Per la Tv i secchioni sono una gran noia

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Bisogna essere onesti: i meriti di Siena vincitutto, la fenomenologia “perversa” del tifo contrario e il caso Ferrari-Schumacher.

Mi devo riprendere (essendo regista mi è facile…!!!) dalla 3° partita che preconizzavo decisiva  tra le finali, e che lo è stata purtroppo nel modo più antitelevisivo possibile. Come? La partita è stata emozionante, combattuta, intensa e io dico che è stata antitelevisiva? Lo dico e lo ribadisco:  se c’è stato interesse per il riproporsi della squadra che storicamente  fa gli ascolti migliori, Milano, questo verrà abbattuto in gara quattro.  Quando Schumacher e la Ferrari  davano mezza pista a tutti, si tifava per i secondi, terzi e a seguire…

La storia della televisione è parallela a quella della vita : se succede qualcosa  ti appassioni, se succede sempre la stessa cosa , ti annoi. E Siena (non è colpa sua, ma è demerito degli altri) da qualche tempo ottiene questo risultato. Così oltre ad avere problemi tecnici riguardo alla qualità del prodotto che va in tv, c’è anche il rimbalzo umorale di chi si è scocciato dei primi della classe. I secchioni sono bravi, ma rimangono secchioni. E difficilmente sono simpatici perché non fanno copiare. Però non sbagliano l’ultimo esercizio, quello che ti fa raggiungere la sufficienza. Sanno rispondere all’ultima domanda sparata a sorpresa dal professore, sanno andare a rimbalzo quando è importante andarci. E’ un libro Cuore nel quale non si sa chi sia Franti e Garrone, anche se forse qualcuno è Crossi, quello col braccio morto, a giudicare dalle percentuali di rimbalzo e tiro…

Nelle ultime partite, televisivamente, si è notata l’assenza di qualcuno (assistente barra coordinatore giornalistico) che possa aiutare il regista ad uscire dalla routine azione – palla morta – replay o clip- azione. Qualcuno che ti segnali che in quel momento Scariolo sta ribaltando in panchina Bourousis o Pianigiani che sta in silenzio guardando negli occhi i suoi giocatori finchè questi abbassano gli occhi . Ma non che lo dica e basta, ma che ti consenta di farlo vedere.

La tensione dell’ultimo quarto la potevi tagliare solo col Laser e in quei casi (secondo me) devi avere qualcuno che ti indirizza sulla miglior cosa da far vedere in quel momento. E questa è la cosa migliore e ovviamente più difficile,  da mostrare al pubblico.  Sembra un’ovvietà ma la gente che guarda quello che va in onda, vede e ha la percezione solo di quello che vede. Se non glie lo facciamo vedere perché privilegiamo qualcos’altro rispetto alle emozioni più importanti, non facciamo completamente il nostro lavoro.

Il rischio è che alla fine della fiera i replay o le clip diventino la famosa “inquadratura del portiere”: quella più facile perché è fermo in mezzo ai pali…

Sintetizzando: il prodotto di quest’anno , in una situazione “regular” (come la “season”) si lascia guardare. Manca ancora il salto di qualità, quello che in una situazione di moltiplica degli argomenti da proporre, ti fa fare la scelta più pertinente e azzeccata. La routine c’è. Adesso bisogna saperne venir fuori.

Nella speranza, da appassionato di basket, che la serie continui il più possibile prima dell’invasione  degli olimpia corpi…

Giancarlo Fercioni – Regista Tv

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