No ci sto! Con la Virtus all’11° posto,fuori dalla Coppa Italia e la contestazione silenziosa, la forma più raggelante e dignitosa, sembra il contrappasso del presente per tutti più tutti i bei progetti di Mister Futur Show, il Mark Cuban della Dotta tanto simpatico a Gianni Petrucci il quale va “sullodandolo” dal varo della Fondazione (?) l’ultima estate. Un personaggio che rispetto non solo sia per aver ripreso il club da un fallimento, non fosse altro per il coraggio imprenditoriale dell’oneroso acquisto – attraverso il, sacrificio di un mutuo, come dichiarò a suo tempo – di Casalecchio. L’unica arena moderna con standard europei sorta in Italia negli ultimi 20 anni…Con tutto il rispetto e la comprensione, proprio non ci sto!.
Nato emiliano, da emiliani, fin da quando ero ragazzino pur essendosi la mia famiglia trasferita in Varese (ma fiero della mia alma mater , per i trascorsi nelle giovanili dell’oratoriana Robur et Fides), ho sempre avuto nel cuore le V-nere. A parte le ragioni del sangue si è trattato di un‘adozione a distanza dovuta a un grande regalo di Vittorio Tracuzzi. Chiamato dall’Ignis Varese, ai tempi del secondo scudetto il Grande Innovatore siculo, sul quale Gaetano Gebbia sta scrivendo un libro che attendo con ansia, “sequestrata” ogni tanto la bella Giulietta Sprint azzurrina di un suo giocatore, Sauro Bufalini, e voleva gli tenessi compagnia nei rischiosissimi (guidava come Nuvolari, fortuna non c’erano gli autovelox e viaggiavano meno camion) raid notturni Varese-Bologna.
Ancora innamorato della sue gloriose V nere bolognesi portate allo scudetto, voleva stare con gli amici fingendo di voler spiare gli avversari perché allora il basket non andava in Tv se non per la Nazionale e la finale scudetto. Mi fece conoscere per la prima volta il Paladozza, nel mio immaginario il Madison italiano, e la Virtus divenne per me i Boston Celtics.
A parte questo “sogno rapito”, il Basket-Spaghetti non può permettersi questo ulteriore declassamento del suo campionato, le V-nere che rifiutano di andare sul mercato per prendere stranieri forti e ambiziosi cedendo i migliori (Sanikidze e Koponen). E’ coinvolto l’interesse di tutto il movimento, non bastasse la figura barbina fatta da Milano in Euroleague con l’allucinante gestione della cosiddetta gestione delle “risorse umane”, dirigenti, tecnici e giocatori che vanno e vengono ( a proposito: quelli arrivati sono tutti cavalli di ritorno di secondo piano, Bremer, Green e da ultimo l’inglese Bonsu-Mensah, ex Benetton, reduce da un’operazione al ginocchio che sfiducia in pratica Bourousis) e il pubblico ormai più incredulo che sfiduciato.
Ritengo quindi proprio di avere le mie buone ragioni per poter dire: no, non ci sto!, prima come giornalista allo sconcertante ..Virtusicidio…
La gestione di Sabatini nel ruolo ultimo, fra i tanti, di “gestore” della Fondazione (cessione totale o parziale delle quote ad altri soci?) è stata quanto meno tortuosa. E poco comprensibile, a parte far capire che il morso della crisi economica tira anche da quelle parti. Mentre l’estate prima cercava di prendere Koby Bryant, già annunciato in Tv, nell’ultima estate ha abbassato un pò il tiro garantendo ai suoi tifosi-azionisti il 4° posto. Poi la brusca inversione di tendenza: avanti i giovani, quando anni prima parlava degli italiani come solo l’arredo del campionato.
Dapprima ha mandato in prestito ( in una divisione inferiore a quella in cui giocava due anni prima!, alla faccia della logica),e polemizzato col suo gioiello, Imbrò, l’affare del secolo”, poi sarà un caso chiusa la campagna abbonamenti, vista la consistenza degli stranieri è venuto fuori il discorso sui giovani, il premio della Fip per gli Italiani.
Una riconversione in piena regola rispetto alle sue tesi.La volpe e l’uva…Non prendiamoci in giro, cari signori che gestite il Basket-Spaghetti, la Federazione farebbe bene a togliervi e a prendere giocatori solo dopo 19 anni e aver raggiunto la maturità scolastica, perché i vivai – siamo sinceri – rappresentano oggi più una logica di mercato che altro quando se ne controllano 30-40. E il marchio di fabbrica conta… La NBA sarebbe quello che oggi è se mettesse un premio sugli italiani come fa la Fip?. La NBA prende le migliori matricole dai 19 anni in sù e li fa giocare, vedi i casi di Irving, Lillard, Beal, Ross, Valanciunas, Zeller, Fournier, a suo tempo Bargnani, Gallinari e Belinelli, non manda i talenti in 3a o 4a divisione come ha fatto la Virtus, salvo poi accorgersi che sono il patrimonio della società.
Una stagione sorta? No, questa stagione storta è solo l’effetto di un decalage che viene allo sconto della linea operativa della società, una società che alcuni anni fa era stata messa ufficialmente in vendita, che allora aveva gli uomini giusto al posto giusto con il suo patron conosciuto come colui che voleva lanciare il Salone del Futuro, il Futur-Show. E mi torna alla mente la “mia” ultima Virtus da scudetto del 2009 .
Tutto comincia da lì, dall’ incredibile smantellamento dell’unica squadra negli ultimi 7 anni in grado di “poter guardare negli occhi la Montepaschi e metterle paura”… Non giustificata dal pubblico-azionista, dal valore del brand superiore alla media dei club del basket, anzi l’eccezione “virtuosa”.
- La MIA Virtus aveva in quintetto Boykins, Langford, Righetti, Giovannoni capitano del Brasile alle Olimpiadi di Londra, Sharrod Ford pivot titolare del Bamberg in Euroleague e all’inizio di stagione Alan Anderson decisivo nel rilancio dei Raptors quando si è fatto male Bargnani
- La MIA Virtus ha vinto una Coppa Europea, l’ultima di una squadra italiana con una squadra francese che ha mandato giocatori nella NBA
- La MIA Virtus ha avuto l’MVP del campionato, Keith Langford che è star dell’Armani, si aspettava un contratto pluriennale che era un investimenti anche perché voleva sposare una ragazza di Rimini, per cui avrebbe preso la cittadinanza
- La MIA Virtus perse di un punto la Finale di Coppa Italia, una delle famose imprese senesi che vinse , come scrissero i giornali, con 3 fischi negati nell’ultima azione
- La MIA Virtus prendeva applausi dal pubblico perchè aveva un gioco spumeggiante e divertente
Alla fine dell’anno, il signor Sabatini non confermò il Coach Boniciolli (CT della nazionale cosacca), GM (Andrea Luchi) e Capitano (Giovannoni)
- Oggi la Virtus ha in quintetto Gaddefors
- Oggi la Virtus ha il trio americano meno produttivo del campionato
- Oggi la Virtus non gioca le Coppe Europee
- Oggi la Virtus non solo non ha l’MVP ma nemmeno uno dei primi 10 americani del campionato
- Oggi la Virtus non solo non fa la finale ma non va nemmeno alle Final8 di Coppa Italia
- Oggi la Virtus è undicesima in classifica
- Oggi la Virtus, messa in vendita tre anni fa e poi ritirata perché il compratore si rese uccel di bosco, è contestata dal pubblico, e ormai c’è scollamento totale tra il popolo bianconero e il club
- Oggi la Virtus ha sempre un potenziale di 7-8 mila tifosi che coprono interamente il budget, unico club italiano e forse europeo.
Domanda al gestore Vrtus: perché mai, signor Sabatini, rivoltò alla fine di quella stagione una squadra che poteva arrivare allo scudetto? E cosa farà adesso per evitare che la Fondazione faccia rima con Affondazione?
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