Lo sport cerca la via giusta ai tempi di Mario Monti

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Il suo  J’accuse duro di anni fa al calcio affaristico e la  scelta di affidare la delega allo sport al bolognese Piero Gnudi, ex presidente dell’Enel, che entra subito nella vicenda Juve-Inter

  • Ubi maior minor cessat. Più che il basket,  merita  certamente attenzione  massima in questa settimana l’assetto  economico-organizzativo-etico  che Mario Monti potrà dare al paese in funzione di “sviluppo e coesione sociale”. E  di riflesso  all’italico  sport dopo  questi  17 anni  berlusconiani di un calcio affaristico e televisivo che ha  inevitabilmente “favorito” gli scandali (da quello di Moggi alle Scommesse) e la litigiosità ed è una delle ragioni che hanno  svuotato gli stadi. E costretto purtroppo il CONI, vestale dello sport popolare,  a navigare a vista, svuotato ormai dall’aura di  grande accademia dello sport, di culla della “scuola italiana”.
  • Sì il   CONI  pilotato da un tutor influente  ad ogni livello quale Gianni Letta, come si è capito nell’encomio pubblico riservatogli dal presidente Napolitano nel discorso di presentazione del Governo Monti.  Di volta in volta  l’ex direttore del Tempo divenuto il “dominus” del Governo finngendosi “umile tappabuichi”, ha provveduto ai finanziamenti ad hoc, alle celebrazioni, a garantire lo  status quo dell’organismo di gestione per puntare all’Olimpiade del 2020, che adesso potrebbe essere  in pericolo, anche se la votazione sarà nel 2013 e i conti nel frattempo potrebbero essere sistemati. E che Roma non vuole perdere. Non dimentichiamo però, del Governo uscente,  anche un  sottosegretario  volonteroso  e rispettoso, a volte anche troppo nelle sue funzioni di “organo vigilante”, quale il  messinese dottore in farmacia Rocco Crimi.

