Censura alla “gestione CIA” di Zancanella, l’Alta Corte del CONI ha reintegrato gli arbitri Crescenti e Gadda ed Erriu

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La prima decisione dell’anno dell’Alta Corte di Giustizia del Coni ha  riguardato il basket e in particolare la gestione del CIA  di Zancanella –  con la sua “politica dell’aggettivo” e della pletorica squadra degli osservatori –   censurata per i passaggi discussi che determinarono la collocazione “fuori quadro” al termine della stagione 2010-2011 degli arbitri Pietro Crescenti (Serie A) e Stefano Gadda (A dilettanti e femminile) ed Erriu. I quali hanno impugnato il provvedimento della Corte Federale della Fip  aveva rigettato tali ricorsi, ma almeno nel caso dell’arbitro Giovanrosa, considerati gli  evidenti svarioni di Zancanella & C. era stata costretta a riammettere, seppur dopo un intero anno sportivo, con due consequenziali sentenze, lo stesso arbitro in Legadue. E questo nonostante un ulteriore e singolare ricorso del Presidente Meneghin in persona avverso la decisione del  suo  Supremo Organo di Giustizia!

L’Alta Corte Coni (presidente Riccardo Chieppa, relatore Alberto De Roberto)  ha accolto il  ricorso dei tre arbitri ingiustamente retrocessi, “disponendo l’annullamento per i vizi attinenti alla procedura che dovrà essere rinnovata tenendo fermo in ogni caso le valutazioni espresse con aggettivazioni e i giudici sintetici degli osservatori”.

La censura dell’Alta Corte sottende, di fatto, il motivo “che i criteri per la valutazione degli arbitri sono stati modificati in violazione alla norma che impone di non apportare variazioni durante l’anno sportivo, e che gli osservatori avrebbero dovuto pronunciarsi giusta i criteri non modificabili e con l’aggettivazione prestabilita “migliorabile, adeguato, buono, ottimo” e l’organo competente del CIA acquisire le valutazioni della Commissione che tenuta a riunirsi 6 volte non si è mai radunata per esprimere il giudizio finale”.

Ma la questione più “abnorne”, tollerata dalla FIP di Meneghin, si è configurata nella “segretezza” di “fattori” algebrici  e tabelle di conversione – causa di varie dimostrazioni dell’associazione di categoria –  che determinavano, nel calcolo, partendo dai “giudizi sintetici” a fine stagione sportiva, la graduatoria finale dei fischietti nelle varie categorie.

Sulle anomalie di  tale graduatoria era stata interessato, per la delicatezza della questione, anche  il Procuratore Federale Avv. Alabiso per gli accertamenti di rito ma senza esito alcuno, con un esposto  dell’esperto  di “politiche arbitrali” a livello europeo Umberto Porcari, il quale poi si è visto oggetto, da parte di Zancanella, di una “querela per diffamazione anche a mezzo stampa”, che alla luce dei fatti riscontrati, sicuramente “inconsistente” e potrebbe  produrre suoi effetti di rimbalzo, perché la Fip non l’ha tutelato nelle sue funzioni di arbitro benemerito. Ora la stessa Alta Corte del Coni mette definitivamente un “sigillo di estrema chiarezza”. Di conseguenza, bisognerà ammetterlo: Umberto Porcari – e ancor prima Francesco Grotti, ex componente dell’Ufficio Inchieste e della Corte Federale, che aveva riferito al presidente Meneghin della mala gestione arbitrale degli ultimi sette anni senza essere ascoltato –   aveva lanciato un allarme di mancata trasparenza, anticipando di due anni, quelle che sarebbero state di riflesso, le argomentazioni dispositive ora espresse dall’Alta Corte del Coni.

Questa  sentenza  conferma, purtroppo a scoppio ritardato, il cumulo di errori e  leggerezze della precedente gestione arbitrale (che si trascinano purtroppo nell’attuale, nonostante il buon lavoro e conoscenza del Commissario) e induce a considerazioni amare. Prima fra tutti che alcuni componenti del Consiglio di Zancanella sono purtroppo stati ricollocati nell’attuale organismo e – nota di fondo – che gli errori alla fine li paga il movimento (e gli stessi che hanno avuto il coraggio di denunciarli..) , mentre le laute parcelle degli avvocati e le spese legali della Fip li pagano i contribuenti. Per questo al Coni piacendo, bisognerebbe addebitarli ai responsabili almeno con l’interdizione ai pubblici uffici se non con una richiesta di risarcimento. Ma perché  la Corte dei Conti non decide di intervenire sulla “mala gestione” dello sport (come da tesi del PM di Baskettopoli)  e censurare gli organi di vigilanza e i dirigenti incapaci o acquiescenti?

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