Gallinari saluta Milano: “E’ un arrivederci”. I tifosi “Buon viaggio, orgoglio biancorosso”

Il Forum di Assago era tutto per lui, quasi stupito – dopo il Real Madrid d’Eurolega – di poter approfittare della sfida contro Cremona per vedere ancora Danilo Gallinari con la maglia dell’Armani Milano.Invece, il Gallo c’era, per quela che è stata a tutti gli effetti l’ultima gara – con vittoria per 80-66 – davanti al suo pubblico. Supporters tutti per lui, tra battimani e standing ovation.

Gli striscioni, uno tra gli altri:

“Buon viaggio Gallo, orgoglio biancorosso”.

Lui si avvia verso la Nba lasciando in dote 14 punti e lampi di classe pura: l’Emporio Armani ha disputato una delle più belle partite della stagione e ha saputo tenere a freno Cremona (e, tra tutti, un gigantesco Wafer, 22 punti). Scariolo ha utilizzato il Gallo con parsimonia e ha innescato un ballottaggio naturale tra Gallinari e Mancinelli. A fine gara, i saluti al pubblico e le interviste di rito:

Milano, il commiato di Gallinari: tifosi tutti per lui

Gallo, grazie di esiste,

è solo uno dei tanti striscioni che campeggiavano in un Forum di Assago che ha saputo sostenere l’Armani Milano nel migliore dei modi: la sfida di Eurolega contro il Real Madrid è finita male perché gli uomini di Sergio Scariolo, con la sconfitta, hanno un piede e messo fuori dalla competizione europea.

Per passare, ora servirebbe un miracolo fatto di perfezione (che l’Armani deve vincere sempre) e fortuna (si devono poi verificare, sugli altri campi, risultati a sorpresa). Eppure, a prescindere dal 65-72 finale, quella di ieri è staat la notte di Danilo Gallinari che ha raccolto l’abbraccio avvolgente di una tifoseria legatissima all’Nba player.

Nba, Gallinari saluta Milano con il Real Madrid?

Dopo la gara messa in archivio da EA7 Armani Milano, Danilo Gallinari potrebbe accingersi a disputare l’ultima gara con la compagine meneghina prima di fare ritorno in America, dove l’Nba parrebbe ripartire il giorno di Natale del 2011.

I Denver Nuggets, non appena si avrà un chiaro quadro della situazione, convocheranno il Gallo sollecitandolo a prendere un aereo: secondo il padre agente Vittorio, intervistato dall’Ansa, la situazione è ancora poco chiara:

“Bisognerà capire quando verrà ufficializzata la fine del lockout. Se fra l’8 e il 9 dicembre dovrà tornare a Denver, è difficile che Danilo possa giocare contro Cremona il 4 dicembre. La notizia è fresca, è difficile fare previsioni e Danilo ancora non ha un’idea chiara di quando dovrà tornare negli Stati Uniti. Dall’inizio si sapeva che prima o poi sarebbe dovuto tornare in Nba, lo sapevano i tifosi, i dirigenti di Milano e Danilo. Giocare a Milano è un’emozione particolare per lui e si stava riabituando al basket europeo. Tutti noi speravamo che potesse passare il Natale a casa, invece non sarà così”.

Gallinari resta a Milano che va anche su Tiago Splitter

I giocatori portano in tribunale la NBA che reagisce cancellando le partite dall’1 al 15 dicembre, ripresa a febbraio? Si riapre il mercato europeo, Casspi torna al Maccabi, Pau Gasol dice sì al Barcellona, che fanno Bargnani e  Belinelli?

