I grandi del basket, Adrian Dantley

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2.223 punti messi a segno in soli tre anni, quando frequentava la University of Notre Dame. Un biglietto da visita di tutto rispetto che gli valse la convocazione in nazionale per le Olimpiadi di Montreal nel 1976. Lui è Adrian Dantley, laureatosi campine olimpico negli anni in cui i professionisti non potevano partecipare alla manifestazione e capace di mettersi in mostra come una delle migliori ali piccole del torneo.

I buoni risultati ottenuti gli aprirono la strada verso il professionismo, grazie alla chiamata dei Buffalo Braves, squadra senza troppe ambizioni e poco attrezzata per la conquista del titolo finale.

Ma questo non impedì a Dantley di emergere dalla massa e di laurearsi Rookie dell’anno nel 1977, anno che segnò anche il suo passaggio agli Indiana Pacers, dove rimase per meno di mezza stagione.

Venne poi il tempo della militanza nei Los Angeles Lakers, squadra che gli permise di mettersi in mostra per un paio di stagioni, prima di passarlo agli Utah Jazz. Ed è proprio a Salt Lake City che avviene la consacrazione di questo grande cestista, che riuscì a collezionare ben sei convocazioni all’All Star Game e due nomination nel miglior quintetto dell’NBA.

Con il passaggio ai Detroit Pistons la media punti di Dantley cominciò a scendere inesorabilmente, tanto da convincere la dirigenza a girarlo ai Dallas Mavericks, dove giocò per una sola stagione. Dopo una breve apparizione con la canotta dei Milwakee Bucks (solo una decina di gettoni di presenza), Dantley tentò l’avventura italiana, giocando per una stagione con la Breeze Milano.

Nonostante l’indole da giramondo e la scarsa propensione a trasformarsi in “bandiera” per la propria squadra, Adrian Dantley verrà comunque ricordato come uno dei migliori della sua generazione, soprattutto in termini realizzativi, con i suoi 22.177 punti realizzati, che lo collocano al 22esimo posto nella classifica marcatori di tutti i tempi.

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