122 squadre di serie C sfidano la riforma, un arbitro il buonsenso

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Mentre il Consiglio federale si è messo stamani  al lavoro per varare la grande riforma dei campionati 2013-2014  (serie A a 16 squadre, A dilettanti con 3 gironi, cancellata Legadue, la C diventa regionale)  per la quale  sabato  alle 14.45  è prevista una conferenza stampa di Meneghin, monta il dissenso delle minori.

La Lega Nazionale Pallacanestro  ha diramato un comunicato con  l’esito della prima fase del sondaggio promosso presso le società di  Serie C Dilettanti.

L’’85% delle società DNC che hanno  risposto al sondaggio, hanno dichiarato di  non essere d’ accordo sulla possibilità che la FIP regionalizzi il campionato DNC. Nei prossimi giorni LNP, valuterà quanto verrà deliberato dal Consiglio Federale FIP del 3/4 febbraio”.

Per la cronaca, anche se non specificato l’85 per cento di 144 società  sono  ben 112. Ovvero la larghissima maggioranza. E’ vero che molti club  hanno problemi economici,  e ci hanno informato che  in questi giorni  sarebbero in diversi i ritardatari  col pagamento della seconda rata della tassa federale. E’ anche vero però che  in fondo questa riforma  potrebbe essere un sollievo per uscire dall’imbarazzo. Non siamo contro la riforma, siamo contro le ipocrisie e le decisioni affrettate, prese dall’alto. Non dimentichiamo, che le squadre in Italia sono troppe,  e le due A professionistiche  battono come numeri  anche i 30 club della NBA, che molte sono le incongruenze nelle minori e   si fanno follie pagando a volte stipendi di 25 mila euro all’anno.

Ribadisco tuttavia che esistono  non poche società virtuose che hanno fatto la storia del basket, con  un impianto di proprietà, cosa  che molti club di A  si sognano (Milano, Roma, Varese, Venezia, Avellino, Caserta, etc) per le quali una retrocessione regionale significa una perdita di avviamento. Inoltre:  per molti club di C  il basket è il city game, il simbolo sportivo della  vita locale attorno al quale le amministrazioni comunali hanno realizzato con soldi pubblici un palazzo  anche se magari, col cambio di compagine  politica, se ne sono poi  lavati le mani e l’impianto rischia di andare in malora e pesa come costi di manutenzione. Vedi il caso di Vigevano.

Pur riconoscendo la buona volontà della FIP e  come anch’essa abbia  avuto problemi e scossoni (fortuna sua non economici)  dovuti all’assestamento in seguito a un Commissariamento, segno di carenze di gestione precedenti, e poca collaborazione dalla Lega Maggiore,  credo debba essere cauta nel prendere decisioni tanto delicate, perché questo è un  fulmine a ciel sereno.

Occorre una preparazione, uno studio, un’indagine interna e d’opinione, e se la C ha fatto in poche ore una conta per il no è perché non è stata informata,  ha letto dai giornali che si cambiava da una settimana all’altro. Un seminario di preparazione poteva limare i contrasti che sempre ci sono quando si prende una decisione.

La Fip si sente sicura, attraverso i propri legali, affinchè  nessun club possa portarla in tribunale chiedendo i danni per la perdita del  diritto sportivo. Ma in Italia non si sa mai, una “qualsiasi” associazione consumatori potrebbe intentare una class action,  potrebbero esserci sorprese. Lo stesso CONI predica bene a razzola male. Vuole una riforma, meno squadre, soprattutto meno nulla-osta per gli stranieri,  e poi attraverso il proprio tribunale ammette Venezia e il campionato di A passa a 17 squadre!

Qui non si capisce più nulla, se non che la Fip, come ho scritto, farà bene a varare la riforma, ma  con beneficio di riserva. Adelante Pedro con juicio, per dare il tempo alla società di capire, studiare i correttivi, e poi prendere collegialmente una decisione, valutando i pro e contro.

