Ultimatum della NBA, giocatori spaccati!

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La decisione mercoledì: una cinquantina di giocatori sostenuta dai superagenti pronta a sciogliere il sindacato mentre i bigs sono sulla linea dura di Derek Fisher

  • E’ scattato l’ultimatum della NBA e i giocatori hanno tempo fino a mercoledì per rispondere  e sembra che per l’ennesima volta diranno no. Il presidente del sindacato giocatori Derek Fisher ha detto che non  voterà l’offerta dei proprietari, anche se molti media statunitensi sostengono che si prevede un ribaltone con la riunione dei 30 leader sindacali dei club prevista per oggi. Anche se i giocatori hanno ancora 24 ore di tempo,, hanno già cominciato a muoversi per il grande golpe.
  • Secondo ESPN  gli ‘indignati’ hanno cominciato la raccolta di firme per raggiungere quel 30% tenuto a presentare la proposta di scioglimento  al  Comitato Nazionale di Lavoro degli Stati Uniti. In totale 130 giocatori necessari per formalizzare questo atto  per iscritto, cosa che Paul Pierce pensa di poter ottenere in due giorni  anche se per ora i dissidenti sarebbero  una cinquantina.

  • Alcuni giocatori, come Deron Williams, sono pronti a  sostenere questo movimento di porre fine alla Associazione Giocatori, ma la considera in ritardo. Il processo di auto-dissoluzione prevede infatti tempi lunghi, e precisamente 45 giorni di studio della Camera del Lavoro  dal deposito della richiesta.. Quindi segue il voto del sindacato, e solo a quel punto può iniziare la nuova trattativa. In questo modo la stagione NBA  sarebbe completamente persa, ma la buona notizia è che intanto il sindacato può continuare a negoziare con l’NBA, esercitando una  pressione per non firmare contro accordo 50-50.
  • In questo scenario  entrano in azione anche i superagenti fin  dall’inizio dell’estate sostenitori della soluzione. Molti sono stati incaricati di sondare i loro  clienti e intanto avviare il procedimento se non si troverà un accordo  mercoledì. Parliamo di procuratori  noti come quelli del ‘Big 7’,  Arn Tellem, Bill Duffy, Leon Rose, Dan Fegan, Jeff Schwartz, Mark Bartelsteiny, Henry Thomas.
  • Da parte loro i proprietari si aspettano  che i giocatori sull’orlo di una spaccatura accettino l’offerta attuale,  questa la posizione “antipatica”  di Micheal Jordan per il quale non si può andare oltre il 50%. L’ex star, oggi proprietario di Charlotte, viene definito un “ipocrita” dagli ex colleghi.  L’ultimatum della NBA potrebbe creare una “massa critica” fra i molti giocatori desiderosi di  tornare a giocare e raccogliere. Tra coloro che sostengono la scomparsa del sindacato ci sono due “partiti”: chi vuole l’accordo subito  e non condividono la posizione di Fisher, e coloro che sostengono che la guardia dei Lakers e presidente dei Giocatori è stata  troppo morbida con i proprietari accettando di negoziare a meno  del 52% dei ricavi. Da parte sua il Commissioner Stern ha detto: i proprietari non si muovono dal 57 %, in realtà mercoledì sul Fifty-Fifty la partita potrebbe ricominciare.

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