Nba, il pacifista violento dei Lakers sospeso per sette giornate

Il dottor Hekyll e Mister Hyde del basket è stato sospeso per sette gare. Per i Lakers, squadra simpatica e amata,   è un danno tecnico rilevante alla vigilia dei playoff, e anche d’immagine. Per l’ex allievo del collegio cattolico di St.John  un danno economico notevole (ancora da stabilire) mentre la gomitata-killer rifilata a James Harden fa crollare  l’operazione di marketing per trasformarlo nel “cittadino modello”. Questo grazie anche al cambio d’identità ufficiale col quale il giudice gli ha permesso di chiamarsi Metta World Peace (Portatore di Pace, figuriamoci…) e non più Ron Artest. Sì, proprio lui, il cattivone di Indiana squalificato nel 2004 per essere saltato fra il  pubblico di Detroit e acceso una violenta rissa.

Nba, Durant supera Bryant fra i cannonieri

Colpo di scena sul filo d’arrivo della Nba Regular Season fra due vincitori della classifica dei cannonieri:  Kevin Durant ha superato Kobe Bryant nella classifica dei marcatori proprio al termine del confronto diretto di domenica 22 aprile, finito 35 a 28 punti (dopo 2 supplementari per il campione del mondo 2010.

Entrambi viaggiano a  27,9 punti di media, ma con 64 partite  (su 64)  per Durant contro le 58  (su 65, 7 saltate per un problema a uno stinco) di Bryant e anche la miglior percentuale di realizzazione da 3 e nei liberi. Durant ha segnato più punti (1786 contro 1616) e più tiri liberi (413 contro 381) e potrebbe superare  negli imminenti playoff i primi 10 mila punti (oggi è a 9914) alla sua quinta stagione di NBA, mentre Kobe  è arrivato a 29.484 punti, gli mancano  14 punti per superere i 2500,cosa che avverrà  nel’ultima di regular season ma difficilmente riuscirà a passare i 30 mila nei playoff della sua 15° stagione.

NBA, Oklahoma harakiri e Gallinari da playoff

Dopo essere stata a tratti anche la miglior squadra della stagione e a lungo la migliore dell’Ovest Oklahoma dice addio al primato perché San Antonio vola buttando alle ortiche un vantaggio di 18 punti nel secondo tempo di Los Angeles per arrendersi  (9-17) nel secondo overtime per il ritorno di Kobe Bryant match winner:  6 punti decisivi nella sera in cui Kevin Durant stava però  per strappargli il primato dei marcatori.

La gara è stata ricca di colpi di scena, dopo le due scoppole tremende contro i San Antonio, con 45 punti sul groppone.  Prima il caloroso saluto dei tifosi (fra i quali Nicholson che ha festeggiato i 75 anni con un sacco di amici attori) per l’ex capitano Derek Fisher passato al nemico e trasformatosi in un oscuro panchinaro. Quindi la gomitata “assassina”   di World Pace, tornato per una sera il cattivissimo Ron Artest: dopo una schiacciata colpisce all’orecchio  James Hardy  (che rimane a terra, e non tornerà in campo avendo cominciato con 14 punti in 14 minuti) e viene espulso inseguito da Ibaka e altri amici che vorrebbero regolare il conto. Si prosegue con lo show di Kevin Durant che a un certo punto diventa virtualmente il nuovo cannoniere, perché Bryant non tira bene anche se si riscatterà nel finale e con 26 punti (più 6 rimbalzi e 7 assist) conserverà il primato, 27,9 di media contro 27,8 di Durant (e al 3° posto con 27,1 c’è LeBron).

Nba, Miami ko e Chicago prima, Gallinari festeggia i playoff

Chicago batte Dallas campione uscente con una gran partita (22 punti, 4/7 da 3)  di Luol Deng, Sudanese cittadino di Sua Maestà Britannica, oltre a 19 punti di Rip Hamilton e il ritorno di un  Derrick Rose non certo all’altezza del MVP della passata stagione e grazie al colpo imprevisto di Washington a Miami festeggia con 48/16 il primo posto all’Est a due gare al termine della Regular Season.

