propri interessi. Ho provato sulla mia pelle cose di cui mi avevano parlato.

Il caso, senza prove, nomi e cognomi  sembrava archiviato, invece ecco il Procuratore convocare per sabato 26 maggio, come si legge in un comunicato della Fip,  Sergio Scariolo e Livio Proli per essere ascoltati in merito alle dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa nei giorni”. E si precisa” per  Scariolo su “La Stampa” del 12 maggio, “La Gazzetta dello Sport” del 17 maggio e sul sito internet www.worldbasket.com del 18 maggio e Proli su “Il Corriere della Sera” del 18 aprile”

Se un indizio è  solo un indizio e tre indizi  fanno una prova e qui ne abbiamo ben quattro in rapida successione,  usciti dalle bocche autorevoli: il  tecnico due volte campione d’Europa che coi suoi messaggi arriva anche all’estero e non ci fa buona pubblicità  e il presidente dell’Armani EA7.

E in soccorso alla tesi dei due illustri tesserati c’è anche la  dichiarazione del  presidente-proprietario della Virtus Roma comparsa    il 5 maggio  su “Il Corriere dello sport”. Scontato che il Procuratore del basket abbia chiesto anche a lui lumi su quanto dichiarato in occasione della conferenza stampa in cui spiegava di voler lasciare il  basket:

“Spero che il motivo per cui ho mostrato a volte rabbia verso qualche arbitraggio si chiarisca, magari fra qualche anno …”.  Il  giornalista registra lo sfogo di Toto e si chiede:  “Che sia un riferimento al processo baskettopoli a Reggio Calabria? Probabilmente  è venuto a  conoscenza delle due visite di Claudio Toti alla Polizia Postale per far mettere a verbale fatti di cui lui era al corrente, e che sarebbero contenuti nell’informativa che il 29 giugno 2009  la Polizia di Reggio Calabria  ha depositato alla cancelleria della Procura locale, e di cui quasi nessuno era a conoscenza.

La chiusura ufficiale delle indagini era avvenuta a marzo 2009, ai primi di aprile erano stati spiccati 41 avvisi di garanzia, il 29 giugno arriva però  alla Procura l’ultima parte del lavoro della Polizia Postale con varie ipotesi di reato non lievi, in senso oggettivo,  riguardanti   personaggi noti della A  e  vari indagati del mondo arbitrale che hanno nel frattempo fatto carriera. La Procura reggina decide l’archiviazione, questa sarebbe la spiegazione tecnica,  non essendo possibile quantificare l’entità del danno.  Questa la sola spiegazione che ho avuta. Ma, come nel caso Paternicò, la Procura del basket  era a conoscenza di questa carte, o erano fuori dalle bobine ritirate personalmente dall’avvocato Alabiso?

Il documento, con tanto di data, firma del responsabile del servizio di Polizia Postale,  numero di registro e varie ipotesi di reato – documento inviato per conoscenza al Ministero dell’Interno per una verifica sull’onorabilità dei soggetti denunciati – è arrivato anche nelle mani di Francesco Grotti.  In qualità di arbitro benemerito, e per la sua esperienza  di collaboratore dell’Ufficio Indagini e componente della Corte Federale  ai primi di maggio il “tribuno della pulizia arbitrale”  venuto a conoscenza del  ripetersi del “caso Gori”, l’arbitro  veneto come l’anno scorso al centro di un caso di presunte “dimissioni pilotate”  che consentivano al CIA di  poter retrocedere dalla A un terzo arbitro,  avrebbe fatto una segnalazione al procuratore del Basket chiedendo una verifica sulla legittimità di alcuni incarichi ai vertici del CIA. Per la precisione “ A seguito dell’attività di indagine relativa al Procedimento Penale nr. 3844/08 R.G.N.R.- Con contestuale denuncia a carico di Zancanella Tiziano – Commissario Speciale –  Tallone Pietro  Commissario Speciale per l’ipotesi di reato: Abuso d’ufficio in concorso, art 110, 81 cpv e 323 c.p.”. 

E’ vero o non è vero – avrebbe chiesto  colui che diresse la famosa finale scudetto Livorno-Milano e che da 3 anni ha sollecitato Meneghin a mettere le mani su questo settore, designazioni comprese –  che il CIA è stato eletto nel mese di Novembre 2010 e la  Federazione era al corrente dei fatti?  E il presidente Zancanella aveva  i requisiti di eleggibilità ed è politicamente corretto che ricopra oggi questo  ruolo?.”

Tiziano Zancanella  oltre che presidente del CIA è anche Super-Osservatore degli arbitri, Piero Tallone è  Osservatore degli arbitri. Hanno un potere di giudizio finale sulle carriere. Se tutto è vero, più che chiedersi “ma cosa hanno fatto?”, la domanda è una sola: ma come è possibile che la Fip non abbia invalidato le elezioni, e addirittura gli indagati  Baskettopoli abbiano fatto carriera?

Da noi rintracciato Francesco Grotti conferma di aver inviato questa segnalazione ai vertici della Federazione e ricevuto la convocazione del Procuratore per questi giorni. “Sono tre anni che sto dicendo personalmente a Meneghin e alla Federazione delle cose che non funzionano, dirò al Procuratore che questo spaccato arbitrale è il risultato dell’assenza della Federazione”.  Non vuole approfondire “scusatemi, ma  non posso dire di più”.

Gli chiediamo quale è lo scopo di questa sua battaglia. “Che vengano mandati via i JR della situazione e le minoranze siano rappresentate come in politica”, risponde citando il  cattivone televisivo di Dallas che nel mondo arbitrale assume diverse sembianze.

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