Meneghin da “Scherzi a parte”, non sugli arbitri

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Il Consiglio Federale ha respinto le dimissioni dell’arbitro Gori che l’anno scorso aveva evitato la retrocessione mettendosi in aspettativa. Salvo Sardella, scende anche Capurro. Un Commissario per chiudere la stagione dei veleni e fare le riforme nei prossimi 60 giorni.

C’è stato un unico momento di suspence imprevisto  nell’ultimo  consiglio federale,  quando Dino Meneghin ha annunciato – con beffarda solennità – di  ricandidarsi alla presidenza. Era una gag del presidente-mattacchione da “Siamo su Scherzi a Parte”.Qualche consigliere è tuttavia sbiancato in viso, Dino si è affrettato a  spiegare  che l’idea dello scherzetto gli era venuta la serata in cui il sottoscritto, conduttore di “Gambolò chiama Grande Basket”, gli aveva proposto ufficialmente – in ben due occasioni –  di abiurare al suo mandato. E candidarsi seduta stante per l’opposizione approfittando magari dei 4-5 personaggi al suo fianco per una Fip più manageriale e non legata al conteggio dei voti. A proposito, apro un inciso:  una pratica “votaiola” che già la Melandri nella sua riforma incompiuta (e purtroppo involuta) avrebbe dovuto eliminare  per evitare l’aspetto mercantile delle elezioni, voti di scambio, scambio di favori, veti, e cosette analoghe della bassa politica. Vedremo se ci penserà il Governo Monti dopo i Giochi Olimpici, anche se dopo i Giochi magari non sarà più lì.

Tornando  al Consiglio federale, non ha invece avuto lo stesso successo un’altra gag da “Scherzi a parte” che –  spiegano –  fosse organizzata dentro l’apparato arbitrale per taroccare la classifica degli arbitri, vecchio vizio che si ripropone fedele  da Baskettopoli in altre forme.

Repetita juvant, no grazie!. Era tanto macroscopico, maldestro, con un malcelato secondo fine (far passare una seconda retrocessione dalla A) che il “Gori bis” – in odore di “dimissioni pilotate” – si è sgonfiato da solo come un palloncino bucato. Il Consiglio federale ha respinto  senza la minima piega  la lettera di dimissioni dell’arbitro veneto, considerato quindi all’ultimo della classifica e retrocede in compagnia del reggino Capurro, il maggiore dei due fratelli della storia delle raccomandazioni di Baskettopoli, altra  bella vicenda il quale  avrebbe appreso che non è compatibile il ruolo di arbitro e di medico delle nazionali minori. Le cattive notizie, si sa, non vengono mai sole.

Ma alla fine tutti potrebbero rientrare perché questo CIA progetta un listone unico, A e Legadue, che abbasserebbe la qualità e alzerebbe l’influenza degli osservatori e superosservatori (ele polemiche)  nonostante il parere del  consulente Fip di Baskettopoli su quest’ultima figura.

L’arbitro veneto Gori  fin dalla stagione scorsa  era per i commissari (oggi osservatori) già sufficientemente “non idoneo” per la A. Per amor di patria (si parla del Leone di San Marco attivissimo nel settore arbitrale e nella manovre pre-elettorali del dopo-Meneghin), nonostante i rapporti sfavorevoli,  si trovò il modo di salvarlo mettendolo in  “stand by”. La norma dell’aspettito  (o  “stand by” ) è   comprensibile se colui che la richiede – per sue ragioni personali  – vanta buoni voti o almeno  la sufficienza. Ma se è una  “schiappa” la retrocessione è la miglior occasione per aiutarlo e rimettersi in carreggiato, e  a far capire a tutti i colleghi che non si scherza. Mille euro a partita non sono uno scherzo.

A un anno di distanza, Gori  si è confermato un arbitro inadatto, ci voleva tanto a capirlo il CIA?. Comunque, finita la regular season, è ultimo e presenta le dimissioni e il CIA le accetta, quindi teoricamente le retrocessioni toccherebbero agli altri due che lo precedono, Capurro e Sardella.. Peccato che  l’escamotage dell’anno scorso, complice la “collaborazione” fra il CIA e i designatori, allora perfetta perché ancora in “luna di miele”,  avesse fatto già  una vittima illustre. Addirittura venne retrocesso, con soli 16 designazioni,   proprio l’arbitro fresco di patentino internazionale costretto a un delicato intervento a un piede. Come minimo, la Fip dovrebbe adesso chiedere l’apertura di un’inchiesta e andare a fondo su questo “caso Gori 1”, ma la ragion di stato sappiamo quanto sia mutevole. Se la Fip avesse accettato le dimissioni di Gori, sarebbe retrocesso anche  Sardella nonostante molte designazioni (ben 26) e anche prestigiose. Abbiamo già parlato d un altro declassamento discutibile e brusco,  quello presidente dell’Aiap Luciano Tola fuori dai playoff. Tola, Sardella, Capurro erano in prima linea nella dimostrazione delle divise, i designatori li gettonavano e i rapporti degli osservatori percontrappeo  invece punitivi. Delle due l’una: o erano già prima dei sopravvalutati e tutto d’un colpo hanno mostrato i limiti, perché non si riscontrano oscillazioni tanto marcate da una stagione all’altra. Vedi Capurro, se non sbaglio l’anno scorso venne chiamato ben quattro volte a dirigere i campioni d’Italia, alla faccia degli arbitri toscani che a Siena non si vedono mai.