  • Il premier del Governo dei professori,  guidato da colui che un anno fa alla cerimonia degli ex alunni del Leone XIII, il famoso liceo  milanese dei Gesuiti dove hanno studiato Moratti, Salvatores e tanti altri protagonisti della finanza, disse “no, la politica non è il mio mondo” ha affidato  lo sport al bolognese Piero Gnudi.  L’ex presidente dell’Enel, un  supercommercialista  trasformatosi in un manager vincente, che  dovrà gestire la grande risorsa del turismo dopo la grigia parentesi della signora Brambilla,  e avviare la grande riforma dello sport che si preannuncia allo scadere del mandato di Gianni Petrucci il prossimo anno dopo Londra. Per cui non darei più scontato il diritto di primogenitura acquisito da Lello Pagnozzi,l’attuale segretario generale. Su piazza ci sono manager come Angelo Rovati,  fra l’altro amico di Gnudi, di Francesco Ricci Bitti della Federtennis, e si risente parlare del professor Franco Chimenti, lui pure un professore con la P maiuscola. Ma potrebbe spuntare un altro varesino eccellente, uno sportman-imprenditore quale Toto Bulgheroni col quale il basket ha un debito, ed è passato nel consiglio direttivo del Golf.
  • Col suo  proverbiale intuito e timing, allo scopo di risolvere uno spinoso problema oggettivo e  un’operazione di captatio benevolentiae nell’ottica di una sensibilizzazione del Governo e di un coinvolgimento diretto alla vigilia delle Olimpiadi, una priorità per lo sport italiano, Gianni Petrucci  poche ore dopo l’incarico  ha chiesto a Piero Gnudi di  calarsi nel ruolo di  paciere fra la Juve e l’Inter nella guerra dello scudetto che non trova soluzione nei tribunali dello sport. Bella mossa.
  • Vicino a Prodi e Casini,  suocero del comico Albanese ( quello di Cetto La Qualunque…) grande tifoso delle Aquile del basket,   come Monti  (e Prodi) Gnudi è un appassionato di ciclismo. E  tifoso del Bologna, certamente non indifferente al basket.  Ha un volto simpatico, somigliante sul bello a quello del concittadino Carlo Delle Piane, uno degli attori preferiti  di Pupi Avanti.
  • Classe ’38, amico di Montezemolo e azionista col Luca nazionale nella Manifattura Sigaro Toscano,  e – sorpresa piacevole –  accademico della Crusca, la cinquecentesca  istituzione fiorentina per la tutela della Lingua Italiana. Laureato in economia e commercio  nella millenaria università bolognese, Gnudi è titolare di un importantissimo studio commercialista, e è difficile tenere il conto delle cariche delicate e  di prestigio. Sovrintendere alle privatizzazioni, presidente ed amministratore delegato e presidente del comitato dei liquidatori dell’Iri. Membro del direttivo di Confindustria,  nel comitato esecutivo dell’Aspen Institute col  ruolo importante nella relazioni fra Usa e Utalia. Presidente del consiglio di amministrazione dell’Enel dal maggio 2002 all’aprile 2011, quindi ai tempi in cui l’ente sponsorizzava le squadre azzurre  E’ anche  Presidente di Rai Holding e Presidente Astaldi grandi lavori. E’ anche su posizioni nucleariste.
  • Venendo a Monti, l’attuale numero uno della Bocconi si è fatto conoscere per la  fiducia acquisita quale Commissario europeo dal ’95 al 2004, occupatosi direttamente anche dei problemi dello sport  in chiave sociale e dei diritti degli atleti in quanto lavoratori con la stessa mano ferma di quando  multò, ad esempio,  per 500 milioni di euro Bill Gates e la sua Microsoft per monopolio di mercato.
  • Stonato definirlo “Supermario”, Monti è stato un pessimo atleta in gioventù, nonostante i centimetri e si  racconta che fra tanti 7 e 8 in greco e latino l’unica insufficienza fosse in educazione fisica. Ma anche   se non riusciva a salire la fune via via  ha saputo imporsi nella  scala sociale e nella mappa europea e internazionale  di coloro che gestiscono l’evoluzione sociale ed economica del mondo. E’ considerato un fautore del “globale”, dell’ordine, dell’integrazione tanto da aver creato un ministero ad hoc con grande rabbia della Lega che vede  interroitto bruscamente il suo federalismo, mentre chi è arrivato nel nostro paese adesso sarà considerato una risorsa importante.
  • Monti è un rampollo della “Varese bene”, non quella leghista cdhe viene dalla provincia. Lo conobbi  in gioventù a un paio di feste, stava sempre in disparte, con quell’aria allampanata trasformatasi  in un magnifico invidiabile aplomb frutto di semplicità e conoscenza vera, senza limiti, non ostentata. Era il classico secchione, il primo della classe ma non il capoclasse.  Ogni tanto quando lavoravo alla Gazzetta dello Sport a Milano lo incontravo  anche sulle carrozze della Varesine dove viaggiavano anche altri personaggi illustri, ad esempio Bruno Lauzi, che spesso ironizzava sulla musicalità  tutte uguali delle canzoni di Celentano.
  • Mi colpì un giudizio sulla Russia della quale rimase deluso, dopo un viaggio per il quale si era preparato cercando di imparare la lingua. Ma Monti che ragazzo andava col padre a tifare per il Milan  ha confessato anche la sua delusione per il calcio. Nel maggio 2006, di ritorno dalla Comunità Europea, si parlava di lui come il possibile Commissario Straordinario del Calcio, ma si tenne distante.
  • Prese invece carta e penna e scrisse al Corriere della Sera una lettera che diceva, fra l’altro. “Da molti anni non vado più allo stadio, né guardo le partite in Tv. Provo per il calcio – intendo il grande calcio  professionistico – un crescente disgusto. Sotto il manto nobile dei valori dello sport è sempre più un concentrato di dubbi intrecci fra finanza e politica, conditi da mondanità”.
  • Se conoscesse dal di dentro il basket  nel quale avrebbe potuto essere, con il suo cervello e la statura, un play come Bill Bradley ,  il senatore democratico, certamente direbbe le stesse cose. Tutto è ormai  un affare, un mercanteggiamento, una contrapposizione continua, come in questi giorni in cui la Legabasket invece di rispondere con una riforma strutturale all’ultimatum di Gianni Petrucci  – che sta dando di questi tempi il miglio di sè – per  tornare sulla retta via, getta sul tavolo il ballon d’essai del blocco delle retrocessioni, ennesima eresia contro la certezza del diritto sportivo conquistato sul campo, come già non bastasse il danno provocato dalle wild card.
  • Un J’accuse  duro quanto quello di  Mario Monti, proprio nel 2006  arrivò anche da parte di  Saverio Borrelli, il grande Procuratore Capo di Mani Pulite chiamato a dirigere l’Ufficio Inchieste del calcio. Si accorse di essere stato chiamato solo come personaggio di facciata, e  in una famosa Audizione alla Camera raccontò deluso della deriva del calcio, fra affari e connivenze, e confessò come la  Giustizia Sportiva, altro flagello vero e non solo del calcio, venisse manipolata attraverso i vari gradi di giudizio rendendo inutile un lavoro investigativo.
  • Non vedo, personalmente, questo Governo Tecnico come una liberazione dalla politica che in Italia non è un mezzo, come nelle società evolute, ma un fine, per cui con 34 fra partiti e partitini siamo tornati all’Italia dei Comuni, anche se sono trascorsi secoli e secoli  e gli astronauti italiani vanno nello spazio. Certo, mi  consola sapere di essere rappresentato da figure al livello più alte della conoscenza, dell’impegno e sensibilità sociale. E osservandoli in occasione del Giuramento, mi sono apparsi davvero rappresentativi, imponenti, slanciati, semplici, composti, umilissimi rispetto ai  predecessori  già ridimensionati (o rifiutati?)  dalla storia, e  in questo passaggio di consegne  sovrastati anche come statura. Fratelli di taglia più che d’Italia…
  • L’edonismo chiude bottega con gli  imbonitori  e la telecomunicazione delle vendite Tv, arrivederci e speriamo addio  anche alle  ministre-coccodè. Ma come sono belle, forti, sagge quelle tre dame di ferro, che reggeranno ministeri pesanti e  inaccessibili finora alle donne, la penalista napoletana Paola Severino, con la sua chioma nera, che sarà la Guardasigilli,  la romana Anna Maria Cancellieri, la chioma leonina,  agli Interni e l’elegante torinese Elsa Fornero al Lavoro. Per dirla come Berlusconi,  mi si consenta una battuta per il fortunato programma di Crozza, Italialand: si torna alla normalità, meno ministri, da Tremonti al solo… Monti, anche  meno ..passere, perché  basta un Passera.  Certamente l’uomo più conosciuto, l’oggi e il domani di questa compagine e forse del paese. E speriamo che fra tanti  nostri sport ormai  scalzi o  ignudi –  nel senso di scoperti (nei bilanci), scostumati, senza regole, senza vergogna –  Gnudi riporti tutti alla giusta dimensione, alla splendida normalità dello sport per ricostruire un vero rapporto con oltre 50 milioni di sportivi.

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