Questione arbitrale, il primo “regalo” per Petrucci

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Nota di Arbiter Elegantiarum

I regolamenti sportivi, si sa,  sono fatti apposta “per complicare le cose facili e semplificare quelle difficili…”. Regolano a modo loro, insomma a seconda del soggetto, della situazione, dei tempi, al punto che il famoso aforisma di Tommaso Campanella sembra  la stella polare  della gestione di molte federazioni e di cui la Federbasket è perfetta icona. L’arguto filosofo napoletano sosteneva infatti: “la legge per gli amici si interpreta e per gli altri si applica”.

Sarà un caso, ma tanto più farraginose le norme, tanto più cresce la conflittualità e scende la qualità depauperando le cosiddette risorse umane, nel senso che l’attrattiva o il sogno di far parte di un progetto producono un senso di sfiducia cronico e relativo senso di  mancanza di certezze. Un siffatto modo  per amministrare un’istituzione produce alla fine quello che in filosofia ha un termine poco usato, antinomia, per dirla come Kant. Si tratta di  una realtà a due facce, due contraddizioni auree, non fosse che poi bisogna scegliere quella migliore. Spesso la più conveniente e  la più facile. Oppure si decide di stare nel mezzo, o meglio si sguazza nel mezzo, cosa  ancora peggio dell’eventuale errore, perché si produce confusione e disorientamento

 Un caso classico  di antimonia  (per un lapsus freudiano, il mio pc scrive antinoia e devo stare attento a rileggere…) non poteva che ripresentarsi in un mondo al quale nel 2009 una Procura della Repubblica ha inviato ben 40 avvisi di garanzie più un ampio e intrigante de relato. Siamo a un rilancio della “questiona arbitrale” che  sembrava risolta nel migliore dei modi,  anche se purtroppo mancante più che mai del  sigillo finale.

Il  passaggio dal Commissario al neo- presidente dei CIA in pectore (Guglielmo Petrosino) per rispetto di Petrucci, non è avvenuto per questione dei tempi  per la sua rielezione. Non altri,  perché  sono 30 anni che non si muove foglia che lui non voglia. Ma ecco che gli è stato fatto come inopportuno regalo il  caso di Tolga Sahin che essendo  fra i migliori arbitri europei, ma retrocesso dalla fascia1 a fascia2, sembra con grande soddisfazione della “casta arbitrale” che continua a operare indisturbata, quando la Fip doveva fare come il saggio contadino togliere dal cestino le male marce le leva perché rovinano le altre.

L’antinomia, in questo caso, è anche Carmelo Paternicò, di cui su Internet si leggono le prodezze tecniche e no, come le storie di Baskettopoli  e il voler “eliminare” una collega che sarebbero costate la carriera a qualsiasi collega di altri sport. Non solo è finita così, in virtù di una prescrizione sulla quale ci sarebbe da discutere come tempi  lui è arrivato l’anno passato al n.3 della classifica nazionale sbugiardata dalla stessa Fip mentre  in Europa è un fischietto  di seconda-terza fascia. L’arbitro sicuro alla prima scrematura delle fasce  della gestione commissariale  è stato retrocesso dai valutatori, e quindi rimesso nelle posizioni precedenti ed è retrocesso Sahin. Ricordiamo che  Sahin è un giovane e brillante arbitro turco con laurea diventato  italiano  per fatidico incontro scopo nozze con lady italica conosciuta nel mondo dei canestri,  suggello di una storia d’amore che comunque calza con  la politica del passaportato  a un lato e dall’altro una venatura di antipatico razzismo .

Questo caso ha partorito un caso molto più complesso, e generale e una grana per Petrucci che non ama le grane . Per il prossimo anno, sarà chiaro questa antinomia e bisognerà decidere:  o il Designatore o le  odierne fasce arbitrali  introdotte dal commissario quando finalmente si chiedeva il sorteggio.

La domanda che occorre, a questo punto, rivolgere, sin da subito, al prossimo Presidente Federale Giovanni Petrucci: il Comparto Designazioni deve dipendere funzionalmente dal CIA, ovvero dal Settore Agonistico? Trattasi del settore competente alla gestione dei Campionati che deve garantire la regolarità dei campionati derivante da un cristallino del Comparto Designazioni.

Apparirebbe sensata la seconda  ipotesi, anche perché, se attualmente l’Ufficio Designazioni di un Comitato Regionale FIP dipende, non solo funzionalmente, dall’Ufficio Tecnico allora il parallelismo non può determinare altra convinzione e nessun altro tipo di valutazione se non quella che il Designatore deve sì collaborare con il Settore Arbitrale per la crescita della figura arbitrale, ma non deve essere assolutamente dipendente dallo stesso Settore Arbitrale, o se non tale, lo si evince in un certo senso…. come ora succube (le fasce arbitrali sono leganti e autoreferenziali!).

Se invece, non si ritenesse di  uscire da questo guazzabuglio, allora ben venga il Sorteggio integrale a cura della FIP, che la Lega stia fuori dopo quanto si è visto  negli ultimi 7 anni, con risparmio sulle  spese dei Designatori, destinate al budget del Settore arbitrale per costi, magari,  legati a fattori di natura tecnico-promozionale di cui se ne avverte la necessità di espansione.

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