  • Un altro lunedì nero per il basket,  salta ancora l’accordo con la NBA  che offre il 47 per cento degli utili mentre i giocatori sono irremovibili sul 52 per cento, e adesso la partita più difficile nella storia della Lega Professionistica si giocherà nel  tribunale del lavoro mentre  la NBA si è dovuta arrendere annullando  tutti gli incontri dal 1° al 15 dicembre, per cui  ormai  tanto mutilata la stagione potrebbe essere cancellata.
  • Dopo 3 mesi e mezzo di muro contro muro nella trattativa per il rinnovo del contratto con i proprietari della NBA, decisi a non mollare, soprattutto a cominciare da Micheal Jordan padrone dei Charlotte Bobcats,  i giocatori hanno deciso ufficialmente  di mettere fuori gioco il  loro sindacato  scioltosi a causa di un “disclaimer of interest”. Si tratta di una   formula  di risoluzione che in pratica   si adotta in presenza dell’impossibilità  di assolvere il proprio mandato.  Spezzatosi il rapporto fiduciario col sindacato, guidato da Billy Hunter, i giocatori hanno deciso di adottare le  stesse tattiche negoziali intraprese  con successo l’11 marzo scorso dal football americano (NFL). E adesso creano  un’associazione di categoria allo scopo di  intraprendere un’azione giudiziaria appellandosi alla Legge Antitrust che tratta le vertenze in cui una parte si sente schiacciata da un potere monopolistico in materia di diritto al lavoro.
  • In questa azione, i giocatori hanno puntato su due prestigiosi avvocati protagonisti su sponde opposte dell’ultima vertenza  contrattuale riguardante la NFL, ovvero Jeffrey Kessler  che rappresentava i giocatori e David Boies  che rappresentava invece  i proprietari e la Lega in una vicenda non meno spinosa di quella del basket.

Milano, storico sorpasso nel basket

Grazie a Gallinari-show nel finale, l’Armani fa 8-0 contro Siena che aveva preso il comando. Oltre alla star della NBA decisivi anche i canestri di Mancinelli e la difesa tecnica

  • Tutti in piedi al Forum, dopo 21 sconfitte consecutive (ultima vittoria il 18 marzo 2006) Milano batte Siena grazie a una superba partita gladiatoria, decisa da un 8-0 finale imperioso, proprio quando con un canestro di Anderson i senesi erano passati avanti (55-56)  a 1’52” dal termine fiutando il grande colpo. Però Gallinari ha detto no, ha artigliato il rimbalzo dopo il possibile +3 dei rivali, ha puntato a spada tratta contro la difesa senese, l’ha divelta di forza, fallo antisportivo di Kaukenas, 2 tiri liberi realizzati, rimessa per Milano e altri 2 tiri liberi segnati (e 5° fallo di Carraretto)  per la star in prestito dalla NBA grazie allo sciopero, e quindi l’Armani ripassa avanti 59-56 all’ultimo minuto. Siena accusa il colpo, Kaukenas rischia un passaggio a terra che Anderson  non s’aspetta, forse contro logica perché un lungo di 2,11 centimetri ha difficoltà a piegarsi per raccogliere la palla, fallo su Hairston, l’ex senese  che segna i 2 liberi della sicurezza, 61-56. E poi l’ultimo errore senese, e la schiacciata liberatoria di Radosevic che anche attraverso una serie di combinazioni astrali, vedi anche le sconfitte di Varese e Avellino (-35 a Venezia!) permette a Milano di restare sola in classifica al termine di una settimana indimenticabile.
  • CAMPIONI SEGNO MENOTutta l’Italia si aspetta la vostra vittoria”, aveva detto a Sergio Scariolo il giornalista di Rai Sport  nel pre-gara cercando di provocare un clima da Giudizio Universale del tutto fuori luogo, e con molta indulgenza e un po’ di stizza, alzando gli occhi al cielo, il tecnico aveva ribattuto che per risollevare le sorti del basket italiano ci vuole ben altro di un sorpasso su Siena, e se lo dice lui che ha vinto gli ultimi due europei alla guida della Spagna, la Mecca del basket continentale, bisogna prenderne atto. Milano ha vinto solo una partita, forse la più importante, ma non la guerra, Siena è forte, pensate che con ben 5 giocatori con segno meno nella valutazione (Zisis e Aradori -4, Rakocevic -2, Carraretto e Tomas -1), zero punti di Stonerook in 35 minuti (idem Aradori in 17 minuti)  ha avuto la palla per andare a più 3 a un minuto dalla fine, e sarebbe stato il sorpasso della vittoria. Quindi Milano si tiene lontano dai toni trionfalistici, apprezzabile il commento di Mancinelli che ha firmato i  vari strappi, anche con tiri da 3 punti che non sono la sua specialità, lasciando nel finale la scena a Gallinari: “Abbiamo fatto – ha detto l’abruzzese, partito nel primo quintetto –  una partita di squadra, l’importante era vincere, anche per l’ambiente, adesso dobbiamo concentrarsi sulla partita di Coppa col Partizan”.

