NBA, Tony Parker e Carmelo Anthony che notte!

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Vincendo a Filadelfia,  Indiana è la quinta squadra a toccare le 40 vittorie,  la quinta squadra della NBA. Diciamo pure la miglior delle seconde, probabile  grande guastafeste dei questa stagione. Merito di coach Frank Vogel e delle indubbie capacità mostrate anche come dirigente da Larry Bird, uno dei grandi del primo Dream Team, e di un gruppo  solido, equilibrato nella quale  Danny Granger è il gran cecchino (18,7 punti di media, a Filadelfia 6/8 da 3!) e Roy Hibbert il pilastro, un centro ormai fra i più continui della Lega come dimostra la chiamata per l’All Star Game.

Ha trovato infine la sua dimensione come guardia titolare anche George Hill, 1,88, il ragazzo dell’Indiana sul quale nessuno aveva ancora scommesso veramente in 3 stagioni NBA e dopo una serie di ottime prestazioni nelle varie Summer League, anche con altre squadre fra cui San Antonio.  Si è dimostrato azzeccato l’acquisto di Leandro Barbosa dai Raptors : il brasiliano errante è una sorta di relais sicuro quando la squadra ha bisogno di punti, uno specialista capace di dare maggior forza all’attacco e di fare squadra.

E’ tornato in squadra il gigante Kyrylo Fesenko, m.2,16, 56 di piede, il quinto ucraino a giocare nella NBA dopo Volkov, Potapenko, Medvedenko e Oleksey Pecherov (una delle delusioni dell’Armani dell’ultima stagione). Sarà la volta buona? In quattro anni non è riuscito ad affermarsi,  preso da Utah ha fatto dentro-fuori fra i Jazz e la D-League,  al suo attivo 134 gare di NBA ma con solo 7 partenze in quintetto.

La vittoria più significativa della giornata l’ha ottenuta San Antonio, pardon …Tony Parker con 29 punti (19 nel primo tempo) e 13 assist (e 7 perse…)  ha inflitto una  pesante sconfitta (-21) ai Lakers in casa propria senza Kobe Bryant. Per la verità i Lakers avevano vinto 4 volte su 5  Kobe da quando il top-scorer della NBA è fermo per un risentimento allo stinco, ma Parker è stato eccezionale nel trascinare la squadra di Mike Brown sul ritmo preferito, e a togliergli  il gioco controllato e la difesa. I 121 subiti, annunciati col 63-47 del primo tempo,  dopo davvero  imbarazzanti per una formazione tanto abbottonata e disciplinata e che alla fine ha pagato anche le 20 palle perse e il 20% nel tiro da 3 (2/10, 0/3 di World Peace), con Bynum e Gasol meno efficaci rispetto al solito e non può pretendere ovviamente che Ebanks in quintetto sia ..Kobe Bryant…

I Lakers (39/23) hanno una sola vittoria di vantaggio sui Clippers (38/23) che hanno infilato una serie di vittorie importanti, in realtà sembra probabile il superberdby nei playoff fra le due losangeline, per cui il fattore-campo è relativo. Da parte sua San Antonio , che ha puntato sul brasiliano Tiago Splitter nel quintetto, al 3° successo conferma il 1° posto, con 44/16, secondo miglior record  generale dietro i Bulls (46/15) ma deve ancora giocare 6 partite e Oklahoma non si darà per vinta.

La gara più spettacolare del turno di martedì notte è stata la classica fra i Knicks e i Boston, con 228 punti, solo 6 punti di differenza nei quattro incontri tutti d’alto livello, finito con 2 successi per parte.

I Knicks che annunciano il rientro di Stoudemire ma non ancora di Lin (previsto per i playoff)   dopo aver perso gara2 e gara3 di strettissima misura hanno capitalizzato il momento di forma eccezionale di Carmelo Anthony (per lui la seconda tripla doppia della sua carriera, con 35 punti, 12 rimbalzi, 10 assist) e la capacità balistiche di due specialisti del tiro da 3 punti, JR Smith (7/10) e Novak (8/10)  che sono rimasti lontano dal record NBA di 23 bombe  in una gara ma ne hanno messi a segno rispettivamente 15, peccato che Boston mancasse in questa serata di fuochi d’artificio di Ray Allen, il suo miglior specialista.

Per rimanere in tema di record o di fatti insoliti, a parte i 50 punti dei due bombardieri di New York, c’è da registrare che lo stupefacente  Pierce in questo contesto di superuomini si è ritagliato il ruolo di top scorer (43 punti), e che il quintetto di Boston ha segnato ben 108 dei 110 punti totali, con 20 di Garnett, 17 della sempre più sorprendente matricola Avery Bradley (17 punti, con 5 su 6 dall’arco!), 15 di Bass e 13 punti più 13 assist di Rajon Rondo.Fra sette cambi, Dooling è stato l’unico a segnare un canestro da 2 punti. New York davvero tenta Steve Nash, Baron Davis  non ha segnato un punto, con 3 errori nel tiro e 1 assist, è più che una soluzione di ripiego come play, ma intanto Mike Woodson che ha vinto 10 gare su 11 da quando ha preso il posto di D’Antoni si accontenta (“non c’è stata una gran difesa, ma è bello vedere prestazioni come quelle di Smith e Novak…”)  e celebra Carmelone Anthony. “Si è stabilizzato su livelli altissimi, si dimostra quel campione che sapevano fosse e con quel campionario di qualità che ci ha permessso di diventare una squadra vioncente”. Una stoccata indiretta al povero Mike D’Antoni che ha pagato col licenziamento la sua onestà quando è andato dal presidente a chiedere che “Melo” fosse ceduto ai Nets in cambio di Deron Williams. C’est la vie…

Undicesima sconfitta consecutiva per Minnesota che era ottava al momento dell’infortunio di Ricky Rubino, una delle migliori matricole della stagione. Al crollo è seguito il tracollo dopo la botta al capo involontaria rimediata da Kevin Love da McGee.

Risultati martedì 17 aprile: Filadelfia-Indiana 97-102, Detroit-Cleveland 116-77, New York-Boston 118-110, Minnesota-Memphis 84-91, LA Lakers-San Antonio 91-112

Enrico Campana

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