Bargnani non si ripete, nuova era per i Knicks

Utah conferma la sua brillante stagione e dopo aver vinto in trasferta coi Lakers ferma Oklahoma facendo un ottimo lavoro difensivo su Kevin Durant (18 punti, 6/22, 1/5 da 3) e colleziona la quarta vittoria consecutiva con la sua squadra bilanciata, giovane, capace di exploit sorprendenti che con 24/22 è a un passo dall’8° posto per entrare nella griglia dei playoff all’Ovest.

Chicago di coach Thibodeau, il quale da parte sua ha toccato le 100 vittorie su 130 gare, record di maggior impatto sulla squadra, vince con e senza Rose, lanciato verso il 1° posto, approfittando della nuova frenata (5/5 nelle ultime 10 gare) di Oklahoma (34/12) torna al 2° posto (34/11, 75,6%) riuscendo a portare in porto una gara non facile, con Phoenix più forte sotto canestro reduce da 4 vittoria e arrivata ad avere 10 punti di vantaggio. Oltre al problema di un vero centro, è riapparso quello del tiro da 3 (1/9, 0/3 di LeBron), stavolta il trascinatore è stato Chris Bosh (29 punti) e nel parziale di 17-0 che ha rovesciato la gara nella voltata finale sono stati importanti Haslem (15 punti) e Pittman.

Gallinari nuovo infortunio, Denver rischia i playoff

In una partita-chiave per i playoff Danilo Gallinari si frattura il pollice della sua preziosa mano mancina e deve lasciare il campo nel 3° quarto, Dallas prende il largo (17 punti alla fine, con 33 punti, 11 rimbalzi e 6 assist di Dirk Nowitzky). Svanisce il sogno di Denver del sorpasso sui campioni che usciti alla grande a San Antonio  da una crisi di 7 sconfitte esterne e col successo nettissimo di High Mile City  vanno all’attacco di Memphis e Clippers, e fanno un pensierino anche al 3° posto dei Lakers i quali hanno subito domenica, con la tragica partita di Bryant, un brusco stop casalingo con Utah.

Nella serata in cui hanno vinto le 6 squadre in trasferta e Chicago ancora orfana di Derrick Rose ha strapazzato Orlando permettendogli solo 59 punti, il peggior record  nel punteggio della NBA,  Gallinari  tornato a essere la pedina decisiva nelle ultime 3 partite dopo le 13 gare saltate per l’infortunio alla caviglia del 6 febbraio contro Houston pur non tirando bene (1/7) stava sostenendo la squadra (6 rimbalzi, 7 assist) e si era fatto notare con un assist schiacciato a terra per Faried, uno degli highlinght più spettacolari della giornata.

Il peggior Bryant degli ultimi 8 anni, frenata dei Lakers

Sbagliare é umano, perseverare è diabolico. Non basta la cessione di Derek Fisher (5 titoli), la bandiera dei Lakers, che ha firmato per Houston per 3,4 milioni di dollari, sembra una provocazione quella di  Mike Brown di insistere su Steve Blake nel ruolo di guardia e utilizzare come cambio Ramon Session arrivano in cambio di Luke Walton e Jason Kapono.

“Devo pensare al futuro della squadra”,

avrebbe dichiarato il coach di colore arrivato quest’anno a Los Angeles. Queste parole hanno scatenato sconcerto fra i tifosi e i giornalisti perché Blake che come starter per la seconda volta ha chiuso nuovamente senza segnare un canestro (un tiro da 3 andato a vuoto e basta), mentre Session è stato preso con lo specifico compito di  velocizzare il gioco e dare la palla dentro, cosa che ha fatto contro Utah anche se non è riuscito a tirare bene (1/7).

Nba, Bargnani sbanca Memphis, LeBron e Kobe affossano Philadelphia e Minnesota

Undici gare nel corso della Regular Season Nba del 16 marzo 2012 con occhi nuovamente puntati sul decisivo Andrea Bargnani che, rientrato e tornato in condizioni fisiche dignitose dopo l’infortunio, ha preso per mano i Toronto Raptors e li ha condotti verso una importante vittoria in casa dei Grizzlies acciuffata dopo l’overtime. Il Mago ha messo a referto 18 punti mentre i canadesi hanno sbancato Memphis con il punteggio di 114-110.

Per Bargnani, numeri non ancora vicini al potenziale che garantiva prima dello stop ma in crescendo rispetto alle uscite recenti: titolare per 39 minuti, ha chiuso con 4/17 al tiro (2/5 da 3) e 7 rimbalzi; top scorer di serata Jerryd Bayless e Marc Gasol che hanno piazzato in tabellone 28 punti a testa.

Chiuso il mercato Nba, Denver punta sul giovane gigante McGee

Chiuso il mercato, Dwight Howard, il re del rimbalzo, ha spiegato di essere rimasto a Orlando perché vuole vincere il titolo e ama i tifosi dei Magic, in realtà questa è la squadra giusta per lui, e i dirigenti gli offrono adesso  un contratto di 19,5 milioni di dollari e il 7,5% dei ricavi annuale per restare altre quattro stagioni.

I colpi maggiori ,oltre alla cessione a Houston di Derek Fisher, trave portante dei Lakers (5 titoli in 13 stagioni)  e presidente dell’Associazione Giocatori ma giunto ai 37 anni, sono stati alla fine la partenza  per Washington del brasiliano Nenè, superbo atleta, un’ala alta più che un centro con molti punti fra le mani,  e quella di Gerald Wallace per i Nets, e l’arrivo del talentuoso centro  JaVale McGee a Denver.

Non voleva Anhtony, D’Antoni lascia i Knicks!

E così, tanto tuonò, che Mike D’Antoni preso atto che la squadra ormai era sempre meno dalla sua parte e Carmelo Anthony era sull’Aventino, ha dato le dimissioni  con la garanzia che l’ultima rata di 6 milioni dei 24 milioni di dollari di contratto gli verrà pagata. La squadra è stata affidata a  Mike Woodson, ex coach preso in estate dopo tre buone stagioni ad Atlanta col ruolo di assistente, con una filosofia propria, meno propensa allo show-time del Mike, un pragmatismo che ha subito applicato poche ore dopo il cambio di guardia in panchina.

Facendo giocare ben 10 giocatori nel 1° quarto, e in totale tutti e 13, dopo 6 sconfitte ha riportato i Knicks al successo interrompendo una serie di 6 sconfitte. E’ finita con 42 punti di scarto, i Knicks sono 19/24 come Milwaukee reduce da 4 vittorie  che però occupa l’8° posto, distanziate (16 vittorie) Cleveland e Detroit protagoniste di una buona seconda parte di stagione ma è chiaro che la lotta da qui alla fine per l’ultimo posto utile è fra la squadra di New York e quella di Scott Skyles che si è mossa sul mercato acquistando 3 pedine importanti  da Golden State (Monta Ellis, Kwane Brown lo sloveno Udoh)   in cambio dell’infortunato  centro australiano Andrew Bogut e Stephen Jackson.

NBA, a Bargnani e Gallinari torna il sorriso, chiude il mercato

Dopo un mese e mezzo di apprensione  arrivano buone notizie per il basket italiano dalla NBA perché  Bargnani e Gallinari  hanno recuperato il ruolo di protagonisti dopo serissimi infortuni. Entrambi hanno segnato  19 punti  decisivi per tenere accesa la speranziella dei Raptors di fare corsa sul crollo dei Knicks per l’8° posto nei playoff della Atlantic Conference, mentre Denver conferma un 6° posto (24/19)  migliorabile perché la squadra del Gallo col suo gioco d’attacco e le rotazioni in trasferta non ha paura di nessuno e ancora si inneggia alla fortunata decisione di mandare Carmelo Anthony ai Knicks operazione che – mi dicono – Mike D’Antoni non voleva.

Ben 3 match su 8 sono finiti ai supplementari, ce ne sono voluti ben 2 perché i Lakers approfittassero dell’assenza di Danny Gay, il miglior giocatore dei  sorprendenti Grizzlies per vincere a Memphis in una partita di grande significato per la classifica.

NBA, sesta sconfitta Knicks superati da Milwaukee, playoff a rischio

La NBA è bella perchè ogni è ogni notte varia, dai 144 punti di New Orleans-Charlotte ai 251, ben 107 in più di Phoenix-Minnesota, 69 punti nell’ultimo quarto, 70 punti in due tempi dei vincitori di Minnesota, ben 13 giocatori in doppia cifra con 30 di Kevin Love e 24 del montenegrino Nikola Pekovic, sempre più protagonista  della Lega professionistica.

Tutto sommato Jersemy Lin  invece  se l’è cavata, 15 punti, 8 assist e anche in difesa ha fatto un buon lavoro, basta guardare alle percentuali di tiro di Rose e la palla scippata spettacolare che ha lasciato di stucco il trascinatore dei Bulls. Il problema non è lui, ma il resto della sua squadra. Inutili ad esempio  nell’economia  dei Knicks, gli oltre 40 punti Anthony e Stoudemire che spariscono nell’ultimo quarto. Inevitabile  arriva così  la sesta sconfitta consecutiva, esattamente come all’inizio di stagione quando  però un disco volante sbarcò ai cancelli del Madison un ragazzo dagli occhi a mandorla che riuscì a guarire (8 vittorie) una squadra a pezzi e fu ribattezzato Linsanity.

NBA, sofferto rientro di Bargnani e Gallinari

Sono sulla graticola due grandi protagonisti degli anni migliori della Spaghetti League, Mike D’Antony e Vinnie Del Negro mentre al rientrano dopo una lunga assenza  i due giocatori italiani più illustri e pagati (10 milioni di dollari per stagione) faticano a tornare ai livelli di inizio stagione quando ispiravano le gesta delle loro formazioni, vedi il Gallinari del Madison o il Bargnani di Phoenix  fondamentali per permettere alle loro formazioni di fare  l’ultimo salto di qualità.

A New York sembra già lontanissimo il tempo della Linsanity quando con la squadra a pezzi il marziano taiwanese aveva offerto partite incredibili per un giocatore ingaggiato a gettone e che dormiva sul divano di un amico, e i Knicks con 8 vittorie consecutive avevano fatto scordare la brutta partenza e salvato il posto a Mike D’Antoni.

NBA spietata, Miami rischia ko casalingo con Indiana

E’ colpa dello sciagurato lock-out, 6 mesi di corpo a corpo, carte bollate, e poi improvviso ravvedimento complice il Natale e la prospettiva di bancarotta, e tutti in campo a rota di collo. Un gioco al massacro: 3 o 4 gare per settimana, 2 o 3 gare una dietro l’altra, basket gladiatorio, mors tua vita mea. Questo il quadro allarmante della NBA quando Chicago e Dallas si apprestano a toccare la boa delle ultime 22 gare, con squadre rattoppate e allenatori sparagnini, di sistema,  che per salvare lo stipendio insistono sui big.  Un po’ quello che succede nella Spaghetti League.

Lo scenario fa capire bene perché due delle 3 bigs impegnate nel turno di sabato notte hanno rischiato di lasciarci le penne, e mentre  con 33 punti del “barbudo” Harden, il suo terzo martello,  Oklahoma faceva a fettine Charlotte, la squadra (materasso) di Michael Jordan e la sua nemesi con 5 vittorie e 34 sconfitte,  Kyle Korver ha salvato Chicago con 5 titolari indisponibili, fra i quali l’influenzato Noah e Luol Deng  che si è fermato di nuovo dopo aver giocando ben 17 gare con un polso dolorante. Da parte sua Miami sotto anche di 14 punti con Indiana è stata salvata con un tiro da 3 di LeBron alla fine del 4° tempo, e quasi spacciata, sotto di 5, 85-91, a 1’41” dal supplementare ha vinto con un canestro in sospensione di Dwayne Wade fuori equilibrio, mentre stava ricadendo a terra a 1 decimo dalla fine, su un rimbalzo  d’oro in attacco di Haslem.

Belinelli-Gallinari 12-9, ma gli Hornet non si ripetono

C’era anche il derby italiano  di venerdì notte 9 marzo in Colorado fra Gallinari e Belinelli in gara 3 fra Denver e Hornets con una vittoria per parte, entrambe in trasferta, l’ultima delle quali il 9 gennaio a favore di New Orleans (94-81).

Denver si è rilanciata (23/18)  dopo l’All Star Game e col ritorno del Gallo ha vinto 5 delle ultime 6 gare e superato in classifica  Dallas al 6° posto  approfittando delle ultime delusioni dei campioni in carica  e adesso è attesa da un trittico casalingo con squadre ambiziose e in forma, e questo col recupero di Mozgov e Koufos  potrebbe proiettarla nuovamente fra le protagoniste. Precisamente affronta domenica Memphis, martedì Atlanta e mercoledì Oklahoma, la miglior squadra della sua conference.

Match pari, senza però particolari guizzi per i due azzurri. Il Gallo, entrato come 7° giocatore, stenta a trovare il ritmo e la sicurezza nel tiro dopo il serio infortunio alla caviglia e il mese d’assenza, e dopo aver sbagliato addirittura i primi 6 canestri si è rimboccato le maniche e  ha chiuso con 3/10, 1/5 da 3, 9 punti e un contributo prezioso per la squadra (difesa, 3 rimbalzi e 2 assist).

Vertigini da primato, Cleveland vince a Oklahoma City

La fortuna offre una mano alle due losangeline che escono da un momento poco brillante, specie in trasferta, e si rilanciano riuscendo a fare risultato contro due formazioni vincenti ma prive del miglior giocatore, e cioè Tony Parker che si trascina dall’All Star Game un problema alla coscia che ha rallentato il ritmo degli Spurs, la squadra di febbraio con una striscia di 11 successi consecutivi, e per dolori alla schiena di Kevin Love, la double-double machine dei Lupi di Minnesota e in corsa per il titolo di MVP della stagione quale  4° marcatore (25,8 punti) e 2° rimbalzista (13,8).

Senza Parker, San Antonio rispolvera Manu Ginobili (22 punti) e mette in quintetto Gary Neal, il fuggiasco della Benetton, top scorer del campionato italiano e oggi giocatore fondamentale per coach Popovic. Gli Spurs senza il loro match-winner vanno a briglia sciolta, ne approfittano le due guardie Chris Paul e Mo Williams per segnare 69 punti, più della metà per portare i 2 punti fondamentali dopo un deludente 4/6 nelle ultime 10 gare ed evitare il nuovo sorpasso dei Lakers che vince invece con 34 punti di Koby Bryant, sempre in maschera per la frattura al naso, con una buona gara di Minnesota col rientrante Pekovic protagonista assoluto, unico slavo rimasto a tenere alta la bandiera di un basket declinante, oltre alla doppia-doppia di Ricky Rubio (15 punti e 10 assist).

Howard ferma Chicago, Dallas non vince in trasferta

Niente vittoria n. 34 per i Bulls nel turno più corto della stagione, due sole gare. Reduce dalla sconfitta di Charlotte, col suo allenatore Van Gundy colto da malore  Orlando getta la basi per vincere allo United Center, dove i Bulls hanno perso 2 sole volte, con un 37-22 nel 1° quarto grazie al 75% di tiro, conquista anche 18 punti di vantaggio, riesce ad andare sotto a 55” dal termine e approfitta dei 6 tiri sbagliati  nell’ultimo minuto e mezzo  dei rivali che venivano da 8 vittorie consecutive e tornano sotto l’80%  (33/9) passando   lo scettro del comando a Oklahoma (31/8).

Rose non ha tirato bene (6/22) ma costruito caparbiamente la rimonta, segnando anche un canestro impossibile sulla sirena a metà tempo. Incisivo Carlos Boozer, male invece nel tiro per problemi al polso  Luol Deng (1 su 9), il sempre encomiabile francese Noah ha portato 10 rimbalzi, niente da fare però  contro il vero match winner è stato Dwight Howard che continua ad essere il centro del mercato.

Chicago dice 33, Gallinari stenta a ritrovare il tiro

Serata da dimenticare per le squadre californiane, si salva solo Sacramento all’indomani della conferma del suo coach  Keith Smart e l’annuncio della costruzione della nuova arena  grazie al canestro finale  di Salmons contro i sempre combattivi  Hornets di Marco Belinelli (11 punti, 5/16, 0/3 da 3, 4 rimbalzi in 33 minuti).

Battuta in casa Golden State da Memphis, la squadra del giorno (9/1 nelle ultime 10 gare, come Chicago e Oklahoma , 5 vittorie nelle ultime 5 gare) trascinata dal tandem Gay-Marc Gasol che passa al 3° posto all’Ovest con 23/15 per un significativo 60,5 e ha superato nel ranking non solo Dallas ma anche le due losangeline che hanno perso le ultime 4 gare. I Lakers a Washington non hanno avuto la solita doppia-doppia di Bynum e sono riusciti a farsi recuperare 19 punti dai Wizard, squadra di bassa classifica,  nonostante John Wall non abbia regalato al suo pubblico gli abituali momenti di spettacolare follia. Un canestro di Jordan Farmar, ex dei Lakers e play del Maccabi nella prima parte di stagione, ha invece punito i  cugini dei Clippers che sentono sempre più il peso dell’infortunio di un giocatore importante come  Billups, tiro da 3, difesa e personalità e avrebbero bisogno un giocatore come il senese McCalebb, il cui nome circola in questi giorni sulle bocche dei manager NBA.