NBA, i Lakers salvati da Bryant (VIDEO)

Una partita da brividi. I L.A. Lakers riecono a battere in trasfera i Phoenix Suns solo al triplo overtime (137-139) grazie alla solita incredibile prestazione del loro cestista simbolo, Kobe Bryant. Una vittoria fondamentale che fa rimanere i Lakers in scia di San Antonio, primo nella Western Conference con 57 vittorie. Ma come si possono commentare i 42 punti di Bryant? Ormai la guardia di Philadelphia non finisce più di stupire.

Los Angeles, oltre che dal season high Bryant, è stata trascintata da Odom (26 punti) e Gasol (24). Per i Suns va in doppia cifra il trio Frye – Gortat – Nash autori rispettivamente di 32, 24 e 19 punti.

GUARDA GLI HIGHLIGHTS DELLA PARTITA

I grandi del basket: Shaquille O’ Neal

Duecentosedici centimetri di altezza, 147 chili e passa di peso, numero di scarpe corrispondente al nostro 57! Parliamo di Shaquille O’Neal, non un gigante, ma una vera e propria montagna sul parquet, che ha fatto della potenza fisica e dell’esplosività le armi migliori del suo successo.

Imponente, dominante, maestoso, per anni ed anni ha dettato legge sotto canestro ed ancora oggi continua a correre e sudare sui campi di mezza America, nonostante i 39 anni suonati.

Sin dagli anni del college si intuì che quella montagna di muscoli avrebbe avuto grosse possibilità di sfondare nel basket professionistico, tanto che nel Draft del ’92 gli Orlando Magic se lo assicurarono come prima scelta assoluta.

Nei quattro anni ad Orlando Shaq conquistò l’accesso in finale una sola volta, cedendo però le armi di fronte agli Houston Rockets. Intanto però la fama di quel centro possente aveva varcato ogni confine, tanto che un paio di anni più tardi i Los Angeles Lakers gli offrirono un contratto da 122 milioni in sette anni pur di assicurarsi le sue prestazioni.

I grandi del basket: Vlade Divac

Nella rubrica I grandi del basket ci occupiamo solitamente di campioni a stelle e strisce, considerando che molti dei migliori cestisti che la storia ricordi sono di nazionalità americana. Vlade Divac non era nato sul suolo statunitense, eppure nella sua lunga carriera seppe farsi apprezzare per il suo gioco e per la sua potenza, risultando uno dei primi europei a farsi largo sui parquet della NBA a suon di prestazioni al limite della perfezione.

A credere in lui furono i Los Angeles Lakers, che nel 1989 si trovavano nella condizione di sostituire quel mito di Kareem Abdul-Jabbar. Un compito non facile per il 22enne serbo, reso ancor più difficoltoso dall’adattamento ad una lingua troppo diversa dalla sua.

L’aiuto di Magic Johnson fu di fondamentale importanza per il giovane Divac, che cominciò a prendere confidenza con l’ambiente, contribuendo all’approdo dei Lakers in finale (poi battuti dai Bulls di Jordan).

I grandi del basket: Wilt Chamberlain

Le immagini sono ingiallite, ma la classe, quella no, non può uscire sconfitta dal trascorrere del tempo. E se di classe dobbiamo parlare, non possiamo esimerci dal citare Wilt Chamberlain, uno dei più grandi giocatori che la storia ricordi.

Sì, lo so, ho usato la stessa espressione per dipingere questo o quell’altro campione del basket NBA, ma qui siamo di fronte ad un recordman, ad uno che ha saputo conquistare primati su primati nella sua lunga carriera, pur non mettendo in bacheca un numero consistente di trofei di squadra.

Il suo nome ricorre spesso nelle statistiche riservate ai migliori e molti dei suoi record sono ancora lì e resistono agli attacchi di piccole e grandi star.

Conoscete forse un giocatore capace di segnare 100 punti in una singola partita? Wilt Chamberlain riuscì nell’impresa il 2 marzo 1962, quando infilò 36 tiri da due e 28 tiri liberi contro i New York Knicks. Conoscete un giocatore capace di catturare ben 55 rimbalzi in una singola partita? Wilt Chamberlain riuscì nell’impresa.

I grandi allenatori: Phil Jackson

E’ l’allenatore che fa grande una squadra o viceversa? Dove finiscono i meriti di un coach e dove comincia la bravura di un team? La domanda va avanti da secoli e riguarda un po’ tutti gli sport di squadra, ma poi ci sono allenatori che vincono più di altri ed allora non si può pensare che i successi siano dovuti solo e soltanto alla grandezza del team.

Prendete Phil Jackson, ad esempio, il coach più vincente nella storia dell’NBA, capace di conquistare ben tre three peat, su un totale di 11 anelli messi in bacheca. Vero è che Jackson ha avuto la fortuna di guidare squadroni come i Chicago Bulls dell’era Jordan ed i Los Angeles Lakers degli anni d’oro, ma non si può pensare che un pizzico del merito non sia da attribuire proprio ai suoi schemi ed alla sua straordinaria capacità di far giocare insieme fior di campioni.

I grandi del basket: Kareem Abdul-Jabbar

La lista dei grandi del basket è talmente lunga che è difficile scegliere tra questo o quell’altro gigante dalla mani d’oro, ma in questo caso il nostro compito è stato facilitato dal ricordo di un nome, Kareem Adbul-Jabbar, un uomo che polverizzò numerosi record, attraversando la storia dell’NBA per ben 20 anni.

218 centimetri di classe pura, un predestinato nel ruolo di centro proprio per la statura elevata, che non gli impedì però di affinare altre doti, come la velocità, la tecnica e la capacità di catturare rimbalzi sia in difesa che in attacco.

Lew Alcindor (questo il suo nome prima della conversione all’Islam nel ’71) costruì la propria fama sui parquet del liceo (71 vittorie consecutive) e dell’Università (due sole sconfitte nei tre anni di permanenza alla UCLA).

Impossibile che il basket professionistico non si accorgesse di quello spilungone dalle mani d’oro. Correva l’anno 1969, quando Kareem Abdul-Jabbar venne scelto dai Milwakee Bucks, dove restò per sei anni, contribuendo in maniera determinante alla conquista del titolo NBA nella stagione ’70-’71.

I grandi del basket: Magic Johnson

I love this game! Amo il basket, quel pallone che rimbalza sul parquet, tenuto tra le mani di giganti che corrono e sudano per conquistare un rimbalzo, per esibirsi in una schiacciata, per realizzare un canestro, uno solo in più dell’avversario.

Amo il basket e lo devo a lui, Earvin Johnson jr, per tutti solo e soltanto Magic Johnson, l’uomo che ha incantato i miei occhi di bambina, dimostrandomi che non si vive di solo calcio e che un pallone può essere usato anche per riempire canestri, in uno degli sport più affascinanti al mondo.

Perdonate l’amarcord personale, ma mi sembrava doveroso dedicare a Magic il primo capitolo della mia avventura sulle pagine di PallArancione, nella speranza che la mia passione possa attraversare il freddo schermo di un pc e riempire i cuori di quanti come me amano questo gioco.

Nba: LA Lakers beffati da Memphis

I numeri finali di Kobe Bryant riescono a farsi emnblema della sconfitta dei Los Angeles Lakers contro Memphis Grizzlies: il miglior giocatore dell’Nba realizza 29 punti ma trascina con sè percentuali non entusiasmanti con il 9 su 25 dal pavimento (1 su 6 da tre).

Difficile vederlo sotto i 25 a referto, Kobe in ogni caso è parso in giornata non brillante. Finisce 98-96: non è una batosta nel punteggio, lascia qualche riflesssione in casa giallo-viola solo per l’esito inatteso alla vigilia.

La sconfitta, di due lunghezze, dei campioni in carica ha di fatto esaltato Memphis, il cui allenatore, Lionel Hollins, si è detto entusiasta:

“Il nostro team è venuto fuori, ha combattuto contro una delle migliori squadre della NBA e ha giocato abbastanza bene per ottenere una vittoria”.

Altri dati: Mike Conley autore di 28 punti, Pau Gasol ha segnato 15 punti e raccolto 14 rimbalzi. La gara si è risolta nel finale, quando i Lakers avrebbero potuto vincere sfruttando una palla che Rudy Gay a stoppato in seguito al tiro di Ron Artest.