Esclusiva pallarancione.com, parla il poliziotto di Baskettopoli: “Un sistema marcio”

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Occhi puntati su Reggio Calabria. Il 18 aprile col principale imputato Giovanni Garibotti in aula per difendersi dal reato di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa amministrativa,  Baskettopoli dovrebbe finalmente entrare nel vivo, dopo 3 anni, cinque patteggiamenti. Nel frattempo la Cassazione ha respinto il ricorso di Campera, uno dei principali protagonisti del  sistema  dei giudizi ”taroccati”  per accordo fra commissari e arbitri. Sisema che ha determinato classifiche falsate, gare  falsate e danni economici e d’immagine rilevanti al basket.

Due anni di indagini, dal 2007 al 2009, intercettazioni ambientali, centinaia di verbali, un affresco agghiacciante di cosa mai sia diventato il basket. Un macigno ingombrante, non ancora rimosso, per qualcuno una spada di Damocle sul capo, per qualche club titolato, forse la ragione per uscire dal basket. Il proprietario di Roma, Claudio Toti, ad esempio, per ben due volte figurerebbe nei verbali  come parte lesa. Nessuno ha mai smentito questo fatto.

Il coperchio di questa brutta storia dello sport che voleva essere alternativo al calcio, l’ha sollevato Alessandro Cagliostro. Un giovane uomo la cui professione è  servire legge. Non un “cane sciolto” o una figura in cerca di notorietà. Assistente della Polizia di Stato, presta servizio presso il compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Reggio Calabria. All’epoca dei fatti arbitro nazionale di serie C1.

Il Processo non è un bruscolino, allo Stato è costato tanti soldi, presenta risvolti giurisprudenziali importanti, come la  querelle per stabilire se l’arbitro (e i commissari oggi chiamati osservatori) sia un “pubblico ufficiale”. Per queste ragioni, abbiamo voluto intervistare l’autore della denuncia, il quale  si è costituito parte civile e si dice sereno e tranquillo per aver fatto il suo dovere.

E’ vero dunque che la denuncia alla magistratura è partita da lei, e quando e in che forma?

«Si, è vero, nell’autunno del 2007, tramite una relazione di servizio ho informato i miei superiori che hanno a loro volta informato la magistratura. Dopo aver eseguito una serie di accertamenti, i magistrati hanno delegato le indagini alla Postale, alle quali naturalmente io sono rimasto estraneo».

Quale è stata la sua motivazione?

«Premetto che Baskettopoli è stato un fenomeno di cui tutti erano a conoscenza, ma di cui nessuno aveva né il coraggio né le prove per dimostrare davvero ciò che stava accadendo. All’epoca dei fatti, parliamo della fine del 2007, arbitravo nella serie C dilettanti. Da fonti confidenziali e avvertimenti “trasversali” da parte degli ex vertici del CIA, ho avuto la conferma dell’esistenza di un sistema di valutazione arbitrale non meritocratico ma falsato e deciso a tavolino prima delle gare stesse. E, pertanto,  ho sentito il dovere morale di denunciare quanto stava accadendo. Molti, inoltre, dimenticano che prima di essere un arbitro di pallacanestro, sono un Agente di Polizia  e per la qualifica che rivesto ho non solo il dovere ma anche l’obbligo giuridico di denunciare un qualsiasi fatto di reato di cui sia a conoscenza”.

Qualcuno ha sostenuto che lei aveva rancori personali per essere poco considerato come arbitro.

«Assolutamente no. Ci tengo a smentire questa diceria visto e considerato che quando è partita l’indagine, io arbitravo regolarmente e non ero stato ancora retrocesso. Chi ha sostenuto che io abbia agito perché mosso da rancori personali, sicuramente era  parte integrante del sistema marcio che ho denunciato”

Avendo dunque  letto sul suo conto in questi anni conclusioni errate o fuorvianti,  come ha reagito?

