Mancinelli evita il cappotto di Milano

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CONTROSCUDETTO – Armani da combattimento, il successo merito degli italiani e della riscossa di Bourouis, Siena festeggia domenica il record dei 6 scudetti. Una telecronaca a 5 voci, e la voce di Obradovic in arrivo al posto di Scariolo. La battuta era facile:

sapete qual è il colmo per Giorgio Armani?. Prendersi continui cappotti da Siena…”.

Niente triplo 4-0,  si voleva la sconfitta di Siena, è arrivata. La faccia  è almeno salva, per dare succo vero alla stagione milanese ed riaprire il discorso scudetto l’Armani deve invece vincere gara5.   La festa dello scudetto di Siena è rinviata a domenica, niente meschini discorsi sulla storia dell’incasso in più.

Quelli del basket sono bruscolini rispetto a un derby calcistico di San Siro da 2 milioni. Siena è obbligata a praticare una politica di ingressi popolari, significa politica di territorio e  identitarismo,  altrimenti la Finanziaria Senese di Sviluppo (Fises)  non avrebbe acquistato fin dal 1995  ben 181.011 quote,  minoranza potente della Mens Sana Spa (con 250 mila quote azionista di controllo)  che garantisce attraverso le istituzioni oggi in secca  la copertura di un bilancio che annessi e connessi ha raggiunto un costo di produzione di 20 milioni e 304 euro, di cui ben 11 e mezzo per servizi. La voce più pesante, 3 volte e mezzo quella della Benetton, due volte quella di Milano,  10 volte quella della Virtus Bologna.  

Cifre, quelle mensanine,  oggetto, nei giorni scorsi, come ha riportato “Il fatto Quotridiano”, di una denuncia al Senato del leghista Garavaglia secondo il quale, in questi tempi, una tale cifra sarebbe una preziosa leva per risollevare aziende tradizionali. Si tratta di populismo tardivo e fuori luogo, specie leggendo delle  storiacce recenti accadute in quel partito. Scagli la prima pietra chi è senza peccato, dicevano i Vangeli. E Siena, come ho già detto,  ha il diritto di spendere come vuole i suoi soldi. Sì, anche fossero quel centinaio di milioni e più dell’ultimo decennio.  

 Sul  3-0, doppiato l’avversario nel primo quarto (24-12), ottenuto ormai il primo dei due record che voleva battere, quello minore delle 14 vittorie consecutive nei confronti diretti in un playoff mentre quello da Guinness,  i 6 scudetti consecutivi,  è rinviato di 48 ore. La Montepaschi ha commesso l’errore, come ha sottolineato anche il suo allenatore (“siamo stati superficiali, gli abbiamo permesso di rientrare in partita nel secondo tempo”), di attardarsi  alla locanda del Forum  per il bicchierino della staffa. E un po’ ubriaca di se stessa, per la facilità con cui aveva cominciato, e anche un po’ stanca, la Montepaschi ha dato troippo spago a Milano. Che, da parte sua,  ha fatto ricorso a un antico balsamo meneghino, l’olio di gomito. L’ha messa sul combattimento puro, quello stile di gioco tradizionale alla fonte dei suoi 25 scudetti, con la sorpresa  di inaspettati ardori risorgimentali di tre italiani, primo fra tutti Stefano Mancinelli, MVP della serata, e i ragazzini Gentile e Melli che stanno tenendo desta l’attenzione sul confronto abbastanza tipieda per Raiu Sport. Tecnicamente Milano ha saputo anche giocare più palle sotto canestro per Bourousis e Fotsis, confortata da una maggior presenza soprattutto del primo in precedenza  una specie di palo telegrafico.

E’ stata una partita strana. Siena  ha ritenuto di aver già vinto  dopo il primo quarto pur non avendo ben 3 giocatori del suo quintetto fatto nulla di eccezionale (Aradori, il rientrante Moss e Andersen che si riscatterà nel finale). Nei due tempi successivi ha subito uno scarto complessivo di 18 punti per il 21-13 e il 27-17, Milano è passata da -12 a +10,  22 totali, e quando a sua volta ha dato per scontato il successo si è trovata Siena a un punto, 84-83 a 36” dal termine.

