I grandi del basket, Adrian Dantley

2.223 punti messi a segno in soli tre anni, quando frequentava la University of Notre Dame. Un biglietto da visita di tutto rispetto che gli valse la convocazione in nazionale per le Olimpiadi di Montreal nel 1976. Lui è Adrian Dantley, laureatosi campine olimpico negli anni in cui i professionisti non potevano partecipare alla manifestazione e capace di mettersi in mostra come una delle migliori ali piccole del torneo.

I buoni risultati ottenuti gli aprirono la strada verso il professionismo, grazie alla chiamata dei Buffalo Braves, squadra senza troppe ambizioni e poco attrezzata per la conquista del titolo finale.

Ma questo non impedì a Dantley di emergere dalla massa e di laurearsi Rookie dell’anno nel 1977, anno che segnò anche il suo passaggio agli Indiana Pacers, dove rimase per meno di mezza stagione.

Nba, Kirilenko al Cska Mosca con clausola-lockout

Mosca abbraccia Andrei Kirilenko che, approfittando del lockout Nba non ancora risolto per via della mancata intesa contrattuale tra proprietari delle franchigie e giocatori, ha deciso di tornare in patria.

Per l’ala trentenne, contratto di tre anni con il Cska Mosca che prevede l’evidente clausola rescissoria in caso di sospensione della serrata.

Va ricordato, tuttavia, che Kirilenko era in scadenza di contratto con gli Utah Jazz e, da free agent, poteva scegliere di accasarsi dove meglio gli aggradava. E dove altro, se non in casa propria.

Nba, Okur firma con la Turk Telekom Ankara

Mentre da un lato – altra parte dell’oceano – si sta cercando di risolvere la critica situazione che sta tenendo ai box il campionato Nba per il lockout voluto dagli addetti ai lavori, dall’altra va anoverato il continuo passaggio di casacca dei campioni in quota ai club americani.

Dall’Nba all’Europa: il percorso, che recentemente ha interessato più di un cestista di primo livello, continua a essere tratta altamente battuta e l’ultimo della serie è Mehmet Okur, sotto contratto (roba da oltre 10 milioni di euro a stagione) con gli Utah Jazz.

Il pivot di 32 anni, infatti, ha trovato un accordo con la società turca della Turk Telekom Ankara: sarà una sistemazione pro tempore, vero, e servirà al cestista per ritrovare la forma necessaria dopo che i dolori alla schiena e ai talloni ne hanno compromesso la presenza agli ultimi Europei.

Okur va a rimpolpare ulteriormente la presenza di giocatori dell’Nba in Turchia, dove sono già stati messi sotto contratto Deron Williams, finito al Besiktas, Ersan Ilyasova e Sasha Vujacic (niente popo di meno che fidanzato della tennista Maria Sharapova), all’Efes.

I grandi del basket: Karl Malone

Nessun anello conquistato nella sua lunga carriera, ma a livello personale Karl Malone, detto il Postino, non si può certo lamentare, avendo frantumato un record dopo l’altro, fino a conquistare un posto di primo piano tra i big del basket a stelle e strisce.

La sua carriera professionistica comincia negli Utah Jazz, dove trova un playmaker capace di esaltare il suo gioco di ala grande, John Stockton, mingherlino sì, ma unico ed inimitabile nel suo genere, tanto da essere ricordato ancora oggi come uno dei migliori play di tutti i tempi.

Il gigante ed il nano regalarono grandi soddisfazioni ai tifosi di Salt Lake City, assicurando alla squadra l’accesso ai play-off ad ogni stagione. ma nonostante lo Stockton to Malone! ripetuto fino alla nausea dai telecronisti dell’epoca, gli Utah non riuscirono mai a salire sul gradino più alto del podio.

I grandi del basket: John Stockton

Centottantacinque centimetri di altezza, un nano in mezzo ai giganti. Chissà quante volte gli avranno consigliato di darsi al baseball, al golf o a qualunque altro sport nel quale l’altezza non è così determinante come il basket. Non lo ha fatto, per fortuna, regalandoci così la possibilità di ammirare le geometrie di un dei più grandi playmaker che il pallone a spicchi ricordi.

John Stockton, 185 centimetri di classe pura messa al servizio degli Utah Jazz e della nazionale americana, passaggio dopo passaggio, record dopo record, rubando palle e fornendo assist in quantità industriale.

Correva l’anno 1984, quando gli Utah Jazz decisero di puntare su quel concentrato di eleganza. Il tifo non era dalla sua parte al momento della scelta, ma bastarono poche magie sul parquet per far innamorare anche il più scettico dei tifosi.

L’anno successivo a  Salt Lake City Stockton venne raggiunto dal suo partner ideale in Karl Malone, lui sì un gigante, capace di trasformare in punti ogni passaggio del piccoletto. Celeberrima la frase Stockton to Malone! che riempiva la bocca dei telecronisti ad ogni scambio tra i due.