Nba, Parker e gli Spurs umiliano nuovamente i Lakers di Bryant

A una settimana dal termine della regular season giochi ancora aperti per il 1° posto delle due conferences, anche se i Bulls (47/16) e San Antonio (46/16)  sono in vantaggio rispetto a Miami (45/17) e Oklahoma (46/17) con 3-4 gare ancora da giocare.

Venerdì notte hanno vinto in trasferta le due migliori squadre dell’Ovest,  scontata quella di Oklahoma a Sacramento con  Durant superlativo (29 punti, 14 rimbalzi, 7 assist, zero falli) e 12 punti e 8 stoppate di Sergi Ibaka, strepitosa invece quella degli Spurs, 24 punti inflitti ai Lakers  sul loro campo dove avevano già vinto di 21 (91-121) quattro giorni fa chiudendo una serie di 8 vittorie dei rivali. E stavolta c’era anche Koby Bryant, anche se al rientro dopo l’infortunio allo stinco non ha potuto far nulla (18 punti) per arrestare la valanga-nera che ha quindi inflitto i due gare  ben 45 punti di scarto ai Lakers dell’era-Mike Brown.

Miami fa tremare i Bulls, Bryant fa il coach

L’assenza di Rose comincia a farsi sentire, a 3 turni dalla fine della Regular Season  Chicago potrebbe perdere sul filo di lana il primato che ha ostinatamente e bravamente legittimato fin dal giorno di Natale dopo aver perso a Miami col punteggio più basso della sua stagione. E con un calendario non facile che prevede: sabato Dallas campione uscente in casa, mercoledì la trasferta a Indiana, la squadra più in forma, 7 vittorie consecutive e 9-1 nelle ultime 10 e nell’ultima giovedì un match facile con Cleveland.

Chicago è 47/16,  Miami invece 45/17, due vittorie in meno e nei prossimi 3 turni  due partite facili, sabato e domenica in casa con Washington e Houston in rottura prolungata, e giovedì la trasferta di Boston.

La situazione fra le due squadre è di 2/2 nei confronti diretti, Miami deve vincere sempre ed è sulla buona strada con 5 vittorie consecutive, dopo una serie di alti e bassi. Ai Bulls una vittoria  potrebbe non  bastare, con la spada di Damocle di Rose che ha costretto i compagni a un lavoro supplementare.

NBA, Harden re per una notte salva Oklahoma

Sulla maratona di  mercoledì notte con 14 gare per la Regular Season Nba si potrebbe scrivere un libro, la sintesi ci obbliga a cogliere  le  10 note più significative. E dunque:

1) record di giornata di  127 punti segnati,  nona vittoria in trasferta  su 11 partite, di San Antonio risparmiando  Duncan per far segnare ben 11 giocatori (top scorers con 17 punti i panchinari Tiago Splitters e l’ex benettoniano Gary  Neal!: con 45/16 gli Spurs tengono  il comando all’Ovest anche se il calendario folle la costringe a dover giocare le ultime  5 partite in 8 giorni, come minimo arriverà spompata ai playoff;

NBA, Tony Parker e Carmelo Anthony che notte!

Vincendo a Filadelfia,  Indiana è la quinta squadra a toccare le 40 vittorie,  la quinta squadra della NBA. Diciamo pure la miglior delle seconde, probabile  grande guastafeste dei questa stagione. Merito di coach Frank Vogel e delle indubbie capacità mostrate anche come dirigente da Larry Bird, uno dei grandi del primo Dream Team, e di un gruppo  solido, equilibrato nella quale  Danny Granger è il gran cecchino (18,7 punti di media, a Filadelfia 6/8 da 3!) e Roy Hibbert il pilastro, un centro ormai fra i più continui della Lega come dimostra la chiamata per l’All Star Game.