Nel finale incandescente, identico a quello della gara precedente, Milano ha imparato la lezione, e stavolta sul  rimbalzo decisivo che ha tolto a Siena il tiro del possibile pareggio o successo  l’eroe è stato Melli e non  più Stonerook, altra splendida serata. Gli è che la terna arbitrale ci ha messo lo zampoino. Era prevedibile, infatti ha largamente dimostrato sul campo di essere la peggiore della serie. E non perché quella con meno titoli ed esperienza di grande basket internazionale, ma perché si è rifugiata nella tecnica dei mediocri arbitraggi:  la compensazione. E con la ciliegina sulla torta nell’ultima azione,il  non fallo  di McCelebb che ha goduto di 3 tiri liberi  per un tiraccio in affanno di Cook che non ha toccato nemmeno il ferro. Il replay parla chiaro, figuriamoci se un giocatore esperto come McCalebb, commetterebbe mai un fallo tanto sciocco. Per cui  sarebbe stata rimessa di Siena per il tiro della vittoria sull’83-84.  Questa decisione almeno metterà definitivamente una pietra tombale sulla lunga stagione dei veleni arbitrali, il lavoro dei designatori che  in questi anni ha mandato avanti scartine, per cui a livello internazionale dietro i bigs e a parte Sahin, importato dalla Turchia,  non abbiamo lanciato un arbitro giovane,  si è creato il vuoto.  La decisione  sul tiraccio di Cook è goffa più che chirurgica di una terna in cui il secondo ha preteso, com’era scontato, di fare il primattore,  e  chiude – con buona pace di Sergio Scariolo  e il suo presidente che non sono stati puniti per amor di patria – la polemica mediatica sul basket “rancido e incancrenito” . Alla fine, di quella polemica, qualcosa a Milano è rimasto, Siena è parsa innervosita, ha taciuto sull’argomento. Ma non si può più andare avanti con queste ipocrisie delle designazioni, della Giustizia Sportiva, gli arbitri devono essere atleti impeccabili, anzi per il PM di Baskettopoli dovrebbero essere “pubblici ufficiali in pubblico servizio”. Bisogna capire bene cosa significa il termine “servizio”,  non possono essere certo più  i cattivi maestri della situazione e assegnato lo scudetto bisogna ricominciare tutto da capo, avere il coraggio di mettere fuori tutti i nomi, dalla A alla Z,  di Baskettopoli, pubblicare i verbali, e congedare l’apparato che ha gestito negli ultimi sette anni la Spaghetti League. Peraltro ben descritto dal consulente della Fip nel processo reggino.

Gli azzurri di Milano hanno pesato sul match più dei loro tre americani Hairston, Cook e Bremer, MVP Stefano Mancinelli, il quale ha lasciato perdere l’amata cucchiaiata da playground, è stato il migliore in campo , il più continuo, efficace, pericoloso nel tiro (7/9 da sotto) mettendo anche una tripla fondamentale nel finale. E’ stato il migliore anche alla voce rimbalzi e assist, hanno mosso la partita Melli e anche Gentile che sull’84-83 si è visto annullare un canestro su sfondamento, una decisione che nella NBA sarebbe stata ritenuta ridicola e contro il gioco. Bourousis ha sfruttato la libertà che gli è stata concessa, meglio delle altre volte, ma la squadra manca di un leader. Hairston difficilmente fa due partite dello stesso livello, gli manca la tecnica per l’uno contro uno, è atletico, combatte, ma va a sprazzi altrimenti sarebbe diventato un giocatore chiave degli Spur e non sarebbe arrivato a Siena dove comunque ha dato il suo contributo per arrivare alle Final Four lo scorso anno. Il futuro sono gli italiani, Gentile e Melli hanno mostrato lampi veri di classe e personalità, finito il campionato Scariolo dovrà subito fiondarsi in Spagna per preparare i Giochi di Londra e avrà molto lavoro, considerata la stagione durissima dei giocatori iberici. A metà agosto, dato per scontato che il suo rapporto si chiude con ottimi risultati dopo le Olimpiadi perché ha grandissimi giocatori e un tutor come il presidentissimo del basket spagnolo Saez, dovrà rivedere l’assetto di questa squadra senza un’asse solidissima come play-centro. Tornerà l’Aramani in Euroleague con una licenza B di cortesia, idem forse Cantù, cosa giusta e  utile soprattutto all’Euroleague per avere le migliori squadre italiane. Non so se sia vera se la voce che  l’Armani, che lo pagherebbe 750 mila euro all’anno, mette in discussione il suo coach. E’ vero però che poche ore fa Ettore Messina, visti i chiari di luna dei Lakers dove era uno dei tanti assistenti di Mike Brown ha deciso di tornare al CSKA, come si dava per scontato dopo l’harakiri  dei russi nella finale. E soprattutto  è vero che Zeljko Obradovic dopo 12  anni e 5 coppe dei campioni vinte ha chiuso col Panathinaikos, e la sua prossima destinazione è un mistero. Vuole riposarsi, è precettato dal vice-premier serbo per rilanciare la nazionale, o c’è Milano nel proprio futuro?

Di sicuro nel futuro della Tv, e lo dico perché apprezzo i colleghi della redazione sportiva Rai, a cominciare dal suo direttore o da Mascolo, il caporedattore le cui telecronache agli europei sono state giornalisticamente impeccabili. Non ci potrà essere più in futuro, speriamo, una telecronaca a metà fra l’insaccato e il frullatore, dove non bastassero i 4 commentatori, concetti e circonlocuzioni ardite,  che fanno solo perdere il filo del gioco (cosa gli frega alla gente sapere ripetutamente durante un’azione che McCalebb ha passaporto macedone..) quanto dovrebbero essere sintetici. Fortuna ha voluto che nella seconda parte della gara, forse per un guasto tecnico, le quattro voci siano state quasi ammutolite, siano state sovrastate dallo speaker della gara, e sio sentissero finalmente i palpiti della gara e la tensione degli spettatori. Rispetto tutti i professionisti, ma anche i professionisti devono rispettare il gioco e la gente.

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