“Si, ho letto parecchie dichiarazioni false e diffamanti la mia persona, sia da parte di qualche organo di stampa nazionale, che da parte di qualche utente che scriveva sui vari forum che affrontavano l’argomento di “Baskettopoli”. A mia tutela ho presentato presso l’Autorità Giudiziaria diverse querele per il reato di diffamazione”

Quale era e quale è adesso il suo rapporto con la federazione?

“A tutt’oggi sono ancora tesserato, anche se come arbitro regionale e non più come arbitro nazionale”

Dunque è stato premiato con la retrocessione, la Federazione certamente l’ha almeno ringraziata per aver contribuito a fare luce su irregolarità che hanno falsato i campionati?

“Assolutamente no, non ho mai ricevuto alcuna telefonata da parte di nessuno dei dirigenti della Federazione. Anzi l’unica persona che rappresenta la Federazione  che ho avuto il “piacere” di incontrare è stato il Dottor Valori, legale della FIP, il quale in sede  di discussione del ricorso da me proposto al TNAS del Coni, per la mia riammissione alle liste nazionali, ha pensato bene di esprimere sulla mia persona giudizi a dir poco sgradevoli”

Il Presidente Meneghin  l’ha mai contattata?

Assolutamente no, neanche il nostro caro Presidente mi ha mai contattato e comunque preferisco non aggiungere altro su questa circostanza…”

La Gazzetta dello Sport pubblicò un’intervista nella quale uno degli imputati diceva che bisognava guardare in alto, l’indagine ha toccato anche la A?

“Da quello che ho potuto apprendere attraverso gli organi di stampa nazionali e dall’informative redatte dalla P.G. operante, che ho acquisito in copia,  non risulta dalle indagini che ci siano coinvolte partite del massimo campionato, anche se qualche dichiarazione rilasciata da alcuni imputati e ascoltata nelle intercettazioni potrebbe fare pensare il contrario”.

Spiccati una quarantina di avvisi di garanzia, è spuntata un’altra informativa della Polizia postale datata 29 giugno: quale è la ragione questo supplemento di indagine?

“Da quello che ho potuto capire nell’informativa del 29 giugno 2009 sono state denunciate dai miei colleghi della Polizia Postale di Reggio Calabria, altre persone che dopo ulteriori accertamenti risultavano facente parte in qualche maniera di quel sistema.”

La Federazione e la lega Nazionale Pallacanestro si sono costituiti parte civile,  conferma che così ha fatto anche lei?

Si, mi sono costituito parte civile nel processo che vede imputato Garibotti ed altre persone.”

Le risulta che ci siano stati tentativi di portare Baskettopoli a Roma?

“Si è vero, molti degli avvocati della difesa hanno tentato di spostare il processo a Roma, tentativo non riuscito, poiché la Dottoressa Tarzia, che presiede il processo, ha rigettato la richiesta”

Il Procuratore del basket l’ha ascoltata?

“Immediatamente dopo che la Federazione ha appreso dall’Autorità Giudiziaria che era in corso un’ indagine nei confronti di tesserati del C.I.A. sono stato convocato a Roma dal Procuratore Federale, dottor Alabiso, per essere ascoltato in merito, ed in quella occasione ho dichiarato quando precedentemente riferito ai miei superiori ed al Sostituto Procuratore della Repubblica, Dottoressa Miranda.

Cosa dice del lavoro del Procuratore del basket?

“Sinceramente preferisco non commentare l’operato del Procuratore, anche per evitare di incorrere in deferimenti, ma mi piacerebbe che qualcuno spiegasse come mai la Federazione si è costituita parte civile nel processo penale anche nei confronti di quelle persone che a tutt’oggi risultano ancora tesserati per la stessa Federazione, nonostante siano stati rinviati a giudizio, e che paradossalmente proprio la  Procura Federale ha prosciolto per non aver commesso il fatto. In più sarei curioso di sapere come mai tutti quegli arbitri che facevano carriera non per meritocrazia, ma perché erano portati avanti  da quel sistema marcio che è stato smascherato dalle intercettazioni, non solo non hanno avuto ripercussioni a livello disciplinare, ma continuano ancora a fare carriera?? Inoltre mi gradirei sapere come mai nei confronti di quei Presidenti dei Comitati Regionali FIP e C.I.A che chiamavano per raccomandare gli arbitri delle proprie regioni, in alcuni casi anche stabilendo anticipatamente con il Garibotti il voto da attribuire all’arbitro, spesso anche con l’aiuto di commissari di serie A, non è stato preso alcun provvedimento disciplinare?? Ancora mi piacerebbe sapere come mai nei confronti di quei commissari che sono stati denunciati successivamente nell’informativa del 29 giugno 2009, prima menzionata da lei, non è stato preso alcun provvedimento disciplinare e a tutt’oggi continuano a fare regolare attività per la FIP?”