Siamo sul filo del rasoio, la certezza del diritto ormai è affidata ai tribunali, le regole ci sono ma non vengono fatte rispettare.  E’ chiaro  che il dibattito dei temi di sport riguarda anche i lettori . Mi è arrivata ad esempio  una email di “mario50” che attacca la Fip su un altro versante, quello delle “Indennità Giovanili” altrimenti conosciute con l’acronimo NAS, uno dei tanti che caratterizza il “nuovismo” italico,  non bastassero i termini stranieri che magari fanno più comprensibile la materia. Un esempio: non è più bello, per parlare dei giocatori in panchina parlare di “cambi” e non scrivere “reverse” come nella NBA che letteralmente è riserva e sminuisce il valore dei giocatori, come invece gli attribuiva James Naismith inventore del basket?

“Nessuno – sbotta Mario50 –  parla della legge delle indennità giovanili  per cui per giocare in c1 credo vado a memoria devono pagare credo 3500 euri tra società iniziale e federazione moltiplicate per 10 anni che un ragazzo può giocare anche solo per piacere a quel livello cosa costa il vecchio cartellino 35000 mila euri. Incominciamo a cancellare questa legge truffa a tutti i livelli e sopratutto ai livelli amatoriali che già sarebbe un minimale segno d’intelligenza  da parte di una dirigenza nazionale e regionale che da  molto a se stessa e pochissimo a questo stupendo movimento. Ma scusate,  mi sembra di parlare della politica chi sta lì non lascerà  mai il posto e la base si farà  sempre abbindolare da promesse stupide e molto personali .Incominciamo a mettere a casa persone che negli ultimi 20 anni hanno distrutto questo movimento prima di parlare di cambiamenti , grazie e scusate l’intrusione”.

Desidero infine parlare di un caso che si poteva chiudere  in poche ore e  sta diventando invece  grottesco e pericoloso, e un  precedente per tutto lo sport. Non molto tempo fa un arbitro di Serie A di basket venne fermato dai carabinieri di Castelfranco Veneto mentre acquistava cocaina da uno spacciatore. I giornali veneti  specificarono di un arbitro della  zona e che ha diretto gare importanti di Serie A. Nel  suo mondo viene immediatamente individuato. La Federazione lo chiama per spiegare quello che è successo, dicono abbia ammesso il fatto scoppiando in lacrime. La Fip segue le procedure e chiede al suo  Procuratore di assumere gli atti. Ma intanto  il fischietto continua  ad arbitrare. Non bastava l’ammissione?

Ho chiesto lumi alla Fip, ai vertici mi hanno spiegato che il Procuratore si è mosso ma i carabinieri non gli hanno consentito di mostrare i verbali e si sono rifiutati di  comunicargli le generalità del fermo fino a quando a quando il magistrato non si pronuncerà sull’eventuale reato.

Ma come è possibile che, attraverso l’anti-doping del CONI,  notoriamente rigido perché si tratta  di reati penali,  manchi un dialogo funzionale, rapido,  fra due organismi dello Stato, quello riguardante la tutela della  legge e l’altro dell’ordinamento sportivo?. E che il CONI non dia un segnale su questo caso?

Ricordiamo che l’inquirente di Baskettopoli, il Processo per il quale per “i voti taroccati” e altro  sono stati spiccati 41 avvisi di reato con alcuni patteggiamenti, la dottoressa Maria Luisa Miranda, ha ben  definito nella sua istruttoria che  gli arbitri “pubblici ufficiali in pubblico servizio”.

E’ possibile, si chiede la gente,  che questo signor arbitro, designato per  un importante incontro di A nel fine settimana al nord, non senta lui il bisogno di sospendersi per chiarire la sua posizione?. Da parte sua  il CIA l’ha  sospeso pochi giorni fa – episodio umoristico – per un turno  in seguito ad alcuni esami. Mica si trattava di esami del sangue… peccato fossero   solo esamini  di richiamo a metà campionato per la  conoscenza del regolamento, volgarmente detti quiz.

In tutta questa grottesca vicenda sarebbe bastato però  che i designatori, due ex arbitri, parlassero alla “pecorella smarrita”, invece nel contesto di un generale scaricabarile continuano a designarlo regolarmente. Ogni gettone per la cronaca  vale, fra l’altro, un bonus di 1000 euro…

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