Senza Bargnani, Raptors sulla strada giusta: fine della storia?

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Andrea Bargnani ha lavorato per tutta la gara con le mascelle masticando chewing-gum, che in fisiognomica significa nervosismo, e con il Mago fermo per una contusione al gomito destro, c’era anche Kyle Lowry per una contusione alla spalla. Senza due titolari da 32-33 punti per gara,  i Raptors hanno fatto meglio nelle ultime due uscite vittoriose, cosa che non capitava da otto mesi, e soprattutto si sono comprese realtà che per amor di patria e interessi economici non si dicono, perché i due contusi e delusi sono un capitale da 50 milioni di dollari  e credo che i Raptors cerchino di salvare l’investimento e la faccia e stiano cercando di piazzare almeno uno dei due,  e il primo sarebbe certamente l’azzurro che ha ancora 3 anni di contratto, che significa 30-35 milioni, il quale avrebbe dovuto fare faville dopo la sua prima estate dedicata al recupero fisico per il problema al polpaccio e presentatosi con l’atteggiamento di colui che non crede in questa squadra, che capisce forse che in questa squadra ha fatto il suo tempo, come ha manifestato nell’intervista che ha sorpreso Dwight Casey e i suoi dirigenti nella quale ha manifestato palesemente i suoi dubbi affermano “che la situazione è critica, più  o meno siamo l’ultima squadra della NBA”.

I compagni hanno invece  risposto al suo Mago con i fatti,  pur avendo acquistato un’altra palla al piede, il francese delle colonie Pietrus, il maggiore dei due fratelli, un giocatore consumato da 9 stagioni di NBA e deluso dall’essere puntualmente scaricato  delle squadre che credevano molto in lui (l’ultima Boston che credeva fosse l’anti-Lebron),  pur spinto in quintetto ha fino ad ora deluso.

La difesa, l’eccezionale vitalità e intensità di gioco  del “Calde”e la sua nuova  tripla doppia (18 punti, 14 assist, 10 rimbalzi), impresa di cui è il maggior specialista dopo un certo Rajon Rondo, e la sorprendente serata di Alan Anderson quale top scorer (24 punti), hanno permesso di tenere sotto in 100 punti una delle formazioni più pericolose per l’attacco, e  le 13 stoppate, con 5 di Amir Johnson, 3 di Ed Davis, più le altre 4 di 4 compagni, cioè il nucleo interessantissimo della nuova squadra che fa leva anche su un tiratore come DeRozan, un giocatore esplosivo come Terence Ross, una delle tante matricole interessanti arrivate nella NBA e  sul 21enne lituano  Valanciunas, anche lui un rookie,  con i suoi alti e bassi ma già capace di essere centro titolare, mentre non è da sottovalutare anche il cambio del centro, il bianco Gray, che però stranamente, vedendo la serata-no di Valanciunas e la potenza a rimbalzo di Asik, non è stato mandato in campo, l’unica cosa inspiegabile di coach Casey, ex allievo di Ed Sutton a Kentucky, arrivato ai Raptors dopo due stagioni a Minnesota e aver allenato per anni in Giappone, compresa la nazionale nipponica nel suo primo mondiale.

Dopo un confronto personale con Bargnani che deve aver scatenato la voglia di chewing-.gum del romano, Casey, ha parlato chiaro. Cosa ha detto questo coach che stimo moltissimo, dal metodo all’eleganza Armani (pochette bianca nel taschino) e la sua laurea in  scienze economiche e la conoscenza del capitolo “risorse umane” (dopo Minnesota ha girovagato per l’Europa per quasi un anno con grande umiltà per studiare questa fonte fondamentale)?. “Signori, d’ora in poi chi è interessato ad andare in campo deve avere mentalità difensiva, chi non accetta questo sacrificio non giocherà”, ha detto, e se questo credo potrà applicare fino infondo questa squadra iperatletica, con giocatori futuribili interessanti,  potrà togliersi molte soddisfazioni, anche se dovrà fare i conti con la dirigenza che da 6 anni si portano dietro l’enigma-Bargnani, e ha toppato alla grande non ritenere Calderon uno dei primi 10 play della NBA.

E che quando va in campo da titolare, gioca due partite, quella che gli consente il suo grande corazon e il suo testone enorme, vedere l’intensità, e la lettura del gioco, la metà dei 29 assist che sono il segno di fluidità di gioco costante che ha permesso di vincere meritatamente una partita mai in discussione anche se Houston si né avvicinata di 2 punti nel finale, ma non poteva vincere perché Jeremy Lin, ingaggio da 35 milioni, è stato surclassato dal collega spagnolo, e dopo la deludente gara di Toronto (7 punti, 3/9 al tiro, 1 rimbalzo, 2 assist) i commentatori si sono posti questo quesito: è davvero un giocatore del calibro da NBA?

Forse Houston potrebbe pensare a uno scambio con Lowry, e far tornare il suo ex play, che in Canada sta recitando lo stesso copione della scorsa stagione quando fermato da una malattia, fece scoprire lo sloveno Goran Dragic che svegliò i Rockets e finì poi a Phoenix per prendere il posto di un certo Steve Nash. Da segnalare anche la metamorfosi di Alan Anderson, protagonista di una breve stagione bolognese nell’anno migliore della gestione Sabatini, il 2009, quello di Boniciolli e il gm Luchi, l’unico in cui si materializzò una credibile anti-Siena che però forse per motivi di bilancio venne smantellata.

Giocatore a volte svogliato, ha avuto ingaggi importanti in Europa, vedi anche il Maccabi, ma non  è mai stato riconfermato, e che i Raptors hanno pescato dalla D-League alla fine della stagione scorsa, e che potrebbe essere il sostituto di Bargnani anche se la difesa, come il Mago, non è il suo forte.  Ma è difficile che ripeta la partita contro Houston, perché la gara precedente  aveva praticamente giocato contro la sua squadra, con 2 punti in 21 minuti e 0/11 al tiro.

Chi invece si dimostra invece ogni sera  un solido investimento è Danilo Gallinari che ritrovato il tiro nelle ultime due partite,   continua a essere l’emblema  di un gruppo vero quale i Nuggets che  dopo aver rieducato McGee (19 punti per space-man, a suon di schiacciate) sta avendo una risposta positiva di Iguodala che dimostra di essere un vincente dando un grandissimo contributo in rmbalzie  e assist. Questi sono i principi ispiratori della squadra di George Karl che può vincere dovunque e con chiunque e ha ammutolito il pubblico dei Kings spazzando via (122 punti, 64 della panchina) orfani di Tyreke Evans e col lunatico Cousins, centro di notevole potenza e talento, ma incognita di pari dimensioni.

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Risultati domenica 16 dicembre: Toronto-Houston 103-96 (24 Al.Anderson, 18 Calderon + 14 a, 10 ri; 20 Harden, 19 Morris, 7 + 13 Asik); Sacramento-Denver 97-122 (20 Is.Thomas, 19 Cousins + 11;  19 McGeee, 18 Gallinari); Filadelfia-LA Lakers 98-111 (30 N.Young; 34 K.Bryant, 19 Artest + 16, 17 D.Howard + 11); Portland-New Orleans 95-94 (24 JJ Hickson + 16 r, 11 Batum + 11 r; 26 R.Anderson, 23 Vasquez + 11 as)

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