Piccola Macedonia, grande semifinale

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Macedonia in semifinale, Lituania sconfitta: è il verdetto dell secondo quarto di finale degli Europei di Lituania. Stavolta il destino ha voluto premiare gli avversari, che pure – al pari dei lituani – non vengono certo da un contesto di storia recente. semplice da raccontare e tinta di colori che riportano alla guerra del Kosovo nel 1999, quando 360.000 albanesi si rifugiarono nella nazione.

Tornati in patria alla fine della guerra, i più radicali tra loro rivendicarono l’autonomia per le aree a maggioranza albanese della Repubblica. Venne combattuta una piccola guerra civile: nel giugno 2001 si arrivò a una conclusione del conflitto con l’intervento di un piccolo contingente di monitoraggio della NATO e con l’impegno del governo a riconoscere culturalmente la minoranza albanese. Prima ancora di questi avvenimenti, il riconoscimento dell’autonomia e dell’indipendenza dalla Jugoslavia (1991). Sono attimi e istanti che sanno al contempo segnare la vita di un popolo e forgiare caratteri di intere etnie: non è nulla come prima, se si parla di conflitti civili. Armati. Ci si abitua a lottare ma si comincia anche a percepire un senso di appartenenza e di compartecipazione della propra identità  con i conterranei che altrimenti non sarebbe tale.

La gioia negli occhi dei macedoni, quella percepita dopo la qualificazione alle semifinali degli Europei di Lituania, ha portato a condividerne destini, speranze, propensioni e obiettivi. Non tanto perchè il piccolo Davide, anche stavolta, ha l’opportunità di compiere un’impresa titana ma anche per il fatto che l’entusiasmo genera entusiasmo. Le parole dello spogliatoio macedone alla fine della gara sono un toccasana: fanno bene allo sport, fanno bene alla società. Marin Dokuzovki, allenatore della Macedonia:

“Ci eravamo meritati di essere tra le prime otto. E ora tra le prime quattro. La pressione non era su di noi e dopo la sconfitta con la Russia arrivata con quel tiro fortunoso avevo detto ai miei giocatori che sarebbe arrivato anche per noi, quel tiro. Ma non me lo aspettavo contro la Lituania. Come abbiamo vinto? Con il cuore, la difesa e sapendo che dovevamo restare in partita a fine terzo quarto. Nell’ultimo tutto poteva succedere. La Spagna? E’ la migliore, qui. Però noi ora riposiamo e poi ci pensiamo”.

Il guerriero si accomiata, la notte non è mai troppo lunga e l’alba sta a un tiro di schioppo. Con la luce del giorno non ci sarà tempo di lodarsi per quanto fatto: ci sarà altro da fare, saranno faccende ancora più importanti.

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