Arriva la Coppa Italia, banco di prova della macchina arbitrale

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Dal 7 al 10 febbraio al Forum si assegna la Coppa Italia. Dal 2009 è l’evento che regolarmente suscita polemiche tossiche. Vengono ricordate quasi più le “faccende” degli arbitraggi  che le grandi giocate e le partite. Dai calci alla porta di un presidente alla stanza degli arbitri fino a quelle dell’Armani della scorsa edizione. Potremmo sbagliarci,ma  non sembra che la promozione di Legabasket per l’evento imminente  sia pari di quella creativa  della collega spagnola, con tanto di sorteggio in un ambiente storico all’aperto, come si fa per la Coppa Davis.

Sapete invece qual è la cosa che sta più a cuore  al  presidente dei club?. Pensare agli arbitri!…Sembra  infatti che la preoccupazione, espressa con una telefonata al Cancelliere della Fip che, sappiano, è anche il Supercommissario CIA, sia quella di essere sicuro sulla lista dei primi 10, con tanto di nomi e cognomi. Al che il vice-presidente Laguardia, con la proverbiale cortesia, gli ha ricordato che “da quest’anno gli arbitri li gestiamo noi”. Conferma la telefonata e,  notizia in anteprima, preannuncia  il sorteggio pubblico dei 12 arbitri, a Roma quello dei quarti e  per semifinali e finali invece direttamente a Milano.

 E’ tale l’ovvietà macroscopica della  richiesta del presidente di Lega, che in questo momento avrebbe ben altro da fare,  che balena un sospetto.  Si tratta della cultura del sospetto, o  di cosa ha paura? Perse le guarentigie, cosa può  pretendere ancora? E’ pacifico  che  vadano in campo i migliori, gli arbitri sono atleti,  arciscontato scontato che siano gettonati i più in forma e sicuri. Se lo pretende la Lega, amici cari,  si tratta però di un’invasione di campo come sembra  peraltro, detto off the record,  stiano facendo alcuni club  per conto proprio. Il Cancelliere aveva chiesto che l’argomento arbitri doveva essere tabù, ma  molti come si vede ci provano ancora.

E’ cambiato davvero qualcosa nella gestione arbitrale?. Eravamo convinti di sì, anzi entusiasti,  fino a quando ai primi di gennaio, alla smazzata del secondo trimestre delle fasce arbitrali, per  la scelta dell’èlite di Coppa Italia, che vale da 1 a 3 mila euro e i riflettori della Tv,  è arrivato il  segnale strano la  retrocessione di Tolga Sahin . Fischietto turco,  italiano ammogliato con tanto di laurea e stile e serietà,con massima  reputazione internazionale e al pari livello di  Lamonica in campo e   fuori dalle conventicole. Al suo posto, guarda il caso, è rientrato in prima fascia l’arbitro più discusso d’Italia, le cui gesta sono narrate dal web,  si leggono sui verbali di Baskettopoli e ne hanno fatto una leggenda metropolitana. Ma più lo mandi giù, e più lui torna sù,  e l’ennesimo veloce recupero  ha fatto naturalmente  arricciare il naso in previsione del primo trofeo dell’anno. Il cui  risultato, per i club, vale oro, può condizionare nel bene o nel male una stagione e “salvare anche qualche carrierea” se andiamo a vedere la vicende interne delle squadre favorite.

Purtroppo è così,  questa riforma non convince. S’era parlato di sorteggio ed ecco invece  le fasce arbitrali per confermare le designazioni di Colucci e Paronelli. Non prediamoci in giro, si tratta due cose diverse, anche se oggi  si è fatta almeno un po’ di giustizia e  Lamonica e Seghetti vanno a Siena dove non li mandavano mai”.

Francesco Grotti  vede certamente un nesso fra la richiesta della Lega di una certa lista  e questa riforma imperfetta, buona nelle enunciazioni ma dove ancora   il germe “castista” si agita. Vedi la vicenda di Zancanella, ex presidente, sfiduciato dagli errori  e dal  suo  consiglio anche se due collaboratori, i più stretti,  ricompaiono nell’organigramma  CIA in altre vesti.

Grotti è il  primo arbitro del famoso spareggio scudetto Livorno-Milano colui che a pieno titolo, con la qualifica di “benemerito”, ex componente dell’Ufficio Inchieste e della Corte Federale,  letto di Baskettopoli andò da Meneghin  consegnandogli un memorandum per aprirgli gli occhi. Bastavano due settimane per cambiare  le cose. Tante grazie a chi s’è visto. Per sette anni,invece, grazie a una Convenzione improbabile se non inaccettabile, dove si accetta il mercanteggiamento arrogante per il   designatore “ quota Lega”, i vivai, i premi di produzione, le formule senza invece pensare a un patto di sviluppo di tesserati, gioco, trasparenza e così via. Con uno stipendio di al 60 mila euro un proprio consulente, per le trasferte rimborsato però dalla Fip fino a un anno fa, un bruscolino rispetto ai 3-4 milioni che costano gli arbitri in Italia ogni stagione,  Legabasket  ha messo il cappello sulle designazioni. I designatori erano diventati più importanti dei commissari, degli istruttori, della Fip, di Meneghin, degli arbitri stessi! Da quel giorno il fiume delle polemiche si è ingrossato pericolosamente,  si sono letti verbali che dicono e non dicono, sono arrivati esposti alla Magistratura. O  denunce alla Polizia, come quando ci rubano  la macchina.

