Il manuale del “buon designatore”

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Ragionamenti sulla querelle “Designatore No, Designatore Sì” e sul come scegliere la miglior terna per far crescere gli arbitri, il gioco  e la figura arbitrale

Nota del Marchese del Fischio

Leggo l’articolo “SARA’ LA GAZZETTA A DECIDERE SULLE DESIGNAZIONI ?” . Il problema, ormai definerei “catartico” delle “designazioni arbitrali” si è sempre affacciato nelle trascorse gestioni federali ed ognuno ritiene di poter individuare “metodologie” che dovrebbero far poi cessare le arcinote “dietrologie” che, comunque, allo stato di alcuni fatti, appaiono anche di possibile accettabilità e ripercorribilità.

Quindi al quesito: “Designatore Sì o Designatore No“, non è configurabile certezza alcuna in ordine al risultato che si vorrebbe raggiungere, se a tale equazione non si coniuga altro “aspetto fondamentale”: la “formazione professionale” di un “Designatore”. La sola prerogativa che potrebbe far preferire l’operato dell’uomo di fronte ad un ipotizzabile tecnicismo asfittico del sorteggio arbitrale che, comunque, si deve avere la convinzione assoluta di volerne concreta e piena applicazione.

Compito della figura del/dei “Designatore-i”, è un parallelismo tecnico-professionale, appunto, proiettato all’infinito per:

a) da una parte, per ogni gara e per l’indice di difficoltà che si prospetta, costituire, sì proprio “costituire” il miglior abbinamento delle tre “capacità tecniche” rilevabili in ogni arbitro della terna, le quali si devono tra di loro trasfondere anche a livello comportamentale,. Significa  quindi tre componenti valutative del rispetto delle norme di una disciplina del gioco giocato che dovrebbero fondersi amalgamandosi come tre “ingredienti” di una pozione valutativa che deve esprimere il miglior complessivo rendimento. E ciò, a tutela delle Società, la migliore soluzione valutativa possibile del “qui-ora”, ovvero per questa tipologia di gara, questa è la terna migliore identificabile;

b) dall’altra, in abbinata assoluta considerazione, anche la crescita di ogni singolo arbitro sotto il punto di vista oggettivo, per il tramite di abbinamenti che, così confezionati nella terna arbitrale, quando vanno ad amalgamarsi fra di loro, forniscono “valore aggiunto” all’arbitro che si ritiene debba ancor più potenziarsi nell’affrontare le sue valutazioni. E  qui è assolutamente pernicioso la posizione “fissa” di direttori di gara sempre quale “terzo arbitro”, oppure quale “secondo arbitro”.

In effetti, qualora dovesse ancora sfuggire, l’apporto della mia “consulenza”, specifico che l’arbitro in terza posizione è già visto da tutti come quello di minore esperienza e a lui nulla viene concesso e/o scusato in termini di eventuali errori, quasi sempre (fattore non noto a tutti) ad incominciare dai colleghi della terna, con frequente  incidenza significativa anche  poi dagli Osservatori arbitrali (dimentichi del grado di formazione di quell’arbitro), ed infine da parte dal pubblico presente in campo-Paradossalmente, soltanto gli allenatori riescono a limitare giudizi negativi, e c’é una ragione a tale frangente, in quanto loro comprendono benissimo che “un loro giocatore sempre in panchina, non potrà mai rendere alla squadra un progressivo rendimento!”

E allora la problematica “designazioni arbitrali” sarà sempre soggetta a “interpretazioni ex-post”, se non si comprenderà che occorre anche stimolare “professionalità” di difficile caratura come quelle dei “Designatori arbitrali” che, nell’affrontare il loro delicatissimo compito, devono avere anche il “coraggio”, devono “costruire l’arbitro” infondendo all’interessato di turno quel coraggio trasfuso necessario per affrontare le difficoltà del campo di gioco.

E, da ultimo, altro aspetto nella professionalità che i “designatori arbitrali” devono assolutamente curare: non devono mai “innamorarsi… tecnicamente… soltanto di . alcuni.. arbitri” o mai sentirsi addosso “il peso tecnico” di arbitri che seppur di valore, potrebbero avere un calo tecnico, spesso fisiologico in alcune parti del Campionato: se dovessero cadere in questi grossolani ed imperdonabili errori, allora fallirebbero a pieno nelle loro “responsabilità” nei confronti del Movimento: garantire alle società in campo il miglior apporto valutativo e garantire il progresso tecnico-comportamentale della figura arbitrale.

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