Nba, lockout: New York sede di trattative. Si ricomincia

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Il nulla di fatto che ha seguìto le miriadi di riunioni con per protagonisti i giocatori dell’Nba e i proprietari di franchigie lo abbiamo raccontato in migliaia di occasioni. Non sono servite a niente perché di mezzo ci sono interessi economici che – da una parte e dall’altra – nessuno vuole vedersi sminuire.

 Allora, il lockout, che sta per serrata – dire sciopero pare francamente troppo anche a chi di Nba vivrebbe quotidianamente – rischia di protarsi per l’intera stagione in barba alle previsioni più ottimistiche: quelli che avrebbero giurato che fosse solo un fuoco di paglia. Tra essi, confesso, anch’io. Perché? Provate a perdere milioni di euro in un anno: ci pensereste su per bene.

Convinto che alla fine il campionato avrà inizio – in qualche maniera avrà inizio – riporto per inciso une per dovere di cronaca. Le riunioni a New York sono riprese: nella giornata di oggi – quando in Italia sarà già notte nella Grande Mela è probabile che si stia andando avanti a discutere a oltranza – sono attese grosse novità. Grasse novità a quanti zeri???? La domanda che mi pongo con frequenza ormai costante è sempre la stessa: come farà mai uno come Dwyane Wade (cioè: grande cestista ma il personaggio… per carità!) a rimanere inchiodato sul seggiolino per ore senza scomporsi nè alterarsi? Non ce la farà: infatti, ha preso parte a una riunione  e a momenti era rissa generale. Comunque.

Dopo l’annullameto dell’intera preseason e il quasi sicuro rinvio della regular season (inizialmente prevista per il primo novembre) nessuno ha voglia di sbilanciarsi: l’intesa sul nuovo accordo collettivo e la ripartizione delle risorse sono tematiche che scottano e gli accordi in questione potrebbero spostare da una parte o dall’altra della bilancia milioni e milioni di euro. Stando al contratto scaduto lo scorso 30 giugno, ai giocatori spettava il 57% della torta mentre ora, a causa di perdite economiche pari a 300 milioni di dollari nell’ultima stagione, i proprietari vogliono ridiscutere al ribasso. La divisione del 50 e 50 era una mediazione che pareva ragionevole ma i cestisti hanno rifiutato: ora resta da capire che margini vi siano, per davvero, per trovare un punto di incontro.

Ah, già che ci sono: a ‘sto punto mi preme ricordarlo. La Fiom ha indetto lo sciopero nazionale di otto ore degli operai Fiat per il prossimo 21 ottobre. Si battaglia per qualche spicciolo e la garanzia di una rappreentanza che rischia di sparire. Si lotta perchè tra cassa integrazione e licenziamenti, le prospettive di assunzioni paventate dall’azienda sembra siano parole gettate al vento. Messa lì: sarebbe imperdonabile sapere cos’è il lockout e ignorare cosa sia uno sciopero. Uno vero, voglio dire.

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