Nel caso di Cristina Luca, l’arbitressa di Catania che un collega di A voleva fosse retrocessa,  lo stesso procuratore Fip ha detto di aver ritirato personalmente i verbali ma di non avere le bobine riguardanti quel caso specifico.

“Probabilmente il Procuratore si è “dimenticato” o comunque non ha  ritirato tutti i file audio che sono custoditi in Procura, anche perché la telefonata che riguarda la Luca esiste e può essere richiesta in qualsiasi momento presso gli uffici della Procura di Reggio Calabria. Se mi posso permettere di dare un parere sulla vicenda che ha coinvolto i colleghi arbitri Paternicò e Luca, mi preme dire che sicuramente quanto ascoltato in quella telefonata intercorsa tra Paternicò e Garibotti è censurabile e di una gravità assoluta, ma allo stesso tempo, e non per giustificare l’operato del Paternicò, sarei curioso di sapere come mai la Federazione non ha aperto un procedimento disciplinare anche verso tutti gli altri tesserati, che come il Paternicò, da quanto evidenziato dall’intercettazioni, hanno tenuto un comportamento censurabile”.

Si è letto, e lei lo conferma,  che molti protagonisti di Baskettopoli sono ancora in circolazione, o addirittura hanno fatto carriera?

“Sì è vero, ma a questa domanda penso di avere risposto ampiamente nel corso delle domande che mi sono state poste in questa intervista”

Come ha vissuto in questi tre anni?

“Sicuramente sono alquanto amareggiato  per tutte le cose successe e deluso per aver dovuto constatare che nessuno della Federazione abbia mai speso una parola di gratitudine o di apprezzamento per quanto fatto, ma allo stesso tempo sono assolutamente orgoglioso di aver contribuito a smascherare questo sistema marcio. Mi auguro che la mia denuncia che ha  sollevato un gran polverone e palesemente scaldato gli animi di tante persone possa esser da monito per evitare che, in futuro, si verifichino nuovamente situazioni simili.”

Quindi lei pensa che quanto successo servirà da monito alla Federazione per mettere in essere delle azioni che impediscano il ripetersi di fatti di uguali natura?

“Ha un’altra domanda di riserva?”

Per chiudere il quadro, alcune informazioni. Intanto cinque imputati hanno già patteggiato. Fra questo il ligure Campera. Vista l’istanza di patteggiamento presentata del principale collaboratore del presidente del CIA Garibotti, può dirsi  abbia implicitamente ammesso il sistema proponendo tuttavia ricorso alla Corte di Cassazione,  un diritto riconosciuto dal nostro codice di procedura penale anche se anomalo. La Corte di Cassazione, peraltro, nel febbraio scorso ha dichiarato inammissibili i ricorsi e la sentenza è diventata definitiva.

“Il problema fondamentale – spiega un  magistrato attento a questo caso –  resta quello della qualifica di pubblico ufficiale che riguarda Garibotti e C. Il GUP che ha applicato la pena nei confronti di Campera ed altri 4 imputati ha riconosciuto la qualifica di P.U. Il GUP che ha deciso con rito abbreviato le posizioni di Puccini e di altro imputato, ha assolto perché il fatto non costituisce reato. Bisogna attendere la motivazione,  per sapere se quest’ultimo abbia ritenuto di configurare la qualifica di P.U.”

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