Se Siena sta a guardare, declassiamo la Montepaschi e Minucci?

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Non ci credo. Non sembra vero. E alla fine, lo so, Siena lascerà un’impronta grande così sul tracciato segnato dai club che fino a ieri stavano a guardare. Quant’è che la città del Palio e di Cecco Angiolieri non rimaneva in stand by per lasciare che fossero gli altri a fare? Io, giacchè sono anni, non lo ricordo quasi più. Da più di un lustro, Ferdinando Minucci stava davanti a tutti. Che fossero venti passi, tre centimetri o un’unghia, che importa.

Ma davanti, il patron dei toscani che non a caso in cinque anni si sono sfamati gozzovigliando quasi in solitudine al banchetto della A1, ci stava in ogni caso. E ha continuato a tenere la testa davanti agli altri, Minucci, fino a poche settimane fa. Verrebbe da dire fino a qualche giorno fa. Quando, per come la si volesse girare, l’acquisto di un certo Juan Summers – lungo di livello – potesse fare il paio con quel fenomeno che si è mostrato Bo McCalebb anche nelle file di una nazionale – quella macedone – che presa e misutìrata metro per metro sembra giustappunto misurare quanto Siena. Tra giganti – in senso traslato e letterale – la Montepaschi restava il gigante. Tra colossi – intesi economicamente e storicamente parlando – la Montepaschi restava il colosso. Ma poi.

Pa pa pam. Due giorni a guastare una percezione figlia di meriti acquisiti sul campo. Crisi economico finanziaria a parte – ma se Standard & Poor’s decide di declassare sette banche italiane un buon segno non lo è neppure per chi se l’è finora scampata – arriva la mazzata che non ti aspetti. Perchè avremmo potuto semmai ipotizzare difficoltà legate alla congiuntura socio economica del periodo, non certo immaginare che il basket – quello che conta per davvero – non passa più solo – e in primo luogo – per Siena.

Non tanto per analisi legate alla statistica – e dice la statistica: la probabilità di continuare a vincere diminuisce in maniera direttamente proporzionale a quanto si vince – quanto per il fatto che – pa pam: Milano; pa pam: Bologna – il paginone di apertura oscura le facce vincenti di Siena. Montepaschi in terza, quarta pagina. Chi se lo ricorda più, quando è stato.

Neppure Simone Pianigiani nelle vesti di commissario tecnico dell’Italia ha saputo tenere alta la bandiera (nè il tricolore nè il vessillo toscano di cui è egregio rappresentante per meriti professionali). Danilo Gallinari all’Armani Jeans riporta indietro nel tempo: non solo per il ritorno del figliol prodigo che nella città meneghina ha lasciato il cuore ma perchè colpi di tale effetto non appartenevano più alla dirigenza Olimpia da una decina d’anni.

Serviva il buon Giorgione re dell’alta moda a insegnare cosa volesse dire fare tendenza. Le voci di Kobe Bryant a Bologna hanno un effetto ovviamente maggiore: altisonanza e spettacolo alo stato puro, stiamo parlando del migliore di tutti che, non dovesse arrivare, lascia campo libero non a uno qualsiasi ma a un tale che di soprannome fa Manu e di cognome Ginobili. Magari arrivano entrambi.

E allora che fai, se sei la Montepaschi Siena annata 201172012, il club da battere e alla ricerca conclamata del sesto tricolore di fila? Da Minucci ci si aspetta una pronta replica: non dfoss’altro, a questo punto, per mentalità. E quella di Siena, checchè se ne dica, è mentalità vincente. Quel colpo potrebbe essere Andrea Bargnani, cui – allo stato attuale – Gallinari non può ancora paragonarsi nè per carisma nè per incisività oppure – perchè no – quel colpo potrebbe essere un non colpo.

Lasciando lìorganico così com’è per dimostrare, ancora una volta, che lo strapotere senese va ben oltre il nome di richiamo. Sarebbe, a conti fatti, una grande sfida anche così: vincere a Bologna contro Kobe Bryant. Simona Ercolani di “Sfide” ne farebbe uscire un documentario. Avrei voglia di godermela, Siena che sfida i campioni per sminuirne la grandezza. Poi, però, non posso evitare di pensare al fatto che se pure la Montepaschi si mettesse a pescare nello stagno della Nba dei titani ne beneficerebbe forse il sistema basket in generale. Allora, confesso, non so più cosa sperare di più tra le due opzioni.

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