Milano riprende quota con Gallinari

La settimana di Euroleague: l’Armani strappa 2 punti importanti in Belgio, ma deve battere il Partizan. Shermandini salva Cantù che arriva in cima alla classifica, a Barcellonba ko pesante di Siena.

  • Imbattute sono rimaste in due, Barcellona e Cska, hanno invece  incassato la prima sconfitta Panathinaikos, Siena e Caja Laboral, conquista credibilità  il Maccabi, 6 vittorie su 12 in trasferta, 8 gare decise con uno scarto sotto i 5 punti. Ancora a secco Zagabria e Prokom, prima vittoria dello Zalgiris, fra le stelle il migliore è Batum, il Nancy non è da sottovalutare con le sue individualità, da ultimo il centro nigeriano Akin Akingbala, 2,09, 28 anni, studi a Clemson University, top scorer della giornata con 26 punti.
  • Nei due big match della 4.a giornata il Cska fa il colpo sul campo del Panathinaikos campione d’Europa meno forte individualmente di quello vincitore a Barcellona, con Diamantidis che non segna nemmeno un canestro su azione ma in difesa ci da dentro, con 11 giocatori impiegati da coach Obradovic nelle rotazioni. Per Siena -17, massimo scarto della giornata, a Barcellona, perché non bastano i progressi di Igor Rakocevic per risolvere i problemi che derivano certamente dalla difesa (impossibile vincere subendo 92 punti), dal gioco di ottima fattura della squadra di punta del basket spagnolo (23 assist) grazie all’innesto del play italo-brasiliano Marcellino Huertas (mister assist dell’Euroleague) e di Chuck Eidson, lo yankee tuttofare arrivato da Tel Aviv. Siena capisce che il suo centro Anderson, ex catalano, non può risolvere i problemi, va a tirare frequentemente da 3 invece di andare da sotto, Stoneroook -1 e zero punti in 23 minuti, in Europa un giocatore che non graffia, mentre Aradori non comincia bene nel 5° e sparisce, mentre Moss ripiomba nel grigiore e Michelori manca per una tallonite. I problemi a rimbalzo, a livello europeo, sono gli stessi dell’anno scorso e se non sarà possibile tesserare  Omar Thomas per la vicenda del passaporto falso, dovrà cercare un pivot perle rotazioni dopo aver chiuso il rapporto con de Juan Summer.

VIDEO EA 7 Milano – Cimberio Varese 89-75: Forum in piedi per Gallinari

Emporio Armani Milano 89
Cimberio Varese 75
(21-18, 44-40, 73-55)

  • EA7 MILANO: Cook 11, Mancinelli 10, Fotsis 10, Bouroussis 8, Nicholas 16, Melli 2, Radosevic 4, Hairston 12, Gallinari 12, Giachetti 1, Rocca, Filloy 3. All. Scariolo.
  • CIMBERIO VARESE: Hurtt 6, Ranniko 3, Diawara 26, Garri 9, Kangur 6, Stipcevic 13, Reati, Fajardo 4, Ganeto 7, Talts 1, Zattra ne, Bertoglio ne. All. Recalcati.
  • ARBITRI: Sabetta, Lo Guzzo e Bartoli.
  • Note – Tiri liberi: Milano 22/29, Varese 16/26.
    Tiri da tre: Milano 9/22, Varese 11/28.
    Rimbalzi: Milano 36, Varese 33.
    Usciti per 5 falli: nessuno. Spettatori: 8.500.

Lontano tre anni da Milano. Distante dal Mediolanum Filaforum che nel frattempo ha cambiato nome almeno quattro volte. Sponsor che arriva, nome che trovi. Rivestire così la maglia dell’Armani Milano è stata un’emozione straordinaria. E lui – Danilo Gallinari – che il derby con Varese non lo avrebbe mai potuto dimenticare dopo averlo giocato in più di una circostanza – per intensità, per rivalità  ma soprattuttop erchè lo chiedono i tifosi, di vincere il derby – ha calcato il parquet di Milano con l’emozione di un debuttante.

