Riecco Mike D’Antoni, preferito a Jackson per rilanciare i Lakers

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Ecco tutti i retroscena del suo clamoroso ritorno dopo un’operazione al ginocchio, ha firmato un contratto di 4 anni per 12 milioni di dollari e aspetta l’ok del medico mentre i Lakers vanno in campo stasera con San Antonio e venerdì con Phoenix.

Gran trambusto dalle parti del’abitazione di Mike D’Antoni, al nord di New York, al confine con Connecticut, dopo due settimane tremende, senza luce per i danni provocati dal passaggio dell’urgano  Sandy   e il “nostro” bloccato in casa dopo la ricostruzione della rotula di un ginocchio è arrivata la bella notizia. E’ proprio vero che nella vita non bisogna mai abbattersi, e che alle spalle di Mike D’Antoni  il venticello sella fortuna no manca mai. Venerdì è stato licenziato Mike Brown, la squadra è stata affidata a Bernie Bickerstaff,  a furor di popolo  si chiedeva il ritorno per la terza volta di Phil Jackson, col gradimento di Kobe Bryant e Artest  ma intanto la società aveva fatto una telefonata a Mike per sapere la sua disponibilità e informarsi sul  rapporto in essere con i Knicks dopo il divorzio e metà della scorsa stagione. Kupchack era stato chiaro, c’è un forte interesse e una forte pressione per Phil Jackson ma lui è reduce da un’operazione di protesi all’anca e deve vedere se se la sente di tornare in panchina.

Sembra che Jackson volesse anche come assistenti Brian Shaw e  Scottie Pippen, ex giocatore ai Bulls,  un biennale allo stesso livello salariale di quando si ritirò  dopo il titolo del 2010 e poter rinunciare alle trasferte più lunghe. Ma dietro le quinte c’era anche il rapporto non facile fra lui e Buss junior, il figlio del boss, quasi suo  cognato facendo coppia con la sorella del vincitore di 11 titoli NBA.  Al solito molto positivo e fiducioso,  Mike aveva detto subito di sì, aveva solo precisato che in caso di chiamata  l’ultima parola sarebbe stata del medico per la condizione del ginocchio. “Fosse per me, verrei di corsa”.

I Laker vincono la prima partita  con Golden state e la seconda, domenica notte con Sacramento con Bickerstaff, è chiaro che non si può perdere altro tempo, Kobe dichiara che  Phil è un tipo esigente ma sono pronti a dare tutto per lui, il supercoach chiede altro tempo e il vertice dei Lakers decide per Mike D’Antoni. L’accordo è veloce, Mike dovrà trattare una transazione con i Knicks perché il suo contratto scadeva alla fine di questa stagione, siamo sui livelli salariali di New York, 12 milioni per 4 anni, un bel contratto per un allenatore che era rimasto fermo un giro.

L’operazione si è conclusa per una serie di circostanze favorevoli, come destino di questo allenatore che deve la sua fama certamente alla passione per il gioco, il talento, il carattere positivo, ma anche alla sua esperienza a Milano, quando Bogoncelli, il presidentissimo dell’Olimpia,  se ne innamorò  per lo stile di gioco e la persona che come regalo gli chiese un abito firmato da un grande sarto. E’ benvoluto da tutti, il board di Usa Basketball l’ha inserito nello staff di Mike Krzsewsski e chissà che un giorno non possa allenare il Dream Team. Ma sono  anche un Dream Team  i Lakers con la loro storia vincente, il gioco elevato a spettacolo, i milioni di tifosi in tutto il mondo, la capacità di attrarre tutti i grandi personaggi del basket. Mike supera così la brutta parentesi della rivolta interna capeggiata da Melo Anthony geloso di Jeremy Lin, una scoperta di D’Antoni inaggiato a cachet e diventato titolare in una delle più incredibili storie della NBA. Ha avuto alleati importanti la sua famiglia, con una lady dolce ma forte come Laurel e il figlio, gli amici, e in questo ritorno prepotente sulle scene deve ringraziare anche Steve Nash che deve molto a Mike quando allenava i Phoenix Suns e ha creduto ciecamente nel play canadese, e che ha lavorato in questi giorni fra i giocatori, alcuni dei quali, come Kobe, l’hanno conosciuto nella comune esperienza col Dream Team. E deve ringraziare anche Warren Lagarie, il suo agente espansivo, molto aperto, amante dell’Italia e che ha fatto leva sull’amicizia con la famiglia Buss, in particolare il figlio che oggi è vicepresidente e responsabile delle operazioni. Warren Lagarie è anche colui che fece la fortuna di Sergio Scariolo e molto introdotto al Real Madrid, riuscì a far partire alla grande la carriera spagnola del tecnico campione d’Italia con la Scavolini.

Mike si può definire un allenatore italiano,perché ha iniziato con l’Olimpia Milano anche se questa è una vocazione di famiglia ereditata dal padre che arrivato in America è stato contagiato da questa passione e insegnato il basket nelle scuole. Ha allenato l’Olimpia per 4 anni arrivando subito alla finale e vincendo una korac nel ’94, poi vinse con la Benetton 1 scudetto, 1 coppa Italia e si qualificò per le Final Four.

Il salto nella NBA arriva nel ’99, con il debutto alla guida  dei Denver Nuggets (14 vittorie, 36 sconfitte), poi assistente a Portland e scout dei San Antonio Spurs  per due stagioni (2000 e 2001).  Poi torna in Italia e vinse un secondo scudetto. Occasione importante quella del 2003 , quando Phoenix esonera coah Frank Johnson  e nelle prime due stagioni arriva alle finale dcella Western Conference (perdendo 4-1 con gli Spurs e 4-2 coi Mavericks)  e nel 2005 viene nominato NBA Coah of The Year.

Il 10 maggio 2008 firma un contratto di 4 anni con i Knicks poi esteso di un anno, nel 2011-2012  la squadra è a pezzi, il club decide si scambiare Gallinari e Mozgov con Denver, in cambio arriva Carmelo Anthony che vuole un basket diverso da quello suo, spumeggiante, ma avere sempre l’ultimo tiro. D’Antoni propone lo scambio con Deron Williams,  Melo riesce a portare la squadra dalla sua parte, il presidente deve accettare l’ammutinamento e Mike lascia  il  14 marzo 2012, dopo 121 vittorie e 167 sconfitte con squadre non eccezionali, ma benvoluto da New York dove decide di vivere.. Il 12 novembre torna sulla scena, sarà il  suo medico a stabilire se è pronto per debuttare domani sera contro Oklahoma. Dopo la cura di Mike Brown, i Lakers riprendono slancio col running-game  da sempre amato da Mike, dai giocatori e da chi paga il biglietto per godersi uno spettacolo. E ricomincia coi Lakers che vanno in campo stanotte contro gli Spurs e venerdì contro Phoenix che fanno parte della sua storia.

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