Se Zancanella ha 31 arbitri contro, perché rimane al suo posto?

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I 19 arbitri sospesi per non aver indossato la divisa regolamentare nelle gare del 17-18 marzo  sconteranno la sospensione decretata dalla Commissione Giudicante Nazionale fino all’11 aprile, e quindi sono fuori dal turno pasquale. La motivazione del provvedimento è riferita agli articoli 2 (Obbligo di lealtà e correttezza) e 123 (Sospensione) del Regolamento di Giustizia.

Si tratta di Roberto Begnis, Maurizio Biggi, Evangelista Caiazza, Renato Capurro, Roberto Chiari, Giampaolo Cicoria, Fabio Facchini, Massimiliano Filippini, Marco Giansanti, Gianluca Mattioli, Mauro Pozzana, Giorgio Provini, Davide Ramilli, Dino Ena Seghetti, Luciano Tola, Francesco Di Giambattista, Andrea Masi, Roberto Materdomini e Pasquale Pecorella.  Alcuni di questi nomi figurano nel “de relato” di Baskettopoli, anche se non è scattato alcun provvedimento. Una delle tante cose inspiegabili e, del resto, quello di Luciano Tola, il presidente  CIA dell’autogestione, è un caso paradossale di questi “veli” fluttuanti: si trova infatti in compagnia di quei capataz del fischietto che poi l’hanno sfiduciato costringendo a dimettersi e successivamente con un renversè di 180 gradi gli hanno assicurato voti per diventare presidente dell’Aiap.

Tornando alla Giudicante, adesso analogo provvedimento scatterà per gli altri 12 della protesta inscenata nelle gare del turno successivo di Legabasket e LegaDue.

Intanto Zancanella, che credo (speriamo)  stia facendo un buon lavoro in chiave di rinnovamento, si dimostra mancante della dovuta rappresentatività per prendere decisioni e sanare i contrasti.  Avrebbe scritto, raccontano,  una lettera accorata agli arbitri  che non ha provocato il minimo interesse, giusto per far sapere che lui è ancora lì. Dovrebbe invece di rimettere il suo mandato perché se 19 + 12 fanno 31, significa che la maggioranza dei fischietti, quelli che l’hanno eletto, non hanno più fiducia in lui. Oggi è sostenuto solo da quel gruppo di comitati regionali che gli hanno procurato il consenso, Veneto, Emilia e Toscana e che difatti gestiscono coi loro uomini  là dentro il direttivo.  E naturalmente l’atto d’imperio di Meneghin di ricorrere contro la sua  Giudicante che ha deciso per il reintegro, attraverso la Giustizia Sportiva, dell’arbitro Giovarosa  retrocesso per vizio fa ritenere che  non vuole far saltare il CIA.

Non parliamo poi dell’aperta  e troppo urlata contestazione nel corso di un consiglio federale all’operato del presidente del CIA da parte del n.1 di Legabasket, per difendere il lavoro dei designatori. Posizione sulla quale il CIA non ha tutti i torti, e  che non è più sostenibile alla luce di queste diatribe interne (e dei verbali di Baskettopoli, vedi il “de relato”), se vogliamo arrivare nel clima giusto alla finale scudetto. Per la cronaca il designatore-dominus è consulente pagato dalla Lega di A, per la precisione 50 mila euro più rimborsi spese, che per 5 anni fanno una bella sommetta. Ci comperi una casa. Questa è un’altra delle tante anomalie di una convezione de jure non legittima, e che il CONI non ha mai controfirmato proprio per i vizi palesi riscontrati ma che de facto non viene stracciata.

Vedremo se il Consiglio federale del 13-14 aprile – strana coincidenza, viene convocato primo dell’inizio del dibattimento  di Baskettopoli :ma siamo sicuri non ci siano altri vizi formali, quando da tre anni  siamo ai blocchi di partenza ? –  avrà la forza di sciogliere l’Aiap. E promuovere un’inchiesta nell’attività dei designatori o perdonerà per l’ennesima volta una parte “contaminata” del basket che garantisce stipendi e sinecure  per punire  “maramaldescamente” invece la protesta-soft  e riuscita a larga maggioranza delle 186  società dilettanti – che coprono tutto il territorio nazionale –  facendo passare la Riforma e mettendo fuori dai campionati nazionale la Serie C.

Enrico Campana

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