Ci siamo sempre tenuti fuori da queste storie, senza mettere la mano sul fuoco nella migliore e la peggiore delle ipotesi  ma registrando e raccontando giornalisticamente cosa succede, per l’interesse del basket e di tutta la carica vitale che sprigiona e il piacere di considerarlo ancora  un fenomeno sportivo-sociologico all’avanguardia e inattaccabile.

Sono però in molti a credere  che la riforma del CIA, il cui  terminale  doveva  il passaggio al  sorteggio, sia  un’opera incompiuta.  La fasce sono una ipocrisia pericolosa, servono a dare potere. E nonostante qualche innesto per avere un  “olio vergine” di qualità,  cominciamo a temere che  la riforma  incompiuta rimarrà. Sono in molti a credere che quel  malvezzo portato alla luce dal tenace magistrato di Baskettopoli  non sia stato estirpato, vedendo  molte figure   discusse nel giro o lavorare ancora sotto traccia,  riciclati o infilati  in altri ruoli nella struttura: e qui Petrucci è chiamato subito ad intervenire, sollecitando il suo Alter Ego,  e  correggere – se  ancora è possibile – il correggibile.

Si è in presenza di “mani troppo sciolte a livello valutativo“, troppe discrezionalità, troppe libertà non codificate a nessun livello, come la comica storia delle trasferte-vacanza dei Commissari. Una figura superpartes non stonerebbe cominciando con l’ufficializzazion del presidente del CIA in pectore, il sub-commissario Petrosino  con l’ausilio di una selezionatissima “task force” di forte sapore istituzionale, fuori dalle brighe trite e ritrite del settore. Fuori subito i nomi  “con le mani in pasta..” Che andrebbero “rettificati” come i “cilindri di un’automobile”, quando perde potenza di spinta.

Oggi  invece ritroviamo addirittura – e stentiamo a crederlo – colui  squalificato per diversi anni per una storia legata al mondo delle scommesse. Invece è ancora lì,dirige il traffico, il suo nome sta scritto nei verbali, mica si tratta di chiacchiere da bar.

Mi è perso strano che Gianni Petrucci, nella sua relazione, abbia chiesto un  giro di vite nei comportamenti, un appello al senso morale dello sport ben espresso invece  quando nel 2009,  da presidente del CONI, bacchettò la Fip invitandola a tirare fuori dal cassetto i  risultati dell’indagine del PM.  Come al tempo, molti del  basket commettono l’errore di  sottovalutare il processo di Reggio Calabria,  certi ormai della prescrizione per lo scorrere  lentissimo dei tempi. Sono passati già tre anni, con alcuni patteggiamenti, e  se per sentire – ad esempio –  la prima parte della relazione del responsabile del servizio delle intercettazioni telefoniche occorrono sei mesi,  si capisce che non si arriverà mai alla fine del viaggio. E Baskettopoli diventerà  un altro dei tanti italici misteri.

La Fip  ha “assolto” o perdonati  in questi anni  soggetti che il calcio avrebbe radiato o preso semplicemente a..calci. I gestori del basket  considerano purtroppo  ancor oggi quelle pagine dei verbali  come storie  di compagni di merende, di un mondo minore,  che giravano l’Italia visitando  buoni ristoranti. Quando invece  il  magistrato ha scritto di “malaffare”  ammonendo la Fip a vigilare attentamente sull’andamento dei campionati.  E gli sfugge che i capi degli arbitri sotto accusa indicavano – come si legge nel “de relato” – un sistema parallelo, e anche più alto, come sottolineava  il titolo di un’intervista alla Gazzetta dello Sport  col collaboratore più vicino all’accusato numero uno. Siamo sicuri che questa opera di bonifica e vigilanza sia stata fatta, e in profondità?. Si è preso atto che gli esposti di Roma e Milano hanno lasciato l’amaro in bocca, sia per le procedure e  il finale  enigmatico e  (velatamente) contraddittorio della giustizia sportiva?.

Spero sia stata considerata  con la dovuta considerazione, con il ritorno di Gianni Petrucci, la decisione del Collegio Giudicante con l’aggiornamento  del Processo detto “Baskettopoli” di questo lunedì di  respingere  la richiesta delle difese di derubricare il reato di “associazione per delinquere”. Il “de relato “, in presenza di altri fatti e sorprese sempre  possibili in procedimenti del genere,  e di un  dibattimento che deve ancora iniziare, crediamo sia sempre una spada di Damocle da non sottovalutare.

La macchia d’olio nel frattempo intanto si è allargata, i verbali sono diventati  pubblici, c’è chi si è costituito parte civile, chi ha spiccato querele  temerarie o le ha subite. E infatti è di questi giorni la notizia che uno scrittore-blogger che,citato in giudizio, avrebbe chiesto la comparizione degli arbitri “chiacchierati” sui verbali  per provare quanto scritto.  Sull’iniziativa cercheremo di saperne qualcosa di più e darne conto quanto prima ai lettori.

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