E’ proprio vero: negli States non ci si annoia mai. Nonostante la prima notte Nba della stagione sia passata senza partite, non sono di certo mancate le polemiche. Questa volta però, non si tratta delle solite schermaglie sul perdurante: Shaquille O’Neal (nella foto ai tempi del Los Angeles Lakers nella stagione 2003-04 con Kobe Bryant, n.d.r.) ha infatti reso nota la sua autobiografia in cui ovviamente non risparmia accuse a due delle superstar più amate della Nba, Kobe Bryant e LeBron James. In “Shaq Uncut: My Story“, questo il titolo del volume molto atteso nelle librerie statunitense a partire dal prossimo 15 novembre, ma di cui sono già stati pubblicati alcuni estratti, il 39enne attacca il suo nemico numero 1, Kobe, ma anche uno degli ultimissimi compagni di squadra, LeBron, con cui ha condiviso la stagione 2009-10 a Cleveland.
“Kobe, io ti uccido” — Shaq riporta i lettori nella squadra del Los Angeles Lakers nella stagione 2003-04, l’ultima vissuta a Los Angeles del centro che ha chiuso la sua avventura Nba con 28.596 punti.
“Io sono sulla corda perché non ho un contratto per l’anno successivo – scrive Shaq nel suo libro -, Kobe lo è perché teme di andare in prigione (per le accuse di stupro, n.d.r.) e quindi continuiamo a punzecchiarci. Subito prima della stagione 2003-04 Phil Jackson e il resto dello staff ci invitano a non accusarci più pubblicamente, pena una multa. Ma Kobe che fa? Rilascia un’intervista in cui dice che sono grasso, fuori forma, e che stavo sfruttando l’infortunio all’alluce per avere più tempo libero e per convincere la dirigenza ad allungarmi il contratto. Aveva rotto la tregua, così alla successiva riunione di squadra dico a tutti che l’avrei ucciso. Lui si alza e mi guarda dritto negli occhi e mi dice: “Hai sempre detto di essere il mio fratello maggiore, ma quando è successa questa cosa in Colorado (le accuse di stupro, n.d.r.) non mi hai nemmeno chiamato. Pensavo che mi avreste supportato, almeno pubblicamente. Dovreste essere miei amici“. E così all’improvviso scopriamo che gli importava qualcosa di noi quando immaginavamo che non gliene fregasse nulla. A questo punto interviene Brian Shaw: “Kobe, perché dici così? Shaq ti ha invitato a un sacco di feste a cui non ti sei mai presentato, ti ha invitato al suo matrimonio e tu non c’eri. Poi tu ti sei sposato e non hai invitato nessuno. E ora che sei nei guai ti aspetti che prendiamo le tue difese?“. Shaw va avanti per un po’, ma quando la situazione sembra essersi calmata io mi alzo e dico a Kobe che l’avrei ucciso se avesse rilasciato un’altra intervista del genere. Lui mi risponde con un chissenefrega. Da quel giorno abbiamo chiuso“. Shaq scrive anche di un giovanissimo Kobe. “Era giovane e immaturo, ma tutto quello che sta facendo ora me lo aveva già detto. Ricordo quando in autobus mi diceva che voleva essere il miglior realizzatore dei Lakers, vincere 5-6 anelli ed essere il migliore di sempre. Io lo liquido con un sì, certo, ma lui mi guarda negli occhi e mi dice che vuole essere il Will Smith dell’Nba. Ricordo che in quella mia prima stagione (1996-97, n.d.r.) avevamo in squadra due matricole e li trattavamo piuttosto male: è un rito di passaggio in tutte le squadre Nba, ma noi forse siamo andati un po’ oltre. Derek Fisher, l’altra matricola, ha subìto senza lamentarsi. Kobe invece è andato dritto da Jerry West“.
CAPITOLO LEBRON JAMES, CLEVELAND 2009-10 — Ci sono altri punti interessanti nell’autobiografia. Come quella che riguarda la stagione 2009-10 in quel di Cleveland, quando Shaq venne acquistato dall dirigenza dei Cavs per convincere LeBron James a restare da free agent l’estate successiva. “LeBron era una star grandissima – racconta Shaq -, come lo ero io nel 2000 con i Lakers quando dominavo l’Nba. Mike Brown, il nostro coach, era una brava persona, ma stava sempre suilla corda perché nessuno poteva dire niente a LeBron. Volevano tutti che restasse, quindi gli permettevano di fare tutto. Ricordo una sessione video in cui il coach stava analizzando gli errori in difesa. In uno spezzone LeBron non ritorna dopo aver sbagliato un tiro, ma il coach non dice una parola e passa alla clip successiva, in cui Mo Williams commette lo stesso errore. E il coach lo riprende. Delonte West allora si alza e protesta, e il coach praticamente gli dà ragione. Non so se Kobe ascolterà Mike Brown (nuovo tecnico dei Lakers, n.d.r.), ma di sicuro LeBron non l’ha mai fatto“. In attesa che torni l‘Nba, quella giocata e non quella descritta nei libri, i tifosi dovranno accontentarsi della piccante autobiografia del mitico Shaq.