Denver ribatte Houston, Gallinari nei playoff

Giornata perfetta per Denver che nel giro di 24 ore batte Houston anche in trasferta, 3-1 totale in stagione, e approfittando del ko di Dallas a Utah supera con 34/27 i campioni in carica (34/28) e passa al 6° posto a 4 giornate dal termine, con questo calendario nei prossimi giorni: mercoledì con i Clippers in casa,  sabato a Phoenix e domenica a Orlando che ha vinto con 26 punti e 16 rimbalzi di ray Anderson, il 23enne californiano, mentre Howard ha saltato la sua quinta gara consecutiva per il problema dell’ernia discale.

I playoff sono ormai sicuri, col contributo di grande sostanza anche stavolta di Gallinari (11, 3/9, 2/3 da 3, 5 rimbalzi, 2 assist), Afflalo (26) e Lawon (25) meglio della partita precedente, sera di tiro felicissima (38/80, 47%, da 3 9/18, 50%) con i centri low profile (zero punti di Koufos sempre starter e 3minuti senza succo di Mozogov e 9 punti di McGee. Sopra i 100, Denver vince quasi sempre!

Nba, Anthony fa 42 ma Miami rovina la festa del Madison

Non si può gettare la croce su un giocatore che segna la metà dei punti della squadra, ma Carmelo Anthony  nel bene e nel male è fedele al personaggio che fa parlare sempre di sé. Purtroppo per  i molti aficionados domenicali del Madison la loro star si eclissa nel quarto tempo per la stanchezza, non tira bene da 3 (2/7) e i suoi 42  punti non bastano ai Knicks ancora senza Stoudemire  e Lin e privi di un regista del primo livello (bocciato un’altra volta Baron Davis) del tipo dei Rose, Paul, Monta Ellis o lo stesso Wade, l’avversario di turno. Per cui 9 successi dall’inizio dell’era Woodson incassano la prima sconfitta casalinga.

Miami è determinato fin dall’inizio, il suo tridente non perdona: 29 punti per Lebron con 10 rimbalzi, 29 punti per Wade con 9 rimbalzi, 16 Bosh, fanno  tre quarti abbondanti della squadra e marcano un dominio ai rimbalzi (47-33) che contribuisce a scavare il solco.

NBA, scatenata la coppia Durant-Westbrook: 78 punti

In attesa dell’appetitosa domenica con  Knicks-Miami al Madison, Lakers-Dallas e i Bulls a Detroit, due fra le guastafeste della stagione, Memphis (35/24, 5° posto all’Ovest) e Indiana (38/22, 3° posto all’Est) hanno spento le speranze di Utah e Milwaukee di arrivare ai playoff. Per la verità Utah può ancora farcela complice anche la sconfitta di Phoenix a San Antonio, mentre nonostante abbia azzeccato l’operazione di mercato che ha visto arrivare Monta Ellis nel Wisconsin, Milwaukee deve solo sperare in una caduta a sasso di Filaldelfia passata dal 1° posto dell’Atlantic Division al 3°, e ultima fra le 8 dell’Est.

Grazie all’esplosione di Avery Bradley, guardia di 21 anni, decisivo con una serie di tiri da 3 e i 15 assist di Rajon Rondo il quale tiene una media stellare di 12 assist per gara e contende a Lebron e Durant il titolo di MVP della stagione, i Boston senza Ray Allen (fattosi notare per le dichiarazioni pro i guadagni che le star dovrebbero pretendere per andare alle Olimpiadi) hanno vinto la loro decima gara nelle ultime 13 assicurandosi anche quest’anno il primato dell’Atlantic Division nonostante un’infelice partenza di stagione.

Bargnani stagione finita, niente nazionale?

Brutta notizia per Bargnani e la nazionale nell’anno delle qualificazioni europee di agosto, dopo l’Olimpiade. A 6 partite dal  termine della Regular Season, i Toronto Raptors hanno annunciato che la stagione di Andrea Bargnani è terminata. Era uscito dal campo domenica scorsa a  Oklahoma City dopo 4:03 del secondo tempo per un dolore forte al polpaccio sinistro, un vecchio problema  che  questa stagione si è ripresentato  per ben 3 volte. Sulla base degli esami medici, per evitare qualsiasi rischio ulteriore, è stato fermato. Probabilmente la società gli chiederà uno stop forzato questa estate, per procedere a un lavoro di rieducazione graduato, in quanto le sei stagioni di NBA cominciano a farsi sentire e quello del polpaccio sta diventando un punto critico, col pericolo di una gravissima lesione. Ogni sua decisione, amici cari, è da rispettare.

