“I 600 arbitri italiani in ostaggio dei 20 fischietti di A”

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Una lettera anonima inviata agli arbitri “professionisti” accusa la Fip  di aver costretto alle dimissioni il presidente del CIA Zancanella.

Gli arbitri di DNA hanno ricevuto in questi giorni una nota anonima il cui l’ autore  usando il “noi”, prima persona plurale,  non si colloca  negli schieramenti belligeranti che  nati dall’infelice autogestione  guerreggiano da un biennio  fra loro (vale a dire Cia, Aiap, designatori). Il documento sembra riflettere invece la preoccupazione di una maggioranza silenziosa e critica la  Fip   sottolineando che le dimissioni di Gori “sono di una gravità assoluta”,  contrastanti con una sua  precedente delibera, che ci sono tracce di politica per  costringere  il presidente  Zancanella a dare le dimissioni entro il 30 giugno e  chiedendo il dialogo “con la speranza che 600 arbitri nazionali non tornino ad essere ostaggio di 20 arbitri di LegaA” e non si chiuda la porta al rinnovamento.

Diamo per scontato che il documento venga assunto dal Procuratore della Fip per stabilire, se possibile, se l’autore può lanciare accuse alla Fip  a nome di 600 arbitri, perché il plurale maiestatis – si sa- è concesso solo ai re e ai papi, o se rientra in  una schermaglia di posizionamento in vista delle prossime elezioni Fip che, sembra, verranno anticipate a metà dicembre col ritorno di Petrucci al suo congedo dal CONI, a meno che una riforma Governativa stabilisca che un ex presidente non può tornare a fare il presidente di federazione, idem il  presidente (stipendiato) di CONI  Servizi in carica è incompatibile.  Sulla “casta” dei 20 arbitri, nessuno ci piove, ne parla dikffusamente anche il “de relato” di Baskettopoli in cui alcuni protagonisti del processo indicano un livello più alto, con nomi e cognomi.

Questo il testo:

“L’ultimo Consiglio Federale ha sancito che, in deroga ai Criteri di Impiego e Valutazione stabiliti per la stagione in corso, per la LegaA (e solo per la LegaA!) le dimissioni di un arbitro non rientrano nel computo degli arbitri da retrocedere e, nella fattispecie, le dimissioni del collega Gori, avvenute durante l’anno in corso, vengono respinte, salvando di fatto il penultimo della graduatoria, in questo caso Sardella che, guarda caso, è diventato ultimamente parte attiva dell’Aiap (il presidente Luciano Tola di fatto è esautorato e farà sapere le sue decisioni dopo il 3°0 giugno, l’avvocato Sardella che ne fa le funzioni è l’arbitro terz’ultimo in classifica e con le dimissioni respinte di Gori si è salvaton- guaarda la coincidenza –  dalla retrocessione, nda)

“Al di là dei nomi dei colleghi, dei quali sinceramente non può importarcene nulla, è una decisione di una gravità assoluta!

Ha di fatto sancito che la politica può derogare da ogni regola stabilita e che il Consiglio Federale può, opportunamente sollecitato, scavalcare ogni decisione tecnica assunta dagli Organi Federali.

Viene in pratica esautorato il Consiglio Direttivo C.I.A. che dagli arbitri è stato votato ed eletto, rinnegando per un solo caso particolare una regola dei Criteri preparato ad inizio stagione che lo stesso C.F. aveva approvato!

Dopo questa determinazione, l’attuale C.D. C.I.A. presieduto da Tiziano Zancanella rassegnerà le proprie dimissioni a far data dal 30.06, sentendosi di fatto sfiduciato dal C.F., per quanto attualmente l’Organo C.I.A. non è nominato dal C.F. ma eletto dai tesserati C.I.A..

Potete facilmente immaginare gli effetti di questa scelta sui nostri campionati.

Viene arrestato il processo di valorizzazione tecnica dei giovani arbitri, viene vanificata la volontà di ricambio generazionale, ma, soprattutto, apre le porte alla restaurazione di vecchi sistemi, in cui le scelte politiche, con la salvaguardia dei privilegi acquisiti, determineranno nuovamente le classifiche e le conseguenti promozioni.

Inoltre, la sempre più probabile candidatura alla Presidenza Federale di persone che hanno già in passato ricoperto tale carica, dando una matrice strettamente politica ad ogni organismo tecnico, darà ancora più forza alle vecchie logiche e si ritornerà a far prevalere interessi politici di pochi arbitri della LegaA sulla opportunità tecnica di rinnovamento e ringiovanimento delle liste arbitrali.

Dovremo continuare a ponderare le nostre scelte, provando a difendere la nostra reale conquista di questo ultimo biennio: la possibilità di sedersi attorno a un tavolo a dialogare o quantomeno ad ascoltare in maniera diretta le linee guide del vertice, con la speranza che 600 arbitri nazionali non tornino ad essere ostaggio di 20 arbitri di LegaA e, contestualmente all’addio di questo C.D. C.I.A., di non vedere nuovamente richiusa ogni porta”

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