Miami fa tremare i Bulls, Bryant fa il coach

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L’assenza di Rose comincia a farsi sentire, a 3 turni dalla fine della Regular Season  Chicago potrebbe perdere sul filo di lana il primato che ha ostinatamente e bravamente legittimato fin dal giorno di Natale dopo aver perso a Miami col punteggio più basso della sua stagione. E con un calendario non facile che prevede: sabato Dallas campione uscente in casa, mercoledì la trasferta a Indiana, la squadra più in forma, 7 vittorie consecutive e 9-1 nelle ultime 10 e nell’ultima giovedì un match facile con Cleveland.

Chicago è 47/16,  Miami invece 45/17, due vittorie in meno e nei prossimi 3 turni  due partite facili, sabato e domenica in casa con Washington e Houston in rottura prolungata, e giovedì la trasferta di Boston.

La situazione fra le due squadre è di 2/2 nei confronti diretti, Miami deve vincere sempre ed è sulla buona strada con 5 vittorie consecutive, dopo una serie di alti e bassi. Ai Bulls una vittoria  potrebbe non  bastare, con la spada di Damocle di Rose che ha costretto i compagni a un lavoro supplementare.

I Bulls avevano vinto 21 partite consecutive tenendo gli avversari sotto gli 85 punti, Miami senza Chris Bosh per la seconda gara, ne ha segnati 83 ma è riuscito a rompere la regola perché ha difeso forte. La scelta di far partire ancora in quintetto Dexter Pittman, 24 anni, 2,11, un omone grande e grosso che ha trascorso tutto l’anno scorso in D-League a Sioux Falls per un problema serio al ginocchio, non ha fatto danni: 4 punti e 7 rimbalzi per il texano.  Joaquin Noah, il centro-acciuga francese,  ne ha approfittato con 15 punti (5/5) e 10 rimbalzi, ma non è bastato, Miami ha strappato il dominio ai rimbalzi  (45/40) alla miglior squadra  della Lega nel gioco aereo, e poi il sigillo l’ha messo LeBron James con la sua personalità, i suoi canestri, 27 punti, 8/18, 10/12 ai liberi, 11 rimbalzi, 6 assist. Nessuno può togliergli il titolo di MVP per la terza stagione conse4cutiva. Importante anche il contributo di Wade, 18  e 5 assist, di Mario Chalmers, 16 punti anche se 1/5 da 3, e di Haslem nel gioco duro (10 rimbalzi) vero pilastro difensivo nel quintetto.

L’inizio è stata una breve ma intensa fiammata dei Bulls, dopo 10 canestri su 14 ne hanno segnati solo 15 su 56, totale 25/70, con troppo nervosismo, e riflessi letali sul tiro da 3, 2/16, con 0/4 di Deng, 2/7 di John Lucas III. Nel  tiro totale la squadra è stata lontana dai suoi standard, vedi il 6/16 di Lucas, il 5/15 di Deng, il 4/11 di Boozer, e l’1/6 di Rip Hamilton e Brewer.

La corsa di Milwaukee all’Est è definitivamente terminata a Indiana, una scusante l’assenta del turco Ilyasova. Quella di Houston all’Ovest era invece  iniziata con 5 sconfitte consecutive e la sesta a New Orleans  che senza Kaman e Ariza ha goduto di una delle rarissime “apparizioni” di Eric Gordon, la sua star, 27 punti, e di 13 punti (4/10, 3/7, 28 minuti)  di Belinelli utilizzato come 8° giocatore.

Incredibile davvero il crollo  verticale dei Rockets di Kevin McHale, al 6° posto prima del flop pur  con la conferma della sorprendente stagione della giovane guardia  Goran Dragic, il più dotato dei due fratelli sloveni del basket. “Gidì” è stato infatti anche in Louisiana  il top scorer con 23 punti più 8 assist e 5 rimbalzi.

Spezzato il sogno di Rubio per l’infortunio al ginocchio, e a sua volta l’altro spagnolo, Josè Calderon, alle prese con vari problemi, da ultimo un taglio sotto l’occhio, alla fine la miglior guardia europea è risultato Dragic, alla sua quarta stagione di NBA, anche se per la statistica  nessuna delle squadre che hanno optato per giocatori stranieri in questo ruolo faranno i playoff.

A 6 giorni dalla regular season è ancora incerta la lotta per l’8° posto all’Ovest e se la contendono Utah e Phoenix  (33/30). La squadra di Steve Nash  ha fermato i Clippers che sognavano il contro-sorpasso sui Lakers orfani di Kobe Bryant che ormai funge quasi da head coach discutendo le scelte col suo …vice, coach Mike Brown, e istruendo i suoi compagni. La cosa è divertente, fa notizia,  ma non credo però sia così  per il coach e ancor più  per i suoi assistenti, fra i quali Ettore Messina.

Dopo 11 sconfitte consecutive dovute all’assenza di Kevin Love che non ha ancora avuto l’ok dai medici nei test per il duro colpo al capo subito involontariamente da McGee, Minnesota è tornato al successo con 23 punti e 9 rimbalzi, il centro montenegrino al livello di Pau e Marc Gasol e Noah.

Risultati giovedì  19 aprile:  Indiana-Milwaukee 118-109, Detroit-Minnesota 80-91, New Orleans-Houston 105-99, Phoenix-LA Clippers 93-90, Miami-Chicago 83-72.

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