Poco importa che abbia avuto a che fare con la gente di Nba. E poi Sergio Scariolo: fresco di titolo europeo come tecnico della Spagna, il coach aveva voglia di farlo vedere anche agli scettici. Milan l’è ‘n gran Milan. Mamma che Armani. Gallinari – mentre il pubblico di casa – a proposito, palazzetto gremito all’inverosimile – ne seguiva movenze e assist e tiri e allunghi e penetrazioni (anche le pause in panchina, ne seguiva) è stato accolto come un Re. E Danilo ha ricambiato. Entrando a pieno titolo negli schemi locali e senza strafare per far federe chissachè: semplicemente, efficace e concreto. Poi certo, l’affondo tant per ricordare che lui gioca nei Pistons, quello è arrivato con cadenza costante.

Milano, canta il Gallo: “Siena scordi lo scudetto”. Follia e fame, direbbe Jobs

Lockout Nba, il corteggiamento di Sergio Scariolo, l’accordo senza bisogno di perdere tempo. Stretta di mano, intesa raggiunta. Per Danilo Gallinari il ritorno a Milano somiglia alla rimpatriata di un figlio assente da casa da un paio di anni. Nella valigia metto: spazzolino, snickers, l’iPad, quel pezzo di Detroit che mi piace tanto e poi.

Poi, nel bagaglio del Gallo, una fame grande così. In barba alla serrata, ai Pistons, alle luci a effetto di un’America che ora sta lì. Lontano sette ore di volo, una vita fa. Una fame che verrebbe da renderla manifesta con quel disegnino di una mela appena morsicata, un’America appena sveglia. Il primo giorno senza Steve Jobs. Danilo lo ha scoperto in mattinata: come la maggior parte di noi, come la quasi totalità dei quotidiani, finiti in stampa senza aver riportato la notizia. Tutti, tutti meno uno: e allora, per una tempestività simile e la riflessione che ne valesse la pena nonostante il costo dispendioso, al Corriere della Sera vanno fatti i complimenti. Erano le due di notte, nella penisola. E anche Danilo, forse, dormiva. Adagiato con il senso di fame che si alimenta giorno dopo giorno. Allenamento su allenamento. Come se fosse ancora lì, sballottato nella costa occidentale degli Usa a dimostrare di potercela fare.

“Siate folli”, avrebbe detto Jobs. E quel figlio meneghino, capace di fare ombra – per la maestosità fisiognomica – quanto le guglie del Duomo, folle lo è stato per davvero. Credere, sudare, provare. L’Armani Jeans, nella fase adolescenziale, era un sogno da coltivare. Rimbalzo su rimbalzo su rimbalzo. E a furia di rimbalzi, poi finisce che diventi grande. L’Armani Jeans, a distanza di pochi anni, era già una certezza consolidata. E a quel punto servivano altri sogni, altri obiettivi.

“Siate folli”, ha ripeturto per una vita Jobs. A se stesso, ai giovani. E quel giovane con la faccia pulita, i tratti somatici gentili, piedi lunghi così. Lui folle non ha mai smesso di esserlo. New York e Detroit, a distanza di pochi mesi. Un sogno messogli tra le dita e lui. Spam, schiacciata in faccia ai pessimisti. Agli scettici. Spam, a canestro con una mano a segnare il +2. Altro che l’America, se finisci per averla. Non ti basta più nemmeno quella.

Se Siena sta a guardare, declassiamo la Montepaschi e Minucci?

Non ci credo. Non sembra vero. E alla fine, lo so, Siena lascerà un’impronta grande così sul tracciato segnato dai club che fino a ieri stavano a guardare. Quant’è che la città del Palio e di Cecco Angiolieri non rimaneva in stand by per lasciare che fossero gli altri a fare? Io, giacchè sono anni, non lo ricordo quasi più. Da più di un lustro, Ferdinando Minucci stava davanti a tutti. Che fossero venti passi, tre centimetri o un’unghia, che importa.

