Giovanni Malagò, al Coni per cambiare lo sport italiano

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Di Matteo Cardinali – Esperto di politiche sportive

Da presidente del basket Petrucci, darà il suo voto forte al suo fedele braccio destro Pagnozzi ma nella corsa al CONI  c’è un candidato che fa parte della famiglia del basket, Giovanni Malagò.

Lo sport italiano ha bisogno di una scossa salutare, nel segno della discontinuità programmatica e gestionale di una istituzione – il Comitato Olimpico Nazionale Italiano – che si sta avvitando sempre più su se stessa, incapace di progettare proprio perché incapace di capire quale devastante potenzialità potrebbe avere  negli enormi cambiamenti socio-economici-culturali che stanno avvenendo all’interno del nostro paese e nel resto del mondo.

La cultura sportiva di una nazione non si misura con il numero di medaglie  e di vittorie riportate dopo ogni competizione internazionale (nazionale o di club), come ha fatto il CONI negli ultimi due lustri, ma dalla quantità generale di praticanti, dalla qualità dei benefici e dei servizi, dalla efficienza dell’impiantistica pubblica e privata. E, non certamente ultimo, dalla capacità di integrazione sociale multietnico per questo che è il più grande fenomeno di aggregazione di massa del mondo.

L’Italia in questo momento rappresenta il fanalino di coda di un’Europa lanciata verso il futuro e non solo con grandi sport come l’atletica e il nuoto usciti malconci da Londra, e il basket col suo Deep Team, fuori dalle ultime due Olimpiadi con 3 giocatori protagonisti nella NBA. Si parla di sport come attrattiva per i giovani e il loro sviluppo, e col 36% di ragazzi  – in età scolare – obesi o in sovrappeso (dati OMS) c’è bisogno di una radicale “virata” di rotta nella politica sportiva nazionale.

In questo poco incoraggiante  quadro da “natura morta” ottocentesca è arrivata la luce della candidatura alla Presidenza del CONI  del “Great Gatsby” capitolino, al secolo Giovanni Malagò, manager ed imprenditore di successo, Presidente del prestigioso Circolo Acquaniene (quello di Federica Pellegrini, ndr) e già Presidente del Comitato Organizzatore dei Mondiali di Nuoto di Roma 2009 che ha avuto un ruolo anche nella Virtus Roma basket.

Malagò sì è presentato ufficialmente martedì 22 gennaio in un’inusuale location , l’oratorio San Tommaso Moro a Roma, lanciando il guanto della  sfida a Raffaele Pagnozzi  candidato “istituzionale” per il dopo-Petrucci . Si  vota il 19 febbraio.. per una sfida contro un sistema di potere ormai logoro, capace solo di gestire alla giornata il presente.

Mi auguro che il Coni rappresenti non più in modo feudale lo sport italiano e le sue federazioni“, ha spiegato Malagò, che argomenta  a grandi linee il suo progetto di includere stabilmente i privati nello sport: “Il Coni prende 411 milioni di euro dallo Stato: usciamo dall’ipocrisia dell’autonomia dello sport. Il nuovo Coni deve sperare e progettare il coinvolgimento dei privati, perché lo sport è uno dei settori in cui i giovani possono sperare di trovare lavoro“.

Non è mancata la “stoccata” al mondo del calcio: “Se divento presidente non voglio rapporti Coni-calcio: non ce lo faccio entrare, non starà in giunta. Il disastro che ha prodotto il calcio negli ultimi venti anni è evidente“.

Un programma in sessanta cartelle e pieno di affondi nei confronti dell’attuale modo di gestione del governo dello sport italiano, con riferimenti precisi all’intervento dei privati, al potenziamento dell’educazione fisica nelle scuole, alla creazione di centri di eccellenza nel campo della ricerca, alla collaborazione stabile e permanente con tutte le istituzioni sportive (FSN, DSA, EPS, ecc) amministrative (Comuni, Province, Regioni) e politiche (MIUR, Finanze, Tesoro, Turismo, ecc), al cambio di immagine e non solo sostanziale del CONI: branding, marketing, fundraising, project finacing, giustizia sportiva, trasparenza, efficienza, collaborazione, integrazione,” fare sistema”. Queste le parole e i concetti  più  presenti col loro spessore  all’interno di questo  voluminoso studio che certamente non passerà inosservato agli occhi di tutti gli addetti ai lavori, anche se il voto è su numeri piccoli, i presidenti di federazione, gli enti di propaganda e benemeriti, i rappresentanti degli atleti e dei tecnici.

Personalmente avrei visto con piacere sia una sua dichiarazione per un impegno più forte nel recupero dei rapporti (istituzionali e tecnici) con l’intero mondo sportivo universitario (CUS e  Facoltà di Scienze Motorie) e non solo con l’Università del Foro Italico di Roma, che una nuova linea di discussione nel merito dell’ormai vetusto Diritto Sportivo, ovvero una netta separazione (senza retrocessioni o promozioni dirette) tra dilettanti e professionisti. Ma credo (o meglio, spero) che questi argomenti saranno oggetto della sua agenda di lavoro qualora  entrasse vittoriosamente all’interno del celeberrimo Palazzo H..(  H come Hope…. ). al Foro Italico.

La strada per la tanto sospirata Legge Quadro di riforma dell’intero settore, per una ridefinizione generale dei compiti e delle competenze , è già stata tracciata.

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