Bargnani, il primo italiano scelto come n.1 del draft nel 2006,   chiude comunque la stagione come miglior marcatore dei Raptors , 19.5 punti con 5.5 rimbalzi e 33.3 minuti in 31 partite. Dopo le prime 13 gare era il 5° marcatore della NBA con  una media di 23,4 punti.   Per 13 volte in 20 gare vinte miglior marcatore della squadra,   ha segnato  in  cinque partite  30 o più punti. Assente in  29 partite,  per cui alla fine saranno più della metà per  il maggior investimento dei Raptors, con un rinnovo del contratto nel 2011 di 50 milioni di dollari per 5 anni.

Nba, Chicago batte Miami, Rose disastroso, Heat occasione sprecata

Con la bruttissima copia di Rose, il fantasma del re  della NBA della scorsa stagione, i Bulls chiudono la partita con gli Heat, e anche se manca ancora un match diretto (18 aprile Miami) hanno vinto 2 volte su 3, 93-97 nella prima fuori casa e poi 106-102 e 98-86 giovedì notte nel supplementare per la grande gioia dei 23.051 tifosi. Con 7 gare ancora da giocare, la squadra di coach Thibodeau ha toccato le 45 vittorie, con sole  14 sconfitte,  ha saputo essere più forte dei tradizionali rivali superando via via le difficoltà con un una forza di squadra sovrumana in questa stagione: dall’infortunio al polso di Luol Deng al calvario di Derrick Rose, MVP in carica, che ha avuto problemi al gomito, alla schiena, all’alluce e alla fine e tornato dopo 12 gare per uno stiramento inguinale,  domenica scorsa a New York si è storto la caviglia, ha sbagliato il tiro del successo e marcato visita nella rivincita di martedì che ha dato ancora una volta la misura delle risorse incredibili  del leggendario team di Michael Jordan  in versione black&decker. Una squadra dedita al sublime  piacere del fare operaio.

Rip Hamilton trascina i Bulls, è la NBA dei grandi vecchi

Per la quarta volta negli ultimi 5 anni Chicago chiude il conto stagionale con i Knicks, 3-1, anche se ringalluzziti dai 43 punti di Melo Anthony e dal successo nell’overtime  per 100-99  di domenica al Madison i giocatori di coach Woodson sullo slancio fanno un ottimo primo tempo.  Situazione ribaltata nel secondo tempo, parziale di 25-10  per i Bulls orfani per l’ennesima volta di Derrick Rose il quale  in questa tribolata stagione non si risparmia nulla in fatto di infortuni,. E dopo quelli al gomito, all’alluce e alla schiena non entra in campo per un problema alla caviglia accusato due giorni prima a New York.

Privi di Stoudemire e Lin, i Knicks si appoggiano ancora su Anthony che segna 29 punti ma sbandano paurosamente ai rimbalzi, 33 contro 51 dei Bulls, la miglior squadra nel gioco aereo. Stavolta Luol Deng  è implacabile, 19 punti, 3/5 dall’arco, 10 rimbalzi, John Lucas III invece non  è in vena (2/10) e tocca al vecchio  Rip Hamilton, 900 gare e 12 anni di carriera fra Washington, Detroit e ingaggiato dai Bulls nei giorni di dicembre in cui si concludeva il lock-out, a mettersi la squadra sulle spalle segnando nel terzo tempo  ben 18 punti dei 20 che lo consacrano eroe della notte del successo stagionale n.44.  Quello che suggella il primato assoluto, con 8 gare ancora da giocare,  mentre Miami scivola nuovamente in casa e dovrà ribaltare nei playoff il fattore-campo.