Ma davanti, il patron dei toscani che non a caso in cinque anni si sono sfamati gozzovigliando quasi in solitudine al banchetto della A1, ci stava in ogni caso. E ha continuato a tenere la testa davanti agli altri, Minucci, fino a poche settimane fa. Verrebbe da dire fino a qualche giorno fa. Quando, per come la si volesse girare, l’acquisto di un certo Juan Summers – lungo di livello – potesse fare il paio con quel fenomeno che si è mostrato Bo McCalebb anche nelle file di una nazionale – quella macedone – che presa e misutìrata metro per metro sembra giustappunto misurare quanto Siena. Tra giganti – in senso traslato e letterale – la Montepaschi restava il gigante. Tra colossi – intesi economicamente e storicamente parlando – la Montepaschi restava il colosso. Ma poi.

Pa pa pam. Due giorni a guastare una percezione figlia di meriti acquisiti sul campo. Crisi economico finanziaria a parte – ma se Standard & Poor’s decide di declassare sette banche italiane un buon segno non lo è neppure per chi se l’è finora scampata – arriva la mazzata che non ti aspetti. Perchè avremmo potuto semmai ipotizzare difficoltà legate alla congiuntura socio economica del periodo, non certo immaginare che il basket – quello che conta per davvero – non passa più solo – e in primo luogo – per Siena.

Non tanto per analisi legate alla statistica – e dice la statistica: la probabilità di continuare a vincere diminuisce in maniera direttamente proporzionale a quanto si vince – quanto per il fatto che – pa pam: Milano; pa pam: Bologna – il paginone di apertura oscura le facce vincenti di Siena. Montepaschi in terza, quarta pagina. Chi se lo ricorda più, quando è stato.

Le furie rosse di Scariolo, dopo l’Europeo c’è Gallinari

Mamma mia! Sergio Scariolo lo immaginiamo con le dita incrociate. O a toccare ferro. Forse, di nascosto da tutti, si gratta. Perchè se si è fatto trenta – con l’approdo di Danilo Gallinari a Milano nelle file dell’Armani – ora si potrebbe pure sperare di fare trentuno. Che magari il lockout possa durare un po’. Un bel po’. Egoisticamente lo speriamo un pochino pure noi, non foss’altro per guardare fenomeni così a pochi metri di distanza e non più da uno schermo che riesce spesso a farci incantare ma non sa di certo abbattere distanze che si sentono eccome.

Che vorresti essere lì: a Boston, Dallas, Minnesota, Miami e ovunque vi sia lo spettacolo della Nba. Ecco perchè nonostante il campionato americano manchi parecchio (anche se l’Europeo di Lituania appena concluso ha contribuito a lenire tale mancanza), l’Italia potrebbe finire col beneficiare di tale situazione. Mamma mia! Sergio Scariolo, la cui presenza sulla panchina di Milano tanto ha inciso nella vestizione “in jeans” del Gallo, lo abbiamo ascoltato raggiante nonostante cercasse di restare freddo e oggettivo come nella migliore tradizione del ruolo.

Secondo chi l’ha ascoltato, tutttavia, l’emozione era grande. Del resto, lo andava ripetendo da sempre: il solo cestista che avrebbe avrebbe accettato di integrare in rosa per un periodo limitato di tempo sarebbe stato Danilo Gallinari. Lo sapeva di già? E da quanto? O, più verosimilmente, ha indirizzato gli eventi proprio lì. Due indicazioni al tom tom, il satellite che connette, la strada che porta a destinazione. Tom tom Olimpia, nella circostanza, ha afferrato il concetto al volo e Scariolo, fresco di titolo europeo con la nazionale spagnola di cui è commissario tecnico, si è bevuto per due volte a distanza ravvicinata la seconda bottiglia di Berlucchi. Con chi abbia scelto di brindare l’arrivo del Gallo non è dato saperlo. Con patron Livio Proli? Con Giorgio Armani, main sponsor? Magari – buongustaio – se l’è scolata da solo. Intanto, all’annuncio ufficiale del Gallo, Scariolo ha dichiarato: