Pochi allenatori alle urne, chi non vuole un cambiamento?

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INCHIESTA ,  BASKET AL VOTO – La discesa in campo di Bianchini non ha smosso  le acque,  il Comitato Nazionale Allenatori non ha nemmeno ricordato sul suo sito ai 12.500 allenatori che si votava per i delegati del rappresentante nella squadra di Petrucci

Valerio Bianchini , il candidato del cambiamento che potrebbe battere il sindacato al potere (Usap, acronimo di Unione Sindacale Allenatori Pallacanestro) col voto della sua Lombardia dalla quale  ha iniziato la  carriera contribuendo  a grandi successi, vedi lo scudetto di Cantù e la prima Coppa dei Campioni, in un suo post su Facebook le ha definite “pseudo-elezioni” riferendosi al momento elettorale del 3 e 4 dicembre col quale allenatori e giocatori  sono stati chiamati a eleggere  i delegati in vista dell’assemblea generale Fip del 12  gennaio a Roma.

In effetti la mancanza di un regolamento chiaro ed esaustivo che indichi le esatte procedure di voto  ha alimentato dubbi e perplessità su un sistema di voto molto lacunoso, che mette in discussione sia la volontà politica della federazione di valorizzare un’ampia partecipazione dei protagonisti principali, sia la piena legittimità  delle procedure e le relative verifiche.

A partire dalla scarsa informazione con cui la Fip ha messo a conoscenza i propri tesserati di un evento così importante, affidata alla comunicazione  dei vari Comitati Regionali alle società del proprio territorio (utilizzando la casella di posta elettronica ufficiale, spes) , delegando quindi ai vari club, semplice soggetto media-partner, l’onere di informare.

Già questo passaggio ha impoverito l’effetto comunicativo in quanto sicuramente non tutte le società hanno di fatto trasmesso le necessarie informazioni. E chi lo ha fatto ha agito in maniera formale,  senza enfatizzarne l’importanza, se non in pochi casi.

Se per i giocatori  di cui parleremo nelle prossime puntate di questo viaggio giornalistico  dal tema “il voto del basket, famolo strano” – per dirla alla Verdone , se pensiamo all’Opa ostile della  Toscana a Lnp che spoglia del diritto all’autodeterminazione 170 club  per cui si rischia di spaccare il basket per accettare  la farsa di un rappresentante estraneo, cha ha il merito di aver rastrellato silenziosamente un pugno di deleghe – non v’erano alternative, per gli allenatori invece  lo scenario è stata  di una coltre ovattata che ha spento ogni residuo ardore.

Quando invece  la casella di posta federale in possesso di ogni tecnico avrebbe garantito, per certo, una comunicazione diretta utilissima  a stimolare un rapporto utile con lo scopo di scegliere i rappresentati da mandare nella casa madre. A dire il vero qualche comitato regionale ha attivato il suddetto canale, anche se sono stati sempre troppo pochi rispetto al numero complessivo.

Non solo, strano a dirsi e  ancor più a comprendere  è l’organismo istituzionalmente rappresentante di tutti gli allenatori, il CNA,  che non ha ritenuto opportuno fare alcuna comunicazione ai propri tesserati. Sissignori, nemmeno una noticina nel proprio sito quando invece avrebbe dovuto informare, comunicare, dare indicazioni sulle modalità!

Non chiamiamola dimenticanza, il suo presidente dovrà chiarire le ragioni, ma senza sbandierare  un concetto di neutralità perché una votazione è sempre elemento di discussione e, si suppone, di progresso della categoria. Questo, se ho ben capito, rientra fra le cosiddette operazioni di disinformacija  che caratterizzano ormai le tornate elettorale delle Federazioni

Dove, sa non nel sito del CNA ,infatti i molti allenatori disinformati avrebbero potuto recuperare le necessarie informazioni? Non solo, l’organismo tecnico federale che tutela e indirizza gli  allenatori avrebbe pure dovuto coordinare l’attività sul territorio, attraverso le proprie strutture periferiche, piuttosto che lasciare che ognuno operasse  secondo una propria interpretazione e impegno. Ma diciamola tutta: anche per convenienza….  Tutto quanto ha invece sollevato molti dubbi sull’operato del CNA anche in previsione di una eventuale riconferma dei suoi dirigenti.

Resta difficile, per gli allenatori, riconoscersi in chi non si prende cura di loro come dovrebbe,  specie in questa occasione. Non solo informandoli ma esortandoli a votare e coordinando le varie strutture con le giuste ed uniformi direttive, soprattutto per quanto riguarda l’apertura dei seggi.

Infatti altro punto cruciale e determinante per la “non partecipazione” al voto, il numero dei seggi in cui si poteva votare.

Soltanto due regioni (Emilia Romagna e Sicilia), fin dall’inizio, hanno aperto un seggio in ogni provincia, molte hanno limitato la possibilità di votare in una o due sedi, alcuni comitati, a seguito di numerose richieste, hanno aperto successivamente altri seggi.

Ad esempio il Lazio, che inizialmente aveva previsto solo il seggio di Roma, o la Sardegna che ha aperto un secondo seggio a Sassari, così come la Calabria che ha attivato Cosenza e la Puglia con Foggia.

Anche il Piemonte ha aumentato il numero dei seggi, non alcune regioni importanti come Veneto e Marche (un solo seggio!), così come la Liguria che con la sola sede di Genova ha tagliato fuori Savona ed Imperia.

O la Toscana che con seggi a Firenze e Livorno ha di fatto escluso gli allenatori di Siena; o la Lombardia con i soli seggi di Milano e Bergamo.

In definitiva la scarsa distribuzione delle sedi di voto ha limitato di molto la partecipazione degli allenatori  che, comunque ,. ci hanno messo il loro, fra sfiducia nelle procedure, pigrizia e rassegnazione.

Risultato: su circa 12.500 allenatori aventi diritto di voto soltanto 2003 hanno manifestato la loro preferenza, circa il 16%, troppo poco perché si possa parlare di elezione democraticamente partecipata o rappresentativa di scelte indirizzate a un qualche positivo  cambiamento. Davvero troppo poco in quanto il rappresentante dei tecnici eletto in consiglio federale lo sarà soltanto di una minoranza. E quindi con peso politico molto limitato. Operazione in fondo di depotenziamento strisciante della categoria, della quale i più non si sono resi conto, anche se lo capiranno più avanti quando i nodi verranno al pettine in coincidenza di sempre minori posti di lavoro, e perdita di dignità.

Insomma i tempi sono ormai maturi per sostituire almeno, come primo passo obbligato, l’attuale arcaico sistema col  voto on line che permetterebbe agli allenatori di votare comodamente da casa. Ma  attenzione, una più ampia quantità di voti  non necessariamente stimolerebbe una reale maggiore partecipazione a portare l’allenatore al centro del processo di sviluppo del basket!

1 – Continua

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