O viceversa, c’è il sospetto che i tre fossero le vittime designate di un regolamento di conti per il conflitto sempre più aspro fra designatori e CIA. In ogni caso, non tutti i ribelli hanno avuto stessa sorte:  notiamo invece   che fra le terne delle gare-scudetto Siena-Milano figurano  fra i superstiti almeno 6-7  altri Icari del fischietto….Come mai, si chiedono gli esperti, loro si sono salvati?

Dopo aver respinto le dimissioni di Gori  e quindi sconfessato  la linea del CIA e il suo operato, Dino Meneghin farà bene per coerenza  a ritirare il suo appoggio all’organismo. Zancanella può procedere da solo  contro la sentenza della Giudicante che ha deciso il reintegro dell’arbitro di Legadue Giovarosa, dopo una battaglia legale di un anno. Forse Meneghin aveva voluto mandare semplicemente   un gesto di solidarietà all’organo gestionale degli arbitri, non entrare nel merito del provvedimento o accanirsi con l’arbitro ricorrente. Anche se in pratica  ha aperto un conflitto istituzionale imbarazzante, in quanto chiede alla Corte Federale, supremo giudice,  di sconfessare la Giudicante. Viene minato il principio delle autonomie sacrosante che hanno permesso aGianni Petrucci il suo lungo regno sportivo.

La gestione Zancanella ha quindi ormai le ore contate, idem il lavoro dei designatori  che non hanno perso l’occasione – sostenute da Legabasket,e  perché mai?  – di  scelte provocatorie rispetto alla linea del CIA, fino a un clamoroso scontro nel raduno arbitrale con accuse e termini da far accapponare la pelle. Tanto che  Francesco Grotti ha inoltrato alla Fip una segnalazione rimasta lettera morta,e mai smentita dai diretti interessati Zancanella a Colucci.

Il nostro basket sta  ballando su una Santabarbara,  tratteniamo il fiato  dalla preoccupazione leggendo  le composizione di certe terne spurie per i playoff, e non sempre –  oltre a una partita a senso unico come gara1 – si troverà  un arbitro decisionista quale Facchini che a Siena ha dato un fallo tecnico per parte per evitare che la  sua terna  diventasse  marionette nelle mani degli allenatori.

Col “caso Gori”, un suo parto, Zancanella è arrivato al capolinea. Non permetterò mai però che il capo degli arbitri dell’autogestione sia il capro espiatorio. Le decisioni non le ha prese da sole,  è stato gettato nell’agone senza la dovuta sensibilità e prudenza,  la capacità di tenuta, l’esperienza per reggere un ruolo delicatissimo per l’opaco vissuto del settore negli ultimi 5 anni. Come raccontato dalla PM di Baskettopoli e dallo stesso consulente Fip.

Zancanella voleva  forse cambiare vita e attività , fare il capo degli arbitri era una comoda prospettiva e con la sua bonomia rassicurare che non sarebbe cambiato nulla. Come ho già scritto, aveva le migliori intenzioni, ha creduto però di avere la bacchetta magica e l’ingenuità di non sospettare che la “casta dei furbetti”   avendogli  assicurato i voti per la presidenza lo lasciasse lavorare. E credere oltre che alla favoletta di volere gli arbitri col sorriso anche nell’utopica e  troppo furbesca “cura omeopatica” ispirata dai comitati regionali che l’hanno voluto su quella poltrona,  per riequilibrare un sistema  incrostato e  mai ripulito, e ben descritto nei verbali di Baskettopoli che sarà tema di dibattimento delle difese.

Gli stessi comitati regionali  che  stanno sfiduciando adesso  il “buon Zancanella” con  la sua politica del sorriso, dopo aver probabilmente architettato questo bel pasticcio-Gori, vorrebbero  forse adesso spingere il vicepresidente vicario a occuparsi della questione arbitrale  commissariando il settore.  Con la speranza di bruciare anche il “fedele Cancelliere”  nella corsa alle poltrone per il nuovo mandato della Fip. Per questo gli attribuiscono anche mosse e promozioni in pectore con personaggi a lui vicini.

Ritengo però che Gaetano Laguardia  dovrebbe anticipare questi giochini offrendo fin da subito, con chiarezza, la sua disponibilità a calarsi nel ruolo di Commissario riconoscendone l’urgenza con la stagione della grande transition e la crisi economica che incalza. Questo ancor prima di indicare  innovazioni generali, come i sorteggi, il designatore, l’istruttore, etc. Prima bisogna ripulire il campo di gara… Possiede la capacità, l’indipendenza,  conosce le persone e sa  che certi errori non possono più passare. Si tratta della figura più spendile per  mettere fuori le “mele bacate” e controllare i  boiardi, qualora per una ragione o per l’altra Petrucci dovesse non tornare alla presidenza.

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