Armani Milano-Boston Celtics tu chiamale se vuoi emozioni

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É facile cominciare con una citazione del grande Lucio Battisti, che tra l’altro era la seconda passione dopo il basket di quello che considero uno dei più grandi cantori della pallacanestro e un amico, scomparso dodici anni fa, Tullio Lauro. Tu chiamale se vuoi, emozioni…

É quello che ho vissuto, nel weekend Nba, al Forum e dintorni. Tutto é stato emozionante: nonostante sia dal ’89 che ci lavoro, col basket e con l’Nba dal McDonald di Roma, con Seattle e la Milano D’Antoniana, é sempre qualcosa di speciale che travalica sia la pallacanestro “normale” che le riprese televisive “normali”. Un po’ per il carrozzone anche circense che circonda l’evento Nba ed un po’ per la suggestione ( e soggezione) che trasmette a chi ci lavora. Poi c’é il fatto, dopo la pausa forzata, di tornare a dirigere le riprese di basket, il motivo per il quale faccio questo mestiere. Rivedere volti, persone, amici e non, colleghi… Tutta gente con la quale ho diviso questi vent’anni, il passo da colleghi ad amici diventa sottile se non inesistente.

E poi l’interesse che muove: c’erano file e file di addetti ai lavori di moltissime tv estere, oltre all’ovvia presenza di ComCast, la tv di Boston. Differenze? Tante e nessuna… Nell’organizzazione del lavoro c’é la forbice maggiore: quello che noi facciamo in dieci loro lo fanno in venti se non trenta. Loro iper specializzati, noi più generalisti. Loro sempre a provare tutto fino alla nausea ( ricordo le prove del minuto di silenzio in memoria di Chamberlain nel McDonald dell’ 99), noi più capaci di affrontare l’inatteso, l’imprevisto. E poi c’é la cosa veramente importante: la partita, e lì le cose cambiano. Tutto avviene ad una velocità, intensità ed energia superiore rispetto al basket europeo e questo si riflette sulla logica di ripresa televisiva. Nel campionato e in Eurolega ci sono più spazi, più tempi morti, che ti consentono di proporre replay, tattiche, immagini. L’Nba é molto più veloce, al punto di inventarsi i tv time out, spazi creati per sponsorizzazioni ed esigenze televisive in genere. Il tutto con un “timing” rigoroso dettato da una TimeOut Coordinator pronta a bacchettarti al minimo ritardo. Insomma, é stata una bella avventura, sempre per citare Battisti…
Ora torniamo a guardarlo, il basket, in tv e di persona, se il lavoro lo permetterà…

Giancarlo Fercioni – Regista tv

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