Dido Guerrieri, quell’eredità di gioco lasciata a Meo Sacchetti

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Così Dante Gurioli ricorda il professor Dido Guerrieri del quale è stato allievo in una della squadre più divertenti della pallacanestro italiana, la Mobilquattro-Xerox:

Ho conosciuto Dido da giovane allenatore al corso allenatori a Milano  nei primi anni ’70. Era un tecnico federale che “girava” su e giù per  l’italia tenendo corsi, conferenze etc Sono rimasto folgorato: uomo di grandissima cultura, un po’ burbero nei modi , schivo , assolutamente non presenzialista e mai auto celebrativo, ma di carattere dolce e nello stesso tempo deciso!

Da lì , poi mi ha voluto con lui, in serie A a Milano  come assistente, sono sempre rimasto in contatto e specialmente ho “abbracciato” totalmente  la sua filosofia cestistica , fatta di “contropiede/transizione” e sfruttando al massimo  il talento dei suoi giocatori più importanti.

Penso alla Mobilquattro/Xerox  con il sommo  Chuck Jura  e/o alla Berloni  Torino con Della Valle, Sacchetti, Scott May etc etc- una delizia per gli occhi.

Circolazione di  palla, rapidità, tutto fatto con leggerezza, in questo Dido credo sia stato un antesignano, cioè non creare nessuna pressione sui giocatori (nel basket attuale , non a caso, rivedo la medesima leggerezza nelle squadre allenate da Meo Sacchetti il coach del Banco di Sardegna).

Abbiamo ricominciato a rifrequentarci  quando non ha più allenato e alternava la sua esistenza fra gli Stati Uniti  e la sua talia di  Sesto San Giovanni. Chiacchierate di ore ed ore, curioso di sapere dei suoi giocatori, di chi aveva perso di vista negli ultimi anni, di come procedeva il basket in Italia , visto sempre con gli occhi di chi aveva creato qualcosa per la nostra pallacanestro.

Nel frattempo , però, lo vedevo piano piano “perdere le forze”, mantenendo una straordinaria lucidità e memoria , accompagnato amorevolmente da Foscae e il figlio Luca, l’altra figlia abita a Seattle,  a cui, in questo momento, va il mio abbraccio.

Sono convinto che il basket italiano, con la nomina nelle Hall of Fame del 2012, “ha fatto in tempo” a farlo sentire “uno dei grandi “, uno dei padri della nostra pallacanestro.

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