Addio al basket di Garbajosa, ha vinto più a Treviso che in Spagna

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A 34 anni, e nonostante le insistenze di Malaga ha scelto di entrare nello staff della nazionale con la quale ha firmato l’oro mondiale in Giappone. Due scudetti e tanti successi con Treviso, e l’amarezza del Real con Messina. Una grande carriera, un titolo mondiale che lo ha visto essere il MVP della finale in Giappone, un solo scudetto in Spagna (Malaga) e quattro anni alla Benetton Treviso con 2 scudetti, uno con Mike D’Antoni e uno con Ettore Messina, oltre ad altri trofei e risultati che ne hanno fatto una colonna portante molto amata dai compagni e dal pubblico.

Jorge Chaparro Garbajosa, 34 anni (35 a dicembre), ha chiuso col basket, anche se Jasmin Repesa ha provato a chiedergli di rinviare di un anno questo passo, ma ha giocato sulla decisione anche il ruolo che gli ha offerto il presidente della Federazione spagnola (FEB) Josè Luis Saez, per cui sarà già operativo ai Giochi di Londra nello staff della nazionale delle “furie rosse” con la quale ha giocato 163 partite, conquistato 3 ori, uno mondiale e 2 europei, oltre altre 3 medaglie europee e l’argento olimpico di Pechino.

Giocatore di grande temperamento, un lungo capace di tirare bene da 3 punti, come dimostrò segnando ben 6 triple nella finale per il titolo iridato in Giappone, la torre di Torrejon, 2,05, ha chiuso dopo 17 anni. A soli 12 anni, nel ’93 entra nelle giovanili del Baskonia, nel ’99 vince la Coppa del Re col Vitoria Caja Laboral e poi  passa alla Benetton nel 2000 con Piero Bucchi come allenatore, e rimane altri 3 stagioni con Mike D’Antoni e poi con Ettore Messina. Un anno fortunato a Malaga, poi firma per i Raptors dove ritrova Andrea Bargnani e Josè Calderon. Si riprende da un brutto infortunio, finito sotto il peso di Pierce in un’azione difensiva, viene eletto a 30 anni miglior rookie dell’anno, non finisce di sorprendere.

Messina sbarca al Real, gli affida un ruolo chiave di leader, ma poi lo esclude dalla formazione e questo è uno dei motivi della contestazione dei tifosi al coach italiano, perché il barbuto Giorgione è molto amato. Scaricato dal Real, torna a Malaga e nella sua prima partita batte l’ex squadra che l’ha ripudiato. Nel giugno 2011 chiude con la nazionale con una frase memorabile: “Ho giocato in molti club, ma la mia squadra è sempre stata la nazionale”. Non se n’è scordato il presidentissimo saez per il quale “nel nuovo ruolo sarà ancora più importante di quanto non lo era sul campo”.

“Nella mia vita ho avuto il privilegio di poter fare quello che più mi piaceva, e ci dite poco?”. Quella di Jorge è la storia di una persona positiva, che si fa sempre trovare al posto giusto nel posto giusto,  sa scaldare i cuori dei compagni e della gente e con la Benetton ha vinto più titoli di quelli conquistati in patria, cosa che rende più bello il ricordo delle sue quattro stagioni nella Marca e l’uscita di scena del club trevigiano dalla A e l’amarezza per vedere che non è stato fatto abbastanza per realizzare un consorzio, spesso oltre ai centimetri e alla classe occorre anche il cuore. Appunto, come Garbajosa. Secondo Giorgio Buzzavo, il suo presidente a Treviso “la  NBA lo ha completamente rovinato, anche lui come Bargnani andare sotto canestro era una impresa e quindi si è allontanato:ma il tiro da tre non gli è più bastato. Peccato perché  non ha finito benissimo la carriera”.

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