Supershow Faried, anche le matricole europee fanno onore alla NBA

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Mezzo guerriero macedone, mezzo centauro, “Animal” Faried  col suo sorrisone e i suoi muscoli è stato la vera scoperta quando gli occhi erano tutti per gli elfi neri, gli Irving, Lillard e Waiters, e anche l’europeo bianco Ricky Rubio che la NBA ha innalzato ad attrazione tanto da godere pure dei favori della pubblicità.

E’ certo che i padroni del basket vengono a cacciare ormai nelle riserve europee,e non solo per i giganti rappresentati in questa occasione da Nikola Vucevic, il 22enne montenegrino di passaporto svizzero che ha preso il posto di Superman Howard nei Magic ed è il suo sfidante nella classifica dei rimbalzisti. Ci poteva stare anche Valanciunas, unica matricola Alex Shved, 22 enne russo, guardia-play come il catalano Ricky suo compagno a Minnesota, che ha firmato una delle azioni più bella del match, una schiacciata in reverse. Quindi anche per i play l’Europa comincia a essere una miniera, come dimostra anche il successo di Calderon e Goran Dragic e naturalmente Tony Parker  star del primo livello.

Nato il 19 novembre ’89, uscito dal piccolo ateneo di Morehead State, 12,3 punti e 9,7 rimbalzi di media, 2 metri e 3 centimetri, Kennet Faried è stato  proclamato MVP del Rising Stars Challenge, con i migliori rookie e i sophomores (secondo anno), trascinando alla vittoria per 163-135 il Team Chuck  contro il Team Shaq. Trattasi le due formazioni selezionati da Charles Barkley e  Shaquille O’Neal per conto del padrone del Barnum-NBA che ha voluto offrire anche la partita delle Celebrities (Vecchie Glorie) dove si è rivisto Mutombo, uno dei primi africani a salire alla ribalta nella Lega Professionistica, e MVP per il secondo anno è stato Kevin Hart, una delle tante guardie  di spinta nere una simile all’altra , che guidava la squadra dell’Ovest.

Compagno di Gallinari che gli scodella spesso alley hoops da bacio, Kenny Faried riconoscibile anche perché si porta dietro anche una pesantissima pettinatura afro che diventa una coda di cavallo   sarà di scena anche stanotte nel concorso delle schiacciate ha segnato la bellezza di 40 punti, con 10 rimbalzi, 18/22, 1 tripla, 3/3 liberi in soli 22 minuti, 19 punti all’intervallo e 21 nella ripresa. Devastante, adesso si può comprendere quale sia una delle ragioni dell’esplosione di Denver in questa stagione, è uno dei membri principali del club delle doppie-doppie, una forza della natura, spesso in volo ma anche a terra con i suoi spettacolari tuffi.  Meritava l’All Star maggiore, lui o Gallinari, detto da tempo.

Al Toyota Center che coincide col  giorno del 50° compleanno di Micheal Jordan, il 17 febbraio, al centro di notizie che danno per certo il suo rientro (Kidd-Gilchrist, uno dei giocatori dei suoi Bobcats Charlotte conferma che è in forma e l’ha battuto nell’1 contro 1),  bandite le difese, si è apprezzata l’ottima qualità  assicurata dalle ultime due stagioni in tutti i ruoli, vedi Irving, Lillard, Waiters, Beal, la pulce Isiah Thomas e Anthony Davis, il cucciolo del Dream Team alle Olimpiadi e n.1 del draft che ha avuto qualche difficoltà in questo avvio di stagione per gli infortuni e forse anche per lo stress di Londra.

Peccato fossero compagni Irving e Lillard, due giocatori simili e opposti, il rookie dell’anno e quello di questa stagione. Mentre Lillard, titolare a Portland, è eccezionale nella sua imprevedibilità e nel negarsi al concetto di peccato per cui è grande anche quando …sbaglia (vedi il 2 su 10 da 3, non è la prima volta né sarà l’ultima),  Big I che porta avanti a Clevelanb l’eredità impossibile di LeBron  è un virtuoso in quanto a tecnica. Uno dei canestri che hanno fatto salire l’applausometro  è stato infatti  un 1 contro 1 contro Brandon Knight stordito dal ballerino con una serie di cambi di mano in palleggio e fra le gambe.

Anche senza difese resta un’impresa segnare 163 punti, e soprattutto i 90 all’intervallo, la squadra di Barkley con K-F a fare la differenza con 40 punti e 10 rimbalzi, ha viaggiato al 63 per cento di realizzazione. Il ricambio non potrebbe essere migliore.

L’Europa ha fatto bella figura, 15 punti di Vucevic, giocatore in apparenza non molto veloce, ma puntuale , sempre presente, una calma olimpica che si vede anche dalle rimesse, un’azione negletta e che andrebbe meglio raccontata, quando vedi quello di cui è capace Andre Miller (questo non è un rookie, ma un genio di 36 anni che gioca a Denver) che ha dimostrato che si può vincere con un passaggio anche una partita nell’ultimo secondo di gioco.

Vucevic ha giocato 19 minuti, con 15 punti, 6/8 segnando pure una tripla, 4 rimbalzi, 1 assist. Rubino è stato il MVP in senso artistico dell’assist, in totale ne ha scodellati 10 come Isiah Thomas dei King che svetta assieme al più maturo Nate Robinson dei Bulls fra i piccoletti terribili. Per “Ricky Mouse” rientrato recentemente dopo 9 mesi di stop per la ricostruzione di un ginocchio è stato il giusto premio, ha giocato15 minuti, 5 punti 2/4, 1/3 dall’arco, 0/2 ai liberi, nessun rimbalzo, 3 falli, anche in una partita senza contatti le cifre parlano delle sue carenze che non sono poche, come le sue virtù di funambolo, vedi l’assist-catapulta, e cioè il più difficile dei passaggi, e cioè direttamente dal palleggio. Di Alex Shved, il russo più moderno, fisico perfetto per l’atletica (ah, per la cronaca il cartellone offre anche Usain Bolt, il re giamaicano della velocità, con una schiacciata a due mani), la schiacciata artistica, stile fosbury, e anche una seconda, con 12 punti, 5/8, 2/4 da 3, 1 rimbalzo, 4 assist, ne parlavo 4 anni fa come l’erede del grande Serghei Belov. Credo che cammin facendo avrà l’onore di poter guidare in prima persona una squadra, per ora è nelle rotazioni di Minnesota con Ridnour che potrebbe andare a New York, Rubio e Barea, era un giocatore ideale per i Bulls, certamente Thibodeau gli avrebbe insegnato anche a difendere, chiedete a Marco Belinelli.

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