Sky e il basket, un bene o un male?

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Oplà, mi rivesto per un giorno da regista di basket per rispondere ad una cortesissima lettera che,  per rendere comprensibile la mia risposta, pubblico per intero:

“Salve, scopro ora il sito e in particolare il blog “Un regista in regia“.
Da accanito sostenitore del basket in chiaro devo ammettere comunque l’equilibrio nelle parole del Sig Fercioni e la sua capacità di andare oltre il suo ruolo “istituzionale” nell’analizzare le tematiche del prodotto basket.


Vorrei porgli una domanda, nemmeno troppo originale: Nella situazione attuale, appurato che il prodotto basket soffre per mali ben più gravi di quelli derivanti dalla scelta del broadcaster, non crede che Sky abbia fatto più male che bene al movimento?
Se da un lato ha mostrato come dovrebbe essere il prodotto, dall’altro ha limitato il bacino di fruizione in maniera drammatica.
E minimizzare l’aumento degli spettatori registrati col chiaro, aggrappandosi al fatto che come share di piattaforma ci abbiamo perso, mi sembra scorretto: in un contesto che sta proponendo un’offerta televisiva in continuo aumento con conseguente frammentazione dell’audience, registrare un piccolo incremento mi sembra comunque nota positiva, sebbene la qualità sia oggettivamente crollata.
Con la premessa di cui sopra: senza una corretta promozione del prodotto e un rinforzamento del movimento, non c’è televisione che possa fare buoni ascolti col basket.
Cordiali saluti”

Prima risposta: se far vedere come potrebbe o dovrebbe essere realizzato un prodotto, se mostrare che una donna normale può diventare bellissima se viene truccata e si veste in un certo modo, insomma se far vedere il meglio evidenzia il peggio, forse sì , Sky ha fatto male al movimento.  Parentesi: il basket, tra campionato, Eurolega ed Nba c’è dal 1993 dai tempi di Tele+, e i primissimi tempi alcune partite andavano in chiaro…

La domanda che faccio io a questo punto è: al palazzetto entriamo gratis (a parte i portoghesi di tutte le risme…) ? A teatro, allo stadio, dovunque c’è qualcosa che comporta lavoro e costi è normale che ci sia da pagare qualcosa.  In questo periodo in particolare non è un’affermazione molto felice, però è così. Se io voglio avere una bella macchina è normale che debba mettere in preventivo di aumentare le rate o l’assicurazione che sia.

Ancora adesso siamo tutti costretti a pagare il canone Rai, anche chi come tanti, della Rai guarda forse il televideo per le estrazioni del SuperEnalotto (anch’io sogno…), quella Rai che pianifica gli eventi sportivi in modo molto random… Eppure molti come me non ne fruiscono. Seconda risposta: sul limitare molto la possibilità di vedere le partite ci andrei cauto. Sky ha un bacino abbonamenti di circa 5 milioni, che moltiplicato per il fattore 3 (utilizzato da tutti nel considerare la famiglia media) da 15 milioni di possibili utenti.

Tra il trasformarli da possibili a certi c’è comunque una grossa differenza, ma questo lo attribuisco a tutt’altre problematiche quali promozione, marketing e spinta dal basso del movimento. Una piccola correzione riguardo i numeri: quelli migliori  e più attendibili, visto lo strumento Auditel, furono quelli in tempi ancora Giordaniani, quando il basket andava in onda (le volte che andava in onda), su Rai 2 e poi 3, anche perché successivamente la frammentazione , come giustamente osservato, non ha più reso praticamente possibile il rilievo dettagliato dei dati. Sinceramente il “piccolo aumento” non lo so quantificare, perché l’ho scritto in tempi non sospetti, il metodo utilizzato (5200 meter su 60 milioni di utenti)per rilevare gli ascolti vale come gli exit poll elettorali…

E il concetto di aumento, in statistica va fatto parametrando il bacino d’ascolto: se io l’ ho di 15 milioni e le reti nazionali (non tutte peraltro) di 60 milioni, cioè 4 volte, bisogna fare un’operazione che mostra che in molti casi i numeri sono stati più bassi . Quello che contesto comunque non è l’aumento, presunto o no, degli ascolti ma quello che il nostro (lo considero anche mio, visto che amo questo sport) movimento, sta facendo per auto affossarsi: beghe da bottegai anziché affrontare di petto i problemi, ognuno per  il proprio orticello e guai a guardare fuori come fanno, perché  noi siamo più bravi e così via. La qualità? Lì si può aprire un’enciclopedia, non un libro: sarebbe bastato a chi detiene i diritti, invece di copiare i format, coinvolgere chi li ha creati e realizzati, dai tecnici, produttori e giornalisti. Ultima nota, non voglio essere considerato scorretto, sono solo un innamorato del basket che fa fatica a capire dove sta andando a finire.

Cordialmente
Giancarlo Fercioni

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