NBA spietata, Miami rischia ko casalingo con Indiana

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E’ colpa dello sciagurato lock-out, 6 mesi di corpo a corpo, carte bollate, e poi improvviso ravvedimento complice il Natale e la prospettiva di bancarotta, e tutti in campo a rota di collo. Un gioco al massacro: 3 o 4 gare per settimana, 2 o 3 gare una dietro l’altra, basket gladiatorio, mors tua vita mea. Questo il quadro allarmante della NBA quando Chicago e Dallas si apprestano a toccare la boa delle ultime 22 gare, con squadre rattoppate e allenatori sparagnini, di sistema,  che per salvare lo stipendio insistono sui big.  Un po’ quello che succede nella Spaghetti League.

Lo scenario fa capire bene perché due delle 3 bigs impegnate nel turno di sabato notte hanno rischiato di lasciarci le penne, e mentre  con 33 punti del “barbudo” Harden, il suo terzo martello,  Oklahoma faceva a fettine Charlotte, la squadra (materasso) di Michael Jordan e la sua nemesi con 5 vittorie e 34 sconfitte,  Kyle Korver ha salvato Chicago con 5 titolari indisponibili, fra i quali l’influenzato Noah e Luol Deng  che si è fermato di nuovo dopo aver giocando ben 17 gare con un polso dolorante. Da parte sua Miami sotto anche di 14 punti con Indiana è stata salvata con un tiro da 3 di LeBron alla fine del 4° tempo, e quasi spacciata, sotto di 5, 85-91, a 1’41” dal supplementare ha vinto con un canestro in sospensione di Dwayne Wade fuori equilibrio, mentre stava ricadendo a terra a 1 decimo dalla fine, su un rimbalzo  d’oro in attacco di Haslem.

Miami e Indiana hanno problemi col centro, e se il mezzo lungo Haslem ha tirato giù 11 rimbalzi, la terza sconfitta consecutiva di Indiana richiama alle deludenti prestazioni di Roy Hibbert, tanto che per tamponare la falla Larry Bird sta trattando Rich Kaman. Dopo aver giocato gli europei con la maglia della Germania, Kaman è stato sacrificato dai Clippers per la star Paul e  messo subito (che follia…)  sulla lista dei partenti degli Hornets  ha dato una esemplare  lezione di professionalità, da ultimo i 20 punti decisivi per vincere a Minnesota che ha pagato l’assenza di Ricky Rubio, il play della positiva svolta, infortunatosi al ginocchio nella gara precedente.

A Frank Vogel, coach di Indiana, non è piaciuto l’arbitraggio di Dick Bavetta (a proposito, Turkoglu è stato sospeso una gara senza stipendio per aver toccato un arbitro). Si è preso un tecnico, in effetti  i 28 falli alla fine hanno pesato e con i 28 di Wade e i 27 di Lebron più 8 rimbalzi e 50 rimbalzi Miami è riuscita a salvare la ghirba contro la squadra dell’interessantissimo Danny Granger.

Miami che senza il pivot si arrabatta con Udonis Haslem deve giocare con gli esterni, e a volte deve forzare:  ha avuto cifre tragiche nelle ultime  due gare  nel tiro dall’arco: 0/10 con Atlanta e 3/13 con i Pacers.

I problemi di formazione mortificano la bella stagione di Minnesota che trovato il passo di squadra da playoff davanti alla prospettiva di 3 turni casalinghi ha pagato il problema alla schiena di Kevin Love, uno delle prime 4 star della stagione, e l’infortunio di Rubio, un play di razza,  5°  negli assist da rookie, perdendo nonostante un’altra gran partita di Pekovic, l’ultimo grande slavo,  con la squadra guastafeste di Marco Belinelli che da parte sua è stato in perfetta media (11 punti).

Chicago mantiene il comando (34/9) e  vinto coi 3 piccoli e i 26 punti (10/16) e 6 bombe  di Kyle Korver, figlio di una famiglia di cestisti e la cui mamma è famosa per aver segnato 74 punti in una gara di college. Si tratta del classico bravo ragazzo della porta accanto che lavora attivamente con una fondazione per i ragazzi sfortunati ed è stato in India per conto della NBA a insegnare la pallacanestro ai giovani di quel grande paese.

Korver, 31 anni, 2,01,  classico fustone bianco, ha preso il posto di Deng nel 5° come meglio non poteva fare,  decisivi anche i suoi 7 rimbalzi e 6 assist, certamente l’uomo chiave per surrogare l’assenza di Noah per influenza, e la triste esibizione di Omer  Asik, semovente pippone turco (33’, 2/5, 4 punti, 6 rimbalzi). Carlos Boozer è stato all’altezza della sua fama (27 punti, top scorer) e Derrick Rose il trascinatore, e non solo per i 24 punti e 13 assist. “Se vogliano diventare campioni – ha dichiarato a  fine gara per spronare il proprio team – abbiamo bisogno di tutti, di ogni allenatore, di ogni trainer” .

Intanto Dallas con 2/8 nelle ultime 10 gare passa dal 7° all’8° posto, un duro risveglio per i campioni che se continuano così si ritroveranno fuori dai playoff. Non è stato sufficiente il solito Nowitzky (22 punti) per evitare l’ennesimo naufragio di Oakland, contro una formazione di bassa classifica. Da ben  7 gare la squadra di Carlisle perde in trasferta. Non ha giocato Jason Kidd, giocatore con troppe primavere, e Lamar Odom ha continuato il suo sciopero bianco (1/6), del tutto spersonalizzato dopo la minaccia di mandarlo nella D-League. Si rimpiange la cessione di Tyson Chandler, approdato a New York.

Risultati sabato 10 marzo:Washington-Portland 99-110, Miami-Indiana 93-91 ts, Detroit-Toronto 105-86, New Jersey-.Houston 106-112, Chicago-Utah 111-97, Oklahoma-Charlotte 112-95, Minnesota-Orlando 89-95, Phoenix